lunedì 19 ottobre 2009

Gela, l'Europa e i processi

di Rosario Cauchi

Cosa nostra si sta riorganizzando sul territorio. Ancora alta la presenza di interessi mafiosi nella politica e nell'economia.

Gela, la città con il maggior numero di residenti dell'intera provincia di Caltanissetta, luogo conosciuto ai più per gli sfaceli ambientali generati dal sogno infranto dell'industrializzazione e per le vittime, in totale 115 nel solo triennio 1988-1991, frutto della tragica faida instillatasi tra due gruppi rivali, Cosa nostra e Stidda, è riuscita - fatto privo di qualsiasi precedente - ad esprimere un proprio rappresentante all'interno della massima istituzione europea: l'ex sindaco antimafia, Rosario Crocetta. Da poco approdato tra le fila del Partito Democratico, Crocetta è stato eletto alla carica di parlamentare europeo.

Appare quasi una contraddizione in termini il solo raffronto tra il panorama economico- sociale “patinato” dei siti delle istituzioni continentali e quello tipico del meridione italiano, che si porta dietro: disoccupazione, assenza di servizi sociali, precarietà esistenziale e molto altro.Tuttavia un esponente politico di tutto rilievo formatosi nell'estrema propaggine di un continente spesso privo d'identità ha potuto fregiarsi di un'investitura ardua da conseguire. L'assunzione di tale incarico determina, però, una fondamentale conseguenza, perlomeno in una prospettiva localistica: l'assenza di una direzione legittimata per una città dai contorni mai così complessi ed imprevedibili.

Non bisogna, infatti, dimenticare che Gela è reduce da una stagione estiva contrassegnata da molteplici attentati incendiari, i cui destinatari, semplici cittadini, imprenditori, esercizi commerciali, contribuiscono a rappresentare un raggruppamento assolutamente eterogeneo. Attraverso alcuni di questi la criminalità organizzata locale ha voluto inviare messaggi inconfutabili: l'oppressione rivolta alle altrui vite non si arresterà facilmente. Il violento attacco registratosi negli scorsi mesi si colloca, peraltro, in una fase storica assai travagliata per le cosche gelesi, private di molti “preziosi” componenti, attualmente imputati in svariati procedimenti penali.

Se la spinta della stidda sembra aver imboccato la direzione della definitiva sottomissione a cosa nostra, soprattutto in conseguenza delle defezioni di leader riconosciuti del calibro di Enrico Maganuco, Carmelo Fiorisi e Salvatore Nicastro, Cosa nostra, al contrario, si distingue per una forte volontà di riorganizzazione. Processo però, decisamente attenuato da due operazioni, condotte in coordinamento da forze dell'ordine e magistratura, denominate rispettivamente “Atlantide-Mercurio” e “Cerberus”: idonee ad imporre un drastico ridimensionamento ai due principali sodalizi di Cosa nostra, ossia le famiglie Madonia ed Emmanuello.

La prima è riuscita a penetrare entro i più profondi meccanismi del gruppo criminale facente ancora capo al boss ergastolano, Giuseppe “Piddu” Madonia, avvolgendo nella sua morsa gli stessi congiunti di quello che in passato veniva considerato il “padrone di Vallelunga Pratameno”, ovvero la moglie, Giovanna Santoro, la sorella, Maria Stella Madonia, il cognato, Giuseppe Lombardo, ed il nipote, Francesco Lombardo; l'operazione Cerberus, invece, ha ulteriormente scosso il nucleo direzionale ed operativo della famiglia Emmanuello, già destabilizzato dalla morte, avvenuta nel corso di un blitz della Polizia di Stato svoltosi presso le campagne della provincia di Enna, del dominus latitante, Daniele Emmanuello.

La caratteristica saliente emersa da tali indagini si rintraccia, indubbiamente, nella sussistenza di una penetrante interconnessione tra malavita, economia e politica. Difatti le indagini sul gruppo Madonia hanno consentito di individuare una spasmodica attenzione dello stesso nei riguardi di diversi cantieri edili attivi in città, per il tramite del factotum, Carmelo Barbieri, unita all'intenzione di accreditarsi ai massimi livelli dell'organizzazione istituzionale provinciale, interessandosi alla campagna elettorale condotta nel 2008 dall'attuale Presidente della Provincia di Caltanissetta, Giuseppe Federico.

La disamina condotta nei riguardi del clan Emmanuello ha ancor più permesso di appurare la simbiosi esistente tra i capi del consesso criminale e le imprese I.G.M. s.r.l. e I.C.A.M. s.r.l., controllate solo formalmente dal giovane imprenditore, Sandro Missuto, ma in realtà riconducibili al leader, Daniele Emmanuello, ed ancora la reverenza dimostrata, al cospetto della matrona, Calogera Pia Messina, madre dei fratelli Emmanuello, da un consigliere comunale in carica e da un ex consigliere provinciale.

Connubi oramai classici nei copioni di opere nere, purtroppo assai distanti dai palcoscenici, ma calate nell'ordinaria quotidianità di una Sicilia perennemente incerta circa scelte decisive da compiere. Se per l'operazione “Cerberus” sarà necessario attendere ulteriori mesi prima di poter raggiungere la sede del dibattimento processuale, per quella “Atlantide-Mercurio”, al contrario, la fase finale scatterà nel corso del mese di ottobre, cosicché i protagonisti della stessa possano presentarsi innanzi all'organo giudicante.

Gela così si accredita in Europa ma non è sicura di potersi ritenere indipendente dall'occulto controllo criminale.

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