Questa mattina su Radio24, nel programma di Oscar Giannino (cui faccio i complimenti), si parlava di sicurezza stradale e dei recenti scandali campani sugli autovelox. In merito a questo è intervenuto l’ex direttore del Corriere della Sera, Piero Ostellino.
La tesi di Ostellino è che le norme del codice stradale sono assurde (e a volte è vero) e che è assurdo che, a causa dell’interesse comune gli sia vietato di poter guidare come meglio crede. In pratica, tralasciando l’argomento della sicurezza stradale, egli sostiene che il bene comune, l’interesse comune è un danno perché limita i diritti e la libertà individualistica e che l’Italia soffre molto di questo, anche a causa del fatto che questo principio è inscritto nella costituzione.
Devo dire che mi sorprenderebbe molto se avesse ragione. L’Italia mi pare tutto tranne che un paese in cui prevale il senso comune a scapito dell’interesse individualistico. Se c’è questo principio nella costituzione mi pare inverosimile che sia proprio l’unico ad aver trovato applicazione, anche perché se fosse vero vivremmo in un paese molto diverso.
Vivremmo probabilmente in un paese dove la legge verrebbe rispettata e capita e non trattata come un impedimento. La regole verrebbero seguite e non ritenute facoltative o fatte per gli altri. Se l’interesse fosse quello spregevolmente definito collettivistico, allora forse ai posti di comando delle grandi aziende avremmo persone meritevoli di quei posti e non gente che ha ottenuto quei posti violando tutte le regole del libero mercato e sfruttando il conflitto d’interessi su cui è permeata l’economia italiana.
Già, perché cosa c’è di più individualista di accappararsi tutto ciò che si può, in barba alla decenza e ai diritti altri, magari affidando cariche importanti a mogli, amanti, figli, nipoti o amici?
Si, è vero, in Italia ci sono tantissime norme, la maggior parte assurde ed inutili, però se vi sono penso che i motivi siano due e che non centrino affatto nulla col principio secondo cui i diritti della società prevalgono sui diritti del singolo.
In prima analisi il problema è che l’italiano medio ha nel dna l’istinto di fregare il prossimo, lo stato, il vicino di casa, dunque il legislatore si è visto costretto a scrivere norme per qualsiasi cosa. Il secondo motivo è che spesso si usa fare norme per poterne dare l’effetto annuncio, molto redditizio in termini di consenso, ma poco efficace a livello pratico. Questi due motivi, secondo me, hanno prodotto la giungla legislativa in cui viviamo e che ha causato altri due effetti, devastanti.
Il primo è che il cittadino medio si trova effettivamente imbrigliato in tutta una serie di norme e in una burocrazia indecente, fatti questi che inevitabilmente spingono la maggior parte della gente a eludere questo tipo di norme. Il secondo è che chi ha il denaro per farlo elude anche le leggi e i principi più importanti, corrompendo politici e funzionari pubblici che così trovano ancor più interesse a ingarbugliare di leggi assurde o inutili la nostra vita. Se poi pensiamo che molti parlamentari sono avvocati forse capiamo che essi mungono due volte dalla stessa vacca.
Ma i problemi dell’Italia non andrebbero considerati quando, a livello teorico, valutiamo i due modelli, quelli del liberismo civile ostelliniano che vuole le libertà individualistiche inviolabili e quello che sostengo io, ovvero un modello liberal-socialista, dove le libertà e i diritti civili sono si sacri, ma fino al punto in cui si rispettano le stesse libertà e gli stessi diritti altrui. Il liberismo civile causa, come nel liberismo economico, la sopraffazione del più ricco e del più potente sul più debole, che non ha mezzi per difendersi.
Per ovviare a ciò è ovvio che servono delle regole, delle leggi. In misura minima magari, ma sufficienti a garantire a tutti l’esercizio della libertà e dei propri diritti. Che senso avrebbe una società in cui ognuno può fare ciò che vuole? Durerebbe circa 10 minuti, il tempo necessario affinchè i più furbi, i più ricchi e i più potenti sottomettano tutti gli altri, privandoli così (direttamente o indirettamente) della libertà.
Io penso che la crisi economica mondiale sia un esempio perfetto dei danni derivanti dal liberismo esasperato. Dei danni uguali e contrari a quelli del comunismo.
Dunque, caro Ostellino, cerchi di rispettare le regole e di accettarle non come un soppruso da parte dello stato e della collettività, ma come una garanzia di libertà per tutti, per lei e anche per me. E se queste regole sono troppe o fatte male, quello è un altro discorso.
venerdì 7 agosto 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento