di Caterina Visco
Il Ministero della Salute prevede il ricorso ad alcuni farmaci per prevenire e curare l'infezione. Ma la loro efficacia contro H1N1 è poco nota, ed è scarsa contro l'influenza stagionale. La denuncia su “Dialogo sui farmaci”
Dall'analisi dei dati pubblicati in letteratura, infatti, si evince che “in un paziente adulto sano questi farmaci possono al massimo far passare la febbre in tre giorni anziché quattro”, spiega Massimo Valsecchi, direttore del Dipartimento di Prevenzione della Ulss 20 di Verona. Potrebbero invece beneficiare di questo trattamento – sempre contro l'influenza stagionale - i soggetti a rischio: le persone anziane, asmatiche, obese, immunodepresse (sieropositivi e malati di Aids, per esempio), o coloro che soffrono di altre patologie (polmonari, cardiovascolari, renali, epatiche, ematologiche, metaboliche). Secondo gli studi condotti finora, nei pazienti ad alto rischio che soffrono di problemi respiratori l’uso di farmaci antivirali riduce l’incidenza di complicazioni che richiedono il ricorso ad antibiotici al 13 per cento, rispetto al 24 per cento ottenuto con la somministrazione di placebo.
“Per quanto riguarda l’efficacia degli antivirali contro l’influenza A”, commenta Maria Font, vicedirettore di “Dialogo sui Farmaci”, “i dati finora a disposizione sono stati estrapolati dagli studi sull’influenza stagionale; viaggiamo quindi nella totale incertezza. Considerato però che ci si aspetta che l’influenza cosiddetta suina sia più forte di quella di stagione, le agenzie hanno approvato l’uso di questi farmaci anche per quelle categorie per le quali prima non era raccomandato: bambini sotto i dodici mesi e donne in stato interessante”. Tuttavia nell'analisi pubblicata sono documentati diversi casi di malformazione del feto a seguito dell'assunzione di antivirali da parte delle madri. Ragione per cui, infatti, contro l'influenza stagionale questi farmaci non sono indicati per le donne in stato interessante.
Non bisogna poi sottovalutare gli eventi avversi. Per quanto riguarda l’uso di zanamivir i principali sono nausea diarrea, sinusite, bronchite, tosse, infezioni al tratto respiratorio, cefalea e vertigini. Nel caso di oseltamivir, invece, a preoccupare maggiormente sono gli effetti avversi psichiatrici rilevati soprattutto in bambini e adolescenti. Secondo i primi dati di sicurezza correlati all’uso profilattico di oseltamivir contro il virus H1N1, in bambini e adolescenti di tre scuole del Regno Unito circa il 50 per cento degli studenti ha presentato reazioni quali mal di pancia, stanchezza, vomito. Inoltre, uno su cinque degli studenti di uno dei tre istituti ha riportato eventi neuropsichiatrici quali incubi, disturbi del sonno, scarsa concentrazione e confusione mentale.
“Questi farmaci sono considerati utili perché sono gli unici antivirali a disposizione, ma tenuto conto della modesta efficacia sui pazienti sani, degli effetti avversi e i fenomeni di resistenza, vanno usati poco e solo quando servono veramente”, ricorda Valsecchi. “Gli antivirali devono essere a disposizione in caso di vero bisogno: occorre quindi evitare la corsa alle scorte e lasciare che ci siano dosi per chi ne ha veramente bisogno, appunto i soggetti a rischio”.
Il livello di allarme tra gli addetti ai lavori è sicuramente meno alto che tra il pubblico: “In realtà la situazione è per ora meno grave di quanto immaginato, anche se è vero che può sempre esserci un’evoluzione”, conclude la Font. D'altronde gli operatori sono abituati ogni anno a far fronte all'emergenza influenza che, sebbene non ottenga la stessa copertura mediatica, miete migliaia di vittime. Secondo i dati ufficiali ministeriali in Italia sono circa 7-8mila persone ogni anno a morire di influenza e di complicazioni come la polmonite; secondo i Cdpc nei soli Usa ci sono 35000 morti per influenza stagionale ogni anno.
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