Scritto da Marco Bertelli
In seguito alla puntata della trasmissione televisiva Annozero intitolata “Verità nascoste”1 (8 ottobre 2009), diversi organi di stampa si sono occupati di un progetto di attentato che nel luglio 1992 sarebbe stato messo a punto per colpire l’allora Pubblico Ministero di Milano Antonio Di Pietro ed il Procuratore Aggiunto di Palermo Paolo Borsellino. In particolare, l'incombente minaccia di morte riguardante i due magistrati fu segnalata in un'informativa datata 16 luglio 1992 e stilata dal Reparto operativo speciale (Ros) dei Carabinieri di Milano sulla base delle rivelazioni di una fonte confidenziale che fu ritenuta estremamente attendibile. Il confidente rivelò l’esistenza di un pericolo imminente di attentato ai danni di Di Pietro e Borsellino e fece riferimento agli interessi nel nord d’Italia di alcune famiglie mafiose di Cosa Nostra, tra le quali quelle facenti capo ai boss Salvatore Riina e Gaetano Fidanzati. Il Ros di Milano elaborò un rapporto basato sulle dichiarazioni dell’informatore e lo inviò alle Procure della Repubblica di Milano e Palermo.
L’esistenza dell’informativa del Ros fu resa nota pubblicamente il 23 luglio 1992 in un articolo apparso su il quotidiano IL SECOLO XIX.2 Antonio Di Pietro e Paolo Borsellino furono messi a conoscenza del contenuto di questa informativa?
Antonio Di Pietro ha confermato durante la puntata di Annozero dell’otto ottobre 2009 di aver letto personalmente l’informativa giovedì 16 luglio 1992: “Io, il 16 luglio del 1992, ho avuto modo di leggere con attenzione l’informativa dei carabinieri del Ros che erano venuti a trovarmi nel mio ufficio della procura. I militari, sviluppando le indagini informative nel periodo successivo alla morte del giudice Giovanni Falcone nella strage di Capaci, erano venuti a sapere che Borsellino ed il sottoscritto erano le due nuove vittime predestinate della mafia”.3 Di Pietro ha poi specificato che in seguito a questa grave ed attendibile minaccia le misure di sicurezza nei suoi confronti vennero pesantemente rafforzate: gli venne raddoppiata la scorta, gli fu fornita un auto blindata4 ed il PM milanese per alcune notti non dormì neppure a casa.5 Il 4 agosto 1992 il magistrato fu avvertito dal capo della Polizia Parisi di mettersi in contatto con il questore di Bergamo per ritirare un passaporto di copertura. Successivamente Di Pietro, che fu nuovamente informato di un attentato imminente contro di lui, partì sotto copertura insieme a sua moglie alla volta della repubblica centromericana di Costa Rica.4
Paolo Borsellino fu informato del contenuto dell’informativa? Il giornalista Manlio Di Salvo, dalle colonne del quotidiano IL SECOLO XIX, afferma che anche Borsellino venne messo a conoscenza del documento. Sull’edizione del 23 luglio 1992 del quotidiano ligure leggiamo: “I carabinieri del “Ros” (Raggruppamento operativo speciale) erano riusciti ad entrare in possesso di precise informazioni sugli attentati e, lo scorso 16 luglio, avevano informato i due giudici del pericolo che stavano correndo… I carabinieri avevano avvertito gli interessati del rischio di probabili attentati con tre giorni di anticipo sulla strage di Palermo (di Via D’Amelio, ndr). I due magistrati hanno, però, continuato a lavorare senza dare eccessivo peso alla segnalazione. Poi, domenica scorsa, la bomba che ha provocato la morte del giudice Borsellino e dei suoi cinque uomini della scorta”.2
Di Salvo torna sull’argomento con due articoli nel mese di ottobre 2009, subito dopo che Di Pietro ha confermato dagli schermi di Annozero di aver letto personalmente l’informativa redatta dal Ros di Milano. Il giornalista scrive che la notizia di un imminente pericolo di attentato ai danni di Di Pietro e Borsellino gli fu rivelata la mattina di domenica 19 luglio 1992 da un ufficiale del Ros di Milano in un bar di via Moscova nel capoluogo lombardo6 ed aggiunge che anche Paolo Borsellino fu informato il 16 luglio 1992 del contenuto dell'informativa del Ros: “Il senatore Antonio Di Pietro non sapeva. Nessuno lo aveva informato che anche Paolo Borsellino, come l’ex pm di Mani Pulite, era stato avvertito il 16 luglio di 17 anni fa dai carabinieri del Ros del rischio che stava correndo. Della possibilità di essere una delle due vittime predestinate della mafia. A Palermo, tra gli atti custoditi negli uffici dei carabinieri del Ros, ci sono ancora tutte le copie di quei documenti relativi alle segnalazioni fatte al giudice Paolo Borsellino. Quella mattina del 16 luglio 1992, Borsellino aveva letto l’informativa degli investigatori dell’Arma. E all’invito pressante a spostarsi più che velocemente da un territorio che scottava, avrebbe detto: «Questa è la sede dove svolgo regolarmente il mio lavoro. Io da questo ufficio non ho nessuna intenzione di muovermi». Una decisione che ha pagato con la vita… Il mattino del 16 luglio di 17 anni fa, Paolo Borsellino viene scortato, come sempre, nel suo ufficio. Poco dopo lo raggiungono i carabinieri del Ros. Le facce sono più cupe del solito. D’altronde, la notizia l’allarme è più grave e serio del solito. Borsellino inforca gli occhiali e legge. Con attenzione. Forse intuisce che stavolta il rischio è pesantissimo. L’informativa del Ros sfrutta i canali delle indagini sul narcotraffico. Gli infiltrati nella banda vengono a sapere che alcune famiglie emergenti di Cosa Nostra vogliono uccidere i giudici Borsellino a Palermo e Di Pietro a Milano. Gli investigatori del Raggruppamento operazioni speciali tentano di convincere Borsellino che stavolta la situazione è davvero grave, più del solito. La minaccia arriva da nomi di spicco della malavita organizzata. Ma Borsellino non recede. Scuotendo il capo, dice che lui da lì non si muove, tantomeno ha intenzione di cambiare ufficio o di sottostare a ulteriori misuredi sicurezza: quelle che ha, già gli bastano. Nelle stesse ore, sempre uomini del Ros, riescono invece a convincere l’altro bersaglio della mafia: Di Pietro. Che con un passaporto falso finisce in Costarica con la moglie. La “normalità” finisce nella tarda mattinata di domenica 19 luglio 1992, quando il giudice Paolo Borsellino va a casa della madre per pranzare con lei. Come ogni domenica. E come non accadrà più”.7
In seguito alla pubblicazione su IL SECOLO XIX dei recenti articoli firmati da Di Salvo (10 e 11 ottobre 2009), la notizia che Paolo Borsellino avesse deciso di rimanere a Palermo - nonostante fosse venuto a conoscenza il 16 luglio 1992 attraverso l’informativa del Ros dell'imminente pericolo di attentato - è stata ripresa da numerose agenzie di stampa8 e da altri quotidiani.9
Borsellino fu dunque informato la mattina di giovedì 16 luglio 1992 nel suo ufficio in Procura dai carabinieri del Ros dell’informativa redatta dai colleghi del Ros di Milano?
Un documento fondamentale per ricostruire gli spostamenti di Paolo Borsellino nel mese di luglio 1992 è rappresentato dall’agenda grigia del Magistrato, dove Borsellino era solito segnare alcuni appuntamenti della giornata trascorsa ed i luoghi dove si era recato. Alla pagina di giovedì 16 luglio il Magistrato ha scritto:
Ore 06.00: C (lettera simbolica per “Casa”, ndr)
Ore 06.30: Punta Raisi
Ore 08.00: Fiumicino
Ore 09.00: Roma (D.I.A.)
Ore 13.30: (De Gennaro)
Ore 14.30: (Visconti)
Ore 16.00: (D.I.A.)
Ore 20.00: (Visconti)
Dopo le ore 20.30 (ndr): (Vizzini), (Visconti)
Dall’esame della pagina di giovedì 16 luglio 1992 dell’agenda grigia di Paolo Borsellino risulta che il Magistrato di prima mattina si avviò da casa (ore 06.00) direttamente all’aeroporto di Punta Raisi (ore 06.30) dal quale raggiunse l’aeroporto di Roma Fiumicino (ore 08.00). Borsellino trascorse il resto della giornata a Roma dove, presso la sede della Direzione Investigativa Antimafia (D.I.A.), interrogò il collaboratore Gaspare Mutolo: Borsellino interroga Gaspare Mutolo. É l´ultimo interrogatorio, dura parecchie ore. Il pentito accetta di verbalizzare le accuse su Contrada e Signorino. Ma oggi non si fa in tempo, se ne riparlerá lunedí prossimo. É tardi. Borsellino chiude il verbale senza neppure una parola, sempre piú incupito. Saluta Mutolo, ed é l´ultima volta che lo vede.5 In serata Paolo Borsellino incontrò l’on. Carlo Vizzini, all’epoca segretario del partito socialdemocratico italiano (PSDI), come riportato sull’agenda e ricordato dallo stesso Vizzini in un’intervista del 10 ottobre 2009: “«Andò così - ricorda Vizzini -. Mi chiamarono lui, Lo Forte e Natoli. Erano a Roma e nel tardo pomeriggio avevano finito di lavorare, perché quel giorno avevano sentito il pentito Mutolo. Volevano vedermi, diedi loro appuntamento a un ristorante di piazza di Spagna. Il Moccoletto, si chiamava. Al tavolo eravamo solo noi quattro».10
Venerdì 17 luglio 1992 Borsellino si trattenne a Roma fino alle ore 12.30 quando si recò all’aeroporto di Fiumicino per imbarcarsi alla volta di Palermo con destinazione l’aeroporto di Punta Raisi dove atterrò alle ore 15.00.11
Dall’esame della pagina di giovedì 16 luglio 1992 dell’agenda grigia di Paolo Borsellino concludiamo dunque che quel giorno il Magistrato non si recò in Procura a Palermo. Borsellino lasciò di prima mattina la sua abitazione di via Cilea per raggiungere direttamente l’aeroporto di Punta Raisi, dal quale s’imbarcò alla volta di Roma Fiumicino.
Riteniamo pertanto che la notizia secondo la quale il Magistrato sarebbe stato informato del contenuto dell’informativa dei Ros nel suo ufficio in Procura la mattina di giovedì 16 luglio 1992 sia priva di qualsiasi fondamento in quanto nettamente in contrasto con il resoconto degli spostamenti della giornata redatto dallo stesso Borsellino sulla sua agenda grigia.
Le uniche informazioni a nostra disposizione5 relative alla trasmissione della nota informativa alla Procura di Palermo sono le seguenti:
· Una copia dell’informativa fu inviata il 16 luglio 1992 dal Ros di Milano alla Procura di Palermo per posta ordinaria e fu recapitata dopo la strage di Via D’Amelio.
· Il maresciallo Cava del Ros di Milano tentò di contattare direttamente la Procura palermitana ma senza risultato.
Ad oggi (14 ottobre 2009) non risultano ai curatori di questo sito elementi e/o riscontri oggettivi che possano dimostrare che Paolo Borsellino fu messo al corrente dello specifico contenuto della nota confidenziale del Ros di Milano datata 16 luglio 1992 ed attinente ad una minaccia di attentato ai danni dello stesso Borsellino e di Antonio Di Pietro.
venerdì 16 ottobre 2009
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