In questi giorni non si fa altro che parlare di Berlusconi e delle sue vicende private. Però io penso che ci possano essere altri argomenti ben più importanti di cui parlare. Ad esempio l’altro giorno il procuratore Grasso ha detto che per un politico essere colluso non significa avere responsabilità.
Ma io mi chiedo, come si può pensare che un politico che va al matrimonio di un mafioso (ad esempio) sia indipendente e non sia succube ai voleri del boss in questione? Magari lo sarà anche, ma di certo questo politico non è una persona trasparente, non saremo noi che dovremmo fidarci di lui a scatola chiusa, sarà lui, semmai, a dover dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio che non è al servizio della mafia. Bisogna sempre tener presente che la politica è un bene di tutti ed è al servizio di tutti, dunque chi fa politica, chi si presta a gestire la cosa pubblica dovrebbe essere un uomo di rispecchiata onestà i capacità. Non affidereste mai, credo, la vostra azienda a una persona che è probabile anche fare gli interessi propri personali o di un’altra azienda.
Un’altra cosa di cui si potrebbe parlare è il modo del governo di contrastare la crisi. Innanzitutto io noto che, ancora una volta, si preferisce adottare misure una tantum invece che provvedimenti strutturali. Berlusconi non fa che ripetere che non si possono fare ora le riforme perché la gente ha paura e non sta bene farle. Ma che discorso è questo? Berlusconi è a capo del governo e il suo dovere non è fare le leggi che vuole gente, il suo dovere è fare leggi che servano al popolo. Ma lui, ancora una volta, si dimostra insensibile al concetto di responsabilità e conferma di essere il governo spot, quello che agisce solo dopo aver consultato i sondaggi perché, per loro, non è importante fare le cose giuste, ma è importante fare le cose che portano più visibilità. Per questo adottano continuamente provvedimenti una tantum. E’ molto più redditizio, elettoralmente parlando, annunciare ogni mese una nuova manovra, magari del valore di 1 miliardo, piuttosto che fare una sola manovra, anche da 30 miliardi, e poi non farne più. E’ chiaro che la seconda avrebbe un’impatto più forte e più duraturo sulla nostra società, ma solo nel primo caso gli elettori si ricorderebbero dell’azione del governo. Dunque io penso che se questo paese abbia un’enorme necessità di provvedimenti strutturali, fissi, semplici, chiari, non burocratici e di facile applicazione, uscendo dall’empasse dei provvedimenti d’urgenza (l’urgenza in Italia è una costante e non una straordinarietà).
Altro motivo di discussione potrebbe essere l’altra costante berlusconista in tema di crisi: il fatto che, secondo loro, noi ne usciremo prima e meglio rispetto agli altri. Ma si dimenticano, gli ottimisti di professione, che noi eravamo in già in crisi, ancor prima che questa si verificasse. Se la tirano tanto che loro l’anno scorso fecero una campagna elettorale al risparmio (basta andare a vedere gli articoli di allora sel Sole 24 Ore per capire che anche questa è un’infame menzogna) però dicono che noi ne usciremo meglio degli altri. Come se non si sono fatte le riforme necessarie? Come possiamo aggredire i mercati esteri se siamo massacrati dalla corruzione, dai vari conflitti di interessi tra pubblico e privato e tra privato e privato? Come possiamo sostenere la nostra economia se abbiamo oltre 200 miliardi di euro all’anno nascosti al fisco? Ricordiamoci che un’economia soggetta a conflitti di interessi (oltre a quello macroscopico di Berlusconi) e dalla corruzione non fa altro che ammazzare la concorrenza, dunque il libero mercato. Ciò ha due ripercussioni importanti e cioè che allontana gli investitori esteri e limita l’esportazione (a causa della limitata competitività delle nostre aziende). Alcuni dati dicono che per il 70-80% degli italiani i prossimi 2 o 3 anni saranno molto difficili. Ciò probabilmente significa che quelle famiglie più esposte alla crisi non potranno garantire ai loro figli un futuro alla pari degli altri. Ciò sarà un danno, l’ulteriore, che la crisi e la classe politica incapace di affrontarla ci lasceranno in eredità per i prossimi decenni. D’altra parte però c’è un Italia che la crisi non la sente affatto, cioè i liberi professionisti, commercianti e qualche imprenditore che si salvano grazie all’evasione fiscale (condannando però gli altri alla miseria perenne).
Dunque, se vogliamo parlare di qualcosa di costruttivo abbandoniamo le questioni private (familiari e partitiche) di Berlusconi e cominciamo a ricordarci bene che egli è un formidabile truffatore mediatico, per la crisi, per la questione rifiuti, per la sicurezza, per la democrazia stessa.
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