mercoledì 29 aprile 2009

Spesso si sentono i politici sciacquarsi la bocca con la parola legalità. Anche oggi con l’approvazione del federalismo fiscale la Lega ha provato di impadronirsi del concetto e del termine legalità. Essi la citano spesso con la scusa di responsabilizzare il sud. Da ciò se ne deduce che, secondo i leghisti, il problema dell’illegalità sia un’esclusiva del sud. Sono sorpreso di apprendere così che la corruzione, l’evasione fiscale, l’abusivismo edilizio sono problemi esclusivamente meridionale.
Prendo comunque atto che la Lega si batte in parlamento per l’affermazione della legalità, almeno questi sono i loro annunci. Resta da capire cosa centri l’alleanza con Berlusconi con la difesa della legalità. Mi sembrano due cose in antitesi tra di loro. Mi pare che Berlusconi sia sempre stato il difensore di interessi quali l’evasione fiscale, la corruzione, i vari reati economico-finanziari o di matrice politico-amministrativa, la mafia. Mi pare che Berlusconi, coi voti della Lega, abbia varato numerosi condoni fiscali ed edilizi, lo scudo fiscale. Mi pare che Berlusconi, con l’appoggio della Lega, abbia lanciato una lotta senza quartiere alla magistratura, rendendo di fatto impossibile effettuare indagini e processi in maniera seria, efficace, razionale, rapida. Mi pare che i futuri progetti (dalla separazione delle carriere allo stop alle intercettazioni) in materia di giustizia vadano proprio a contrastare con l’idea di legalità, per premiare quella della forza, della jungla. Senza contare che anche la Lega, alla pari di Forza Italia e DS fu coinvolta in uno degli scandali più preoccupanti della nostra storia recente, ovvero quello dei furbetti del quartierino. Mi pare che poi che le tanto ammirate amministrazioni locali gestite dai leghisti abbiano lasciato montagne di debiti. Non ovunque, certo, ma in alcuni comuni è stato così. E nemmeno le numerosissime province ormai occupate da oltre un decennio dai leghisti abbiano prodotto risultati di livello qualitativo e quantitativo così migliore rispetto ai loro predecessori di altri partiti. Se non erro anche i ministri leghisti non badano a sprechi, una volta seduti sulla “carega”.
Dunque i leghisti farebbero meglio a pensarci non una, ma cento volta prima di dichiararsi difensori della legalità. Perché la loro politica è tutto fuorchè portatrice di legalità. A cominciare dalle proteste contro le tasse, a cominciare dai cobas del latte, a cominciare dalle politiche sull’immigrazione, a cominciare dai favori illeciti (o illegali) che vari sindaci e assessori fanno ai piccoli ras di tanti comuni del norditalia. Tutto ciò è l’antitesi della legalità, del diritto, del rispetto della legge. Per i leghisti esiste una sola legge, la loro. Essi si sentono in diritto di rispettare solo le leggi che stanno bene a loro. Poco importa se esse sono anche le leggi dello stato o meno. E se una legge dello stato non li aggrada allora fanno a meno di rispettarla. Questo è il loro senso di legalità. Una legalità che, a sentir loro, dovrebbe essere osservata più che altro dagli stranieri e dai meridionali perché poi al nord essa è solo un bastone tra le ruote.
Cari leghisti, prima di venire a fare lezioni di moralità, di etica, di civiltà a chicchessia guardatevi bene allo specchio e pensate a ciò che fate e a ciò che dite.

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