di Sergio Sergi, 05-10-2009
Mentre la collina sopra Giampilieri e Scaletta Zanclea veniva giù a mietere terrore e morte, a Roma il presidente dell’Anas nonché commissario per il Ponte, Italo Ciucci, firmava con Impregilo gli accordi propedeutici per l’inizio dei lavori del collegamento stabile tra Messina e la Calabria. Dicono che si può cominciare a gennaio. Insomma, domani. Le avete viste le immagini del disastro, le riprese tv. Capite dove vorrebbero costruire il Ponte, a qualche chilometro di distanza? Messina è fatta così, stretta tra mare e monti. Un po’ come Genova. E, nei decenni, si è espansa in lungo ma anche su per i monti. Nella città che ha compiuto 100 anni dal terremoto che la rase al suolo, le ruspe hanno scavato colline di sabbia per concederle all’edilizia abitativa. Hanno spianato le fiumare. Abusivismo? Sì ma anche piani urbanistici, licenze che vantano comprovate autorizzazioni comunali.
Il capo della Protezione civile. Bertolaso, è stato sincero: sul luogo del disastro non ha avuto peli sulla lingua. Ha detto che da otto anni otto sta gridando che questo Paese – l’Italia – è in pericolo. E nessuno lo sta a sentire. In verità, Bertolaso è anche sottosegretario alla presidenza del Consiglio e molto vicino a Berlusconi. Di sicuro lo avrà detto al presidente del Consiglio, giusto? Certo, Berlusconi ha promesso tante casette con i frigoriferi pieni di generi alimentari. Giampilieri come l’Aquila. Mentre Bertolaso, sul mare di fango di Giampilieri, sincero e onesto proclamava che è urgente un “Progetto per la messa in sicurezza dell’intero territorio nazionale” valutato in 25 miliardi di euro (6,1 miliardi il costo annunciato per il Ponte), il ministro per le Infrastrutture, Matteoli, non aveva dubbi e confermava il via al Ponte. Senza pudore e quasi a smentire l’ammonimento del Capo dello Stato: “Prima la sicurezza delle persone, no alle opere faraoniche”, ha detto Napolitano, a margine di un discorso in quel di Lucania, dove ha evocato il perdurante sfasciume pendulo dell’Italia.
Il ministro per l’Ambiente, la siciliana Prestigiacomo, nelle prime ore della tragedia, quelle in cui si è tutti più sinceri e non paludati, ha ricordato che la provincia di Messina è ben nota per il dissesto idrogeologico. Il capoluogo e tanti dei comuni di una delle più vaste province italiane. Poi, in un’intervista, ci ha messo il carico da undici : non c’è un soldo in finanziaria. Ha detto testualmente: «Zero euro». Chiaro? Matteoli e Ciucci firmano per il Ponte e a Giampilieri inizia l’altro mondo: la statale 114 (vero, presidente dell’Anas?) che passa dentro tutti i comuni rivieraschi sino a Siracusa, l’autostrada Messina-Catania in rovina, la ferrovia a binario unico che viene puntualmente sbranata dal mare in burrasca. Quante Giampilieri ci stanno lungo e a monte della statale? Cosa nascondono i Monti Peloritani?
Ho sentito Bertolaro intervistato davanti al Palazzo della Prefettura di Messina. A chi si devono rivolgere i sinistrati? "Noi adesso ce ne andiamo – ha risposto al tg1 – la protezione civile è compito della Regione siciliana, della Provincia di Messina e del Comune. Loro sono perfettamente in grado di fare il lavoro". Non scherzava. Mi è sembrato, come dire, quasi 'incazzato'. Forse era sdegnato per quanto aveva visto. Sì, penso che lo fosse. Aveva anche lui – forse esagero – letto sul Corriere della Sera le dichiarazioni di un messinese doc, l’ex ministro degli Esteri e della Difesa Antonio Martino, tessera numero 2 di Forza Italia?
Cosa ha detto Martino? Che prima del Ponte bisogna fare uno studio sulla sicurezza del territorio di Messina. Lo dice oggi. Che questo studio deve essere affidato a esperti non del luogo (ingegneri, architetti, geologi, docenti universitari, ecc.) per evitare che vengano pilotati. "Sa, ci sono decisioni che arricchiranno alcuni e impoveriranno altri… ". Che una buona parte dell’edilizia abitativa di Messina è in regola "solo sulla carta". Che le case rischiano di franare e piombare nel cuore della città.. Lo dice oggi l’ex ministro e deputato Pdl. Che siamo di fronte a "mezzo secolo di malgoverno".
Voi sapete come è fatta Messina. C’è la parte nord che si è espansa sulle colline di sabbia. Si costruisce ancora, c’è spazio. La chiamano la Panoramica. Parte dal centro e arriva sino alla punta Faro, la zona del Ponte. La Panoramica, a poco a poco, è panoramica solo per quelli che occuperanno gli appartamenti dei piani più alti. Il panorama è stato rubato. A tutti. Un panorama incomparabile. Da dove lo Stretto lo prendi in mano e vedi gli abitanti di Reggio Calabria e Villa San Giovanni passeggiare sul loro lungomare. Altro che Bosforo. Martino oggi denuncia, lui figlio di Gaetano Martino l’europeista, che è nato a due passi da Giampilieri. Bene, Martino. Il procuratore capo della Repubblica, Lo Forti, che ha aperto un’inchiesta su Giampilieri e dintorni, potrebbe cogliere nella denuncia dell’ex ministro alcune utili notizie criminis. Martino ha detto che le colline alle spalle di Messina, su cui si è costruito grazie a autorizzazioni per migliaia di case con licenze valide "solo sulla carta", potrebbero crollare e arrivare a valle, in città. Procuratore, non le tremano le vene dei polsi? Che fa, lo vogliamo sentire Martino, che non è mica un passante per caso ma persona informata dei fatti? Si faccia raccontare come sono sorti questi palazzi sulle colline di sabbia. Da dove, in un’area ad altissimo rischio sismico, gli abitanti non sarebbero in grado di mettersi in salvo perché non esistono le vie di fuga e nessuno, peraltro, ha mai fatto un’esercitazione. Si dice che non ci sono risorse finanziarie per la campagna di informazione dei cittadini. Figuriamoci, informare. Pretese che costano.
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