In molti non fanno altro che ripetere che si stava meglio quando si stava peggio, intendendo, forse, che la politica della prima repubblica, per quanto corrotta e lontana dai cittadini, era comunque migliore di quella attuale.
Io non fatico affatto a dar torto a questa linea di pensiero.
Certo, i politici della prima repubblica erano ideologici, corrotti, organizzatori occulti di stragi e di omicidi eccellenti, certo avevano rapporti con la mafia. Però avevano almeno rispetto per le istituzioni. Sapevano dialogare tra loro (talvolta anche troppo, forse).
I vecchi partiti erano, se non altro, democratici, al punto di fare persino dei congressi, cosa che al giorno d’oggi capita solo al PD, non casualmente erede di PCI e DC. In quei congressi si discuteva di politica, della linea da seguire, di strategie, di posizioni, di scelte. Oggi invece si fa un congresso per decidere se e con chi fare le alleanze in vista di elezioni che si svolgeranno tra tre anni e mezzo.
Quei vecchi partiti saranno stati anche ideologici, ma almeno sapevi quali valori andavano a difendere. Oggi invece abbiamo dei partiti in cui non si capisce più nulla. Socialisti, fascisti, cattolici, comunisti, liberali, repubblicani, federalisti, tutti assieme allegramente, divisi più dal leader cui sono fedeli (o che odiano) piuttosto che da un progetto, da un’idea, da un programma vero.
Del resto, il programma del PdL qual’è? Incensare Berlusconi, favorire i gruppi di potere che ci sono dietro di lui, combattere la giustizia che rischia, come con tangentopoli, di rompere le uova nel paniere.
Il programma dell’IdV è, semplicemente, di contrastare tutto ciò, ma nulla di più. Il programma del PD non lo sa nemmeno il suo segretario, dunque lasciamo perdere. Il programma della Lega è l’unico che si possa definire un programma: eliminazione di tutti gli stranieri, meno diritti per il meridione, meno solidarietà, più egoismo e dei problemi degli altri chi se ne importa, si arrangeranno. Certo, non un gran programma per il futuro di una nazione democratica, ma per lo meno non si basa sulle fortune di un sol uomo.
Ma in questa desolazione due uomini sembrano prepararsi a sostituire il disastro degli ultimi 15 anni.
Grillo e Montezemolo, non potrebbero essere più diversi, ma entrambi ormai stanno rompendo gli indugi e presto caleranno in politica attiva anche loro.
Grillo è il più facile da analizzare. E’ il vero erede della seconda repubblica, in quanto ad atteggiamento. Il populismo di Berlusconi, Bossi e Di Pietro lui lo sa portare all’ennesimo livello. Il vecchio Bossi che si puliva il culo col tricolore, felice e contento del suo politically scorrect oggi sembra davvero un dilettante in confronto al buon Beppe.
Grillo ha, tutto sommato, buone possibilità di successo. Probabilmente i voti di Di Pietro sono dovuti, in buona parte, anche a lui. L’accoppiata formerebbe un duo formidabile in quanto a populismo e gli italiani, ricordiamolo, amano i balconari. Ma temo che più di un buon partito di opposizione si faccia fatica a formare, contando solo su quei due. E’ vero che il popolo italiano, di destra o di sinistra che sia, attende con ansia il salvatore, il messia, che da un palco o da un balcone dica loro cosa fare. Però è anche vero che né Di Pietro né Grillo hanno quell’immagine che, in fondo, serve per convincere davvero di poter governare.
Io non penso che Grillo al governo farebbe meglio di Berlusconi, ma quest’ultimo ha un certo charme e un’abitudine ai salotti che lo rende più credibile, anche se in pratica è un dilettante tanto quanto Grillo.
Montezemolo invece potrebbe rappresentare il futuro capetto molto meglio e molto più di Grillo. Elegante, famoso, aristocratico, sobrio, pacificatore, è proprio quello che molti italiani vorrebbero per sostituire Berlusconi.
Un uomo di successo nel campo dell’imprenditoria, benvoluto da tutti come presidente della Ferrari. In fondo, lo sappiamo, molti italiani votano Berlusconi solo per non votare PD, proprio come molti dipietristi votano IdV solo per non votare tutto il resto.
Io credo che Montezemolo avrà un gran successo quando scenderà in politica, soprattutto se si presenterà come l’uomo nuovo, il salvatore della nazione, colui che metterà la parola fine alla politica del litigio. E si affiancherà a tre personaggi notoriamente calmi, come Casini, Rutelli e Fini.
Certo sarà un bel passo avanti per stemperare i toni, ma cambierà la politica di Montezemolo rispetto a quella berlusconista? Probabilmente non sarà un cambiamento radicale, ma dubito vi sarà la stessa acredine nei confronti dei statali, degli immigrati, dei giudici. Certamente non vi sarà alcun aumento della lotta alla mafia o alla corruzione, di certo non verranno privilegiati gli stipendi o la sicurezza dei lavoratori, sicuramente chi vorrebbe più laicità e più diritti civili dovrà preparare una dura battaglia.
In sostanza sarà il ritorno della vecchia DC, magari con altri nomi e altri simboli, ma in pratica sarà quella.
Montezemolo però dovrà aspettare il crollo di Berlusconi, magari per un errore di quest’ultimo, dato che l’elettorato cui punterà sarà lo stesso. E qui è chiaro che sotto vi sia una lotta di poteri diversi. Forse Berlusconi ha stancato anche i suoi antichi protettori. Forse non ha deluso solo le aspettative di chi sperava di pagare meno tasse o di chi si aspettava di vedere meno criminalità. Forse, nonostante Alitalia, nonostante lo scudo fiscale, nonostante una politica sfacciatamente pro poter forti anche i grandi capitalisti italiani si sono resi conto che il padrino ha tradito le promesse e guarda solo al proprio orto.
Davanti a questo bel quadretto mi viene però da chiedermi una cosa: e agli italiani chi ci pensa?
venerdì 9 ottobre 2009
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