di Mauro W. Giannini
Dopo la richiesta di fiducia sul ddl "sicurezza" contro il quale il mese scorso i penalisti italiani si sono astenuti dalle udienze per cinque giorni, l'Unione Camere Penali Italiane e' nuovamente intervenuta denunciando l'adozione di "provvedimenti inutili e propagandistici, in contrasto con i principi della Costituzione". Sotto accusa le ronde, la reintroduzione del reato di oltraggio a pubblico ufficiale,
Secondo l'UCPI, "L’approvazione del disegno di legge sulla sicurezza dei cittadini impone, ancora una volta, la necessità di ribadire la nostra decisa e complessiva contrarietà alle innovazioni con esso introdotte, contrarietà che tante volte l’UCPI ha espresso, anche ricorrendo alla misura estrema della astensione dall’attività giudiziaria. Si tratta di un provvedimento che, in linea con i precedenti interventi realizzati tramite decreto legge, si connota per una matrice squisitamente autoritaria dei rapporti fra cittadino e stato e che segna una profonda involuzione del sistema dei valori costituzionali".
Di una simile concezione, a giudizio dei penalisti, "è emblematica la reintroduzione del delitto di oltraggio, ormai da tempo rinunciato dal nostro ordinamento, che attesta non solo la volontà del legislatore di assegnare particolare ed autonomo rilievo all’onore del pubblico ufficiale, ma anche di garantire ad esso una tutela affatto differenziata rispetto all’onore del privato cittadino. La causa estintiva del reato prevista per l’ipotesi in cui l’imputato risarcisca al pubblico ufficiale ed al suo ente di appartenenza il danno cagionato dall’oltraggio costituisce previsione affatto straordinaria nel sistema penale, atta peraltro a fornire una fortissima arma di 'ricatto' che il cittadino, nell’incertezza che connota sempre l’esito di un processo, non potrà far altro che subire".
Per l'UCPI, le cosiddette 'ronde', "pur con tutti i correttivi introdotti allo scopo di renderne in qualche modo meno 'odiosa' l’introduzione, inevitabilmente legittimano una concezione della giustizia che da strumento di garanzia di tutti i cittadini diventa strumento di 'vendetta privata' del singolo ed implicitamente forniscono giustificazione a quei fenomeni di brutale linciaggio, che hanno contrassegnato anche recenti arresti. L’introduzione del reato di immigrazione clandestina, radicalmente inefficace al preteso fine di garantire sicurezza e destinato a produrre pesanti ricadute sul bilancio dello Stato, scardina l’assetto dei valori costituzionali cui è improntato il nostro sistema penale elevando al rango di valore prioritario per l’ordinamento e dunque meritevole della più afflittiva delle sanzioni, l’obbedienza a precetti amministrativi".
Per i penalisti, non e' poi tollerabile "che una misura limitativa della libertà personale, quale è la restrizione nei centri di identificazione ed espulsione, possa protrarsi fino a centoottanta giorni in forza di un mero atto autorizzativo del Giudice di Pace, in assenza di contraddittorio e di ogni presupposto di rimproverabilità al soggetto che ne è destinatario, dinanzi ad un giudice radicalmente incompetente ad irrogare pene detentive e dunque misure massimamente restrittive del diritto fondamentale di libertà personale".
Pollice verso anche per l'inasprimento delle pene, come le modifiche introdotte al regime di carcere duro, "destinate a trasformarlo in stabile regime detentivo, sottoposto al finto controllo di un giudice speciale, caratterizzato da condizioni la cui estrema afflittività, oltre a porsi in contrasto con i più fondamentali diritti dell’uomo, ha esclusivo sapore di propaganda non valendo in alcun modo a garantire la sicurezza dei cittadini" e per "l’introduzione del principio secondo il quale le misure di prevenzione di carattere patrimoniale possono essere adottate prescindendo da qualsivoglia pericolosità sociale del soggetto che vi è sottoposto".
In definitiva, per l'Unione Camere Penali "Non vi è misura adottata con questo ennesimo provvedimento sulla sicurezza dei cittadini che sia estranea a censure di incostituzionalità e che valga davvero a garantire sicurezza, laddove a tutte conseguiranno invece gravi pregiudizi in termini economici, di ritardo nei tempi della giustizia e di collasso del sistema carcerario".
venerdì 15 maggio 2009
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