Sabato vi è stata una grande manifestazione a favore della libertà di stampa. Anch’io avrei preferito non vedere tutte quelle bandiere di partito, in quanto la libertà di stampa penso sia un valore importante per tutti, anche per chi oggi la detesta ma ieri la reclamava.
Penso che sia comunque notevole di una riflessione il fatto che la destra si sia automaticamente considerata vittima di questa manifestazione, come se si trattasse di una manifestazione contro la destra, mentre invece a favore della libertà di stampa, una libertà che è stata minacciata anche da sinistra.
Certo, è diverso querelare un giornalista per aver scritto delle falsità o querelarlo per aver fatto delle domande. Ma è innegabile che, a volte, anche a sinistra vi sia insofferenza verso la libertà di qualche giornalista.
La polemica però è entrata nelle case degli italiani e spesso si sente dire che non è libertà di stampa che manca, semmai mancano giornalisti neutrali, indipendenti, superpartes. Di certo questa non è una falsità, anzi, ma io mi chiedo, si può essere veramente superpartes? Ovvero, si può fare giornalismo senza essere schierati da una parte o dall’altra e senza essere contemporaneamente cerchiobottisti? Non lo so, ne dubito, ma dubito anche che sia davvero questo il nocciolo della questione.
Ovvero, è importante davvero che un giornalista non abbia idee politiche? Ammesso che sia possibile? Secondo me no.
Anzitutto preferisco un giornalista che abbia dichiarato quali idee politiche ha rispetto a uno che non lo dichiara. E’ senz’altro più trasparente e chiaro il primo rispetto al secondo.
In secondo luogo penso si possa essere contemporaneamente obiettivi e di parte e il segreto sta nell’avere idee politiche ma nel non avere padrini politici.
Secondo me infatti vi sono diversi tipi di giornalisti, c’è l’indipendente (di destra o sinistra che sia), c’è il cortigiano e c’è il cerchiobottista.
Quest’ultimo è il classico giornalista che dà ragione un po’ all’uno e un po’ all’altro, tanto per tenerseli buoni tutti, senza mai approfondire realmente gli argomenti. Questi giornalisti finiscono immancabilmente per fare il gioco di chi urla di più, anche senza volerlo, poiché essi tendono sempre a trovare una via di mezzo tra i due contendenti, cercando di non scontentare nessuno dei due. Ma così facendo si tende sempre a spostarsi verso le ragioni del più forte o del più potente o del più urlatore. Faccio un esempio: nel tema della laicità gli opposti sono quelli che vogliono la religione di Stato e quelli che vorrebbero l’abolizione della religione. Ammettiamo che in uno Stato X vi sia un gran numero dei primi e un numero esiguo dei secondi. La via di mezzo ideale sarebbe uno Stato laico, dove la religione è libera per tutti e non vi sono obblighi da parte di nessuno. Il cerchiobottista però finirà per spostarsi verso le ragioni dei fondamentalisti religiosi, giudicando ragionevole per lo meno qualche contributo statale alle religione e magari l’insegnamento religioso a scuola e l’ostentazione di certi simboli nei luoghi pubblici e la trasmissione pubblica delle funzioni religiosi, pur rimanendo libera la scelta di far parte o meno della religione in questione.
Il cortigiano invece è colui che dà ragione solamente ed esclusivamente ad una parte politica, a un partito o a un uomo politico in particolare, indipendentemente se questo rispetta o meno i principi nei quali anche il giornalista cortigiano crede (sempre che un cortigiano abbia dei principi e dei valori). Questi figuri somigliano più a degli ultras che a dei giornalisti. Questi sono quelli della peggior specie, poiché sono disposti anche a creare notizie false pur di sostenere le ragioni del proprio idolo. Mentre i cerchiobottisti si limitano a non dar torto a nessuno e ad approfondire poco questi cortigiani rifiutano la logica e la ragione, sostenendo senza se e senza ma il loro uomo o il loro partito.
Infine vi sono gli indipendenti e questi, secondo me, sono i migliori. Essi possono essere di destra o di sinistra, ma non nel senso che sostengono un partito o un uomo politico, ma nel senso che essi hanno dei valori di destra o di sinistra. Essi però non hanno paura a cantarle anche al partito che sostiene gli stessi valori del giornalista, o dice almeno di farlo. Anzi, spesso e volentieri essi attaccano il partito o gli uomini politici che gli risulterebbe naturale votare, proprio per spingerli a difendere con più vigore certe posizioni o certi principi. Essi possono risultare di parte, poiché magari si interessano solo di argomenti che stanno loro a cuore (ad esempio i problemi dei lavoratori piuttosto che quelli delle imprese), ma lo fanno solo se c’è qualcosa da dire, lo fanno senza inventarsi nulla.
Ecco, io penso che in questo paese si faccia confusione su queste 3 tipologie di giornalisti. Immagino, e spero, che gli italiani desiderino, come me, più giornalisti indipendenti che cerchiobottisti. La differenza sostanziale tra i due, solitamente, è questa: i secondi danno sempre ragione a tutti, i secondo danno torto a tutti. E non serve che dica chi, secondo me, aiuta davvero il cittadino a scegliere.
lunedì 5 ottobre 2009
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