giovedì 9 aprile 2009

Imposte e tasse: caos calmo

di Rodolfo Roselli

Vi siete mai domandati perché la gestione dei tributi sia così complicata e difficile, sia per chi deve sapere quanto deve dare, sia per chi deve controllare che i tributi siano stati pagati ?

Tutta questa complicazione è un costo che pagano tutti indistintamente, è uno spreco costante e a volte crescente. Un creditore intelligente avrebbe tutto l'interesse a incassare il più rapidamente possibile , perché ogni giorno di ritardo sono interessi che si perdono, il che equivale a dire che si incassa di meno.

Ma lo stato italiano non vuole essere un creditore intelligente. Tutti i governi hanno promesso una semplificazione del fisco ma, non solo nessuno ci è riuscito, ma anno dopo anno la situazione peggiora. Basti pensare che nel 1993 ci fu una tale protesta popolare contro il complicatissimo modello 740 della dichiarazione dei redditi, da coinvolgere direttamente anche il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, allora era in carica il governo Ciampi, e il ministro Franco Gallo riuscì a ridurre il modulo a 32 pagine, ma nel 1994 diventarono 64, nel 2000 118, nel 2005 127 , oggi sono 141 pagine.

Ma la semplificazione fiscale non è gradita ai nostri parlamentari che, in occasione di ogni legge finanziaria devono dimostrare che esistono, altrimenti nessuno se ne accorgerebbe. E allora la legge finanziaria e di conseguenza la dichiarazione dei redditi ,si arricchisce di una nuvola di detrazioni , le più cervellotiche possibili, che vanno dalla televisione digitale alle spese sportive dei figli, detrazioni che devono tutte essere corredate da dichiarazioni, documenti etc. e che per la loro complessità è facile che non siano conosciute da tutti coloro che ne potrebbero usufruire.

I parlamentari, per giustificare solo la loro presenza, mirano ad introdurre sgravi fiscali di volta in volta indirizzati ad una specifica categoria di persone, e sono molto attenti che ciascun sgravio sia di piccola misura , in modo da dimostrare che costerebbe poco allo stato e quindi farlo passare inosservato. Ma purtroppo questi trucchi si sono talmente diffusi che gli sgravi sono diventati tanti e di conseguenza non solo la loro somma non è irrilevante , ma la normativa che trascinano dietro diviene astrusa per i contribuenti, difficoltosa da applicare per gli uffici e fonte di discussioni, contestazioni, errori di ogni tipo. Tutto questo rende obbligatorio ricorrere ad un commercialista che, dietro compenso, consente al debitore dello stato di essere in grado di pagare, cioè un debitore paga per pagare.

Anche un deficiente potrebbe suggerire che sarebbe meglio abbassare le aliquote per tutti, in modo da assorbire mediamente tutti gli sgravi e questo non solo semplificherebbe il lavoro di tutti, ma eviterebbe l'odioso mercimonio dei favori a tizio e a caio, con un desiderio universale d'arrembaggio perché nessuno ovviamente vorrebbe alla fine essere quello meno favorito o più danneggiato. Ma gli sgravi rivolti a tutti portano poca popolarità, e senza accaparrarsi la popolarità non si vincono le elezioni.

Se la medesima somma, invece di distribuirla equamente a tutti, la si suddivide furbescamente in piccole porzioni, più consistenti, ma elargite solo agli amici sicuri, l'effetto propagandistico è molto più forte. Non importa che in questo modo la maggior parte dei contribuenti non riceverà nulla , ma quello che conta è che siano remunerati quei gruppi ristretti che, in finzione di queste elargizioni, possano cambiare le proprie scelte elettorali in modo significativo. Insomma prima di ogni turno elettorale c'è il grande torneo del voto di scambio fatto con denaro pubblico, ove da una parte c'è la prostituzione degli elettori, che in funzione di chi non fa pagare le tasse, cambiano i propri "sacrosanti" ideali politici, e dall'altra parte ci sono i clienti di questa prostituzione, che attingendo dal portafoglio dello stato il denaro pagano questi elettori squillo.

Ma esiste anche un altro trucco per aumentare le tasse senza farsene accorgere. Infatti se si istituisce una nuova imposta , alla gente sembrerà meno impopolare che aumentarne una vecchia. Perché è convinzione diffusa che le grandi imposte riguardano tutti ed è più probabile, anzi certo, che resteranno per sempre, mentre una imposta nuova, specialmente se fatta credere come provvedimento temporaneo, forse non riguarderebbe tutti e potrebbe poi scomparire. E infatti di questo passo oggi ancora paghiamo tributi per la guerra d'Abissinia o per il risarcimento dei danni del terremoto di Messina del primo novecento.

Paradossalmente tutte queste complicazioni sono la causa principale per alimentare l'evasione fiscale. E' infatti falso affermare che l'evasione fiscale in Italia è causata dalle tasse troppo alte rispetto alla pressione fiscale europea. La prova è che negli anni '70 e '80, l'evasione fiscale era egualmente altissima nonostante che le aliquote italiane fossero più basse di quelle europee. Il motivo era ed è sempre la confusione delle norme e degli adempimenti fiscali che favoriscono i furbi e danneggiano i contribuenti onesti. E questa complicazione, che quindi danneggia anche gli incassi fiscali, è talmente nota a tutti i nostri governanti , che spesso le aliquote fiscali sono state fatte salire in modo eccessivo, solo per tentare di recuperare le entrate perdute a causa di questo tipo di evasione. Insomma non potendo incassare dai furbi, è meglio far pagare di più gli ingenui e gli onesti.

In Italia il fisco è uno strumento politico formidabile per convogliare voti verso i partiti, tanto efficace da avere come conseguenza che, per punire i ceti elettorali ostili ad una certa parte politica, si tollera invece l'evasione delle categorie elettorali amiche. Tutto questo è per esempio avvenuto negli anni cinquanta ad opera della Democrazia Cristiana che non contava sul voto dei grandi capitalisti e degli operai, categorie quindi da punire fiscalmente, mentre corteggiava il voto degli agricoltori e dei commercianti e in generale dei lavoratori autonomi. Non a caso ci fu il travolgente successo della Coldiretti.

In quell'epoca la bassa tassazione e le norme fatte per facilitare l'evasione, hanno dunque favorito il lavoro autonomo, piccoli negozi, piccole imprese artigiane che spesso potevano sopravvivere solo perché erano in grado di evadere le tasse più facilmente. Del resto, in Italia il tasso di lavoratori autonomi è del 24,6 %, contro la Spagna che è al 17,8, la Germania al 10, e Francia e Stati Uniti ancora meno. Tra l'altro l'evasione fiscale tollerata nel lavoro autonomo, fa comodo anche ai lavoratori dipendenti, in quanto larghe fasce di loro fanno un secondo lavoro prevalentemente in nero. E così la cosa paradossale è che le centrali sindacali fanno adunate oceaniche contro l'evasione fiscale chiamando a raccolta di volta in volta i lavoratori dipendenti o gli autonomi, tutti intimamente convinti esattamente del contrario, e attenti che la situazione non cambi troppo perché ne sarebbero tutti danneggiati.

Questa è la ragione per la quale da sempre della lotta all'evasione fiscale tutti sono paladini, ma nessuno nei fatti alza un dito per ridurla sul serio. Il Centro Studi della Confindustria ha rivelato che una famiglia di lavoratori dipendenti paga allo stato tra tasse e contributi il 53% di quanto guadagna. La contabilità nazionale indica la pressione media fiscale del 43%, quindi vuol dire che molti altri pagano meno del 43 % e non appartengono al settore delle famiglie di dipendenti. Ma indipendentemente dalla evasione, le famiglie dei dipendenti pagano di più perché il sistema di prelievo fiscale, con la ritenuta alla fonte, è più semplice sia per chi deve dare, ma soprattutto per lo Stato che deve ricevere, e quel che riceve è quasi il totale del dovuto.

I non dipendenti hanno un regime fiscale di accertamento complicatissimo, facilmente eludibile con l'evasione, e anche la stessa evasione, una volta scoperta, si infila in un dedalo di eccezioni, ricorsi, dilazioni etc. tali che se lo Stato ha diritto a ricevere 100, a mala pena e con molto ritardo non raggiunge ad incassare meno di un decimo.

Ovviamente la complicazione del sistema tributario italiano si trasferisce automaticamente anche sulla efficienza dei controlli che dovrebbero essere sistematici , ma in queste condizioni diventerebbero impossibili e onerosi, e allora abbiamo anche il caos dei controlli, e questi ovviamente diventano uno strumento settoriale politico, fatti a campione, su determinati campioni di un certo colore, accentuati in certi periodi per fare notizia, somigliando alle grida manzoniane, e tutti ricordano la famosa legge "manette agli evasori" del Ministro delle Finanze Formica, oggi oggetto da museo. E quando una montagna di leggi e regolamenti non possono essere fatte rispettare perché mancano i controlli , sarebbe dunque molto intelligente averne di meno ma inderogabili.

Ma come ho detto, lo Stato non deve essere intelligente. Però sono molto intelligenti, anzi furbi, tutti i nostri politici che sono stati sempre consapevoli del fatto che questo caos non è mai stato capace di distribuire equamente i tributi, non è mai stato in grado di ottenere le risorse corrette per il funzionamento dello stato. (...) Con questo sistema di gestione economica assurdo non ci si deve poi meravigliare che esista il caos dei furbi, né ci si deve meravigliare che non è solo il lavoro autonomo che avrebbe più possibilità di evadere. Al Sud dove è preponderante l'impiego in nero, anche datori di lavoro e dipendenti nascondono i loro redditi o non pagano correttamente i contributi. Al Nord, non è una eccezione che lavoratori dipendenti regolarmente impiegati abbiano anche entrate aggiuntive in nero.

E in tutta Italia in questo caos tributario non solo non esiste certamente eguaglianza tributaria e la cosiddetta redistribuzione del reddito è solo una burletta, ma i contribuenti sono costretti ad adeguarsi alla furbizia dei politici , almeno per sopravvivere, e quasi sempre si spende più tempo ed energie per esercitare questo sport che per lavorare o per badare alla famiglia.

Del resto è giusto che il popolo segua il buon esempio, e il buon esempio viene sempre dall'alto. Non vi pare?

Ecco io penso che fare un'importante riforma per correggere tutte queste situazioni sia quanto di più necessario per il nostro paese. Si eliminerebbero la corruzione e l'evasione fiscale e si potrebbe creare un vero stato sociale privo di sprechi e ingiustizie. La perfezione non è certo di questo mondo, ma noi ci siamo ben lontani e dobbiamo fare di tutto per avvicinarci ad essa, altrimenti falliremo ancor prima come società, come gruppo di cittadini che come stato.

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