giovedì 27 agosto 2009

L’imprenditore che non può lavorare. Pino Masciari, testimone scomodo in fuga dalla ‘ndrangheta e dallo Stato

Postato il 26 agosto 2009 by Luca Rinaldi

Pino Masciari nasce nel 1959. Oggi è uno dei testimoni di giustizia invisibili che governi e istituzioni tengono a mantenere tale. Prima di diventare testimone di giustizia Masciari fu imprenditore edile in Calabria, dove rilevò, nel 1988, l’impresa del padre.
Da quel momento in poi la vita di Masciari cambia, cambia dal giorno in cui decide di non sottostare alle pressioni mafiose dei politici, ed al racket della ‘ndrangheta. Le imprese in suo possesso erano due: la “Masciari costruzioni” che operava nell’ambito degli appalti pubblici e l’altra ereditata dal padre si occupava del settore privato.
Come sappiamo il campo edilizio, soprattutto quello pubblico, fa particolarmente gola alla mafiopolitica e alla criminalità organizzata. E’ infatti il padre di Masciari a denunciare per primo i tentativi di estorsione e le pressioni della ‘ndrangheta, con la risposta di fare attenzione ad esporsi troppo, perchè la denuncia, poteva essere un serio pericolo per la vita sua e della famiglia.
La criminalità organizzata, con personaggi di spicco di politica ed istituzioni, infatti cercò con ogni mezzo di ostacolare l’attività dei Masciari, bloccandone l’attività, la burocrazia con le pubbliche amministrazioni ed intralciando l’attività con le banche. Nel 1988 alla morte del padre, inizialmente Masciari si vide costretto a cedere alle pressione del mondo mafio-politico: 6% delle imprese ai collusi con la politica, 3% alla ‘ndrangheta, e la sottomissione agli ordini delle cosche sulle forniture dei materiali e manodopera, assunzioni pilotate, regali di appartamenti.
Nel 1990 però Masciari si ribella alle pressioni dei politici, vedendo subito le ripercussioni sulle proprie imprese e sulla propria vita privata subendo furti, incendi, minacce e danneggiamenti, nonchè la gambizzazione di uno dei fratelli. I lavori in corso, intanto non venivano pagati, la ‘ndrangheta minacciava Masciari perchè non si costituisse parte civile e le banche gli consigliavano di rimediare liquidità per i lavori non pagati dagli usurai. A questo punto nel 1994 Masciari licenzia tutti gli operai ed inizia il suo racconto ai carabinieri.
Masciari vede però soprattutto rassegnazione da parte delle autorità, fatto sta però che i suoi racconti ora sono tutti nei fascicoli della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. La stessa DDA dispone che Masciari venga messo sottoscorta dal Servizio Centrale di Protezione. Da qui comincia la sua strada di testimone di giustizia di Masciari, che nel 1997 viene poi inserito nel programma speciale di protezione testimoni.
La sua storia passa inosservata ai principali organi di informazione italiani e dal 2004 inizia la parte vergognosa della storia, una vergogna per lo Stato italiano. Il 27 ottobre 2004, la direzione centrale del Ministero dell’Interno sancisce il termine del programma di protezione testimoni, perchè i processi sono terminati. Cosa non vera perchè la DDA di Catanzaro dice che i processi erano in corso.
Nel 2005 lo stato dice, tramite il ministero dell’interno (ministri Scajola e Pisanu di Forza Italia), che o accetta la fine del programma di protezione o accetta la fine del programma di protezione, non c’è via di scampo. Pino Masciari dovrà fuggire oltre che dalla ‘ndrangheta anche dallo Stato.
Masciari viene lasciato solo dallo stato, ma la società civile continua a supportarlo e, soprattutto grazie alla rete, Masciari diventa un personaggio di rilievo pubblico, intoccabile dalla ‘ndrangheta, se questa non vuole fare esplodere il caso. I governi si sono succeduti, ma ad oggi Masciari è di nuovo senza scorta, vive continuamente in località segreta, ma senza protezione. Non basta però. Nella notte tra il 18 ed il 19 agosto, infatti, sconosciuti entrano nella casa dei Masciari in località segreta. Masciari così commenta: “sono senza protezione, quando vogliono mi possono ammazzare”.
Masciari nella sua denuncia è supportato dalla società civile, quella parte informata, l’80% degli italiani non conosce la storia di questo testimone di giustizia (e non collaboratore, questa dicitura spetta ai pentiti) ed è ignara del pericolo che egli corre. Niente scorta e protezione a Masciari per proteggerlo da un mandante come la ‘ndrangheta. Qualcuno però ha deciso di mettere sotto scorta un altro personaggio: Vittorio Sgarbi. Mandante? Beppe Grillo e i suoi post, che, per quanto possono non essere condivisibili, non hanno ancora ammazzato nessuno.
Piena solidarietà a Pino Masciari, con l’augurio e l’auspicio, per tutti, che la sua storia venga portata a conoscenza del pubblico e non continui a rimanere nascosta tra i meandri di blog e social network, unica protezione che Masciari ha oggi a disposizione per continuare a raccontare la ‘ndrangheta e tentare di liberare il Paese da questo virus.

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