giovedì 4 giugno 2009

Elettocrazia

Oggi Obama ha parlato dell'importanza che la democrazia deve avere anche nel medio oriente e nei paesi islamici.
Qualcuno gli ha però posto una domanda curiosa, del tipo: "voi parlate sempre bene della democrazia, però quando grazie alla democrazia va al potere un gruppo come Hamas vi precipitate a dichiarare il vostro sdegno per come sono andate le elezioni. Ma la democrazia prevede anche l'elezione di Hamas o no?".
La risposta di Obama è stata illuminante e dovrebbe esserlo anche per noi. Obama infatti ha detto che "c'è differenza tra democrazia ed elettocrazia".
Elettocrazia, ecco il termine giusto per definire anche la situazione che viviamo oggi in Italia. La base di partenza per dire se una cosa è da fare o meno non è più se essa crea danni o vantaggi, bensì se essa è o meno appoggiata dal popolo. Ma questa non è democrazia, questa è la cosidetta "dittatura della maggioranza", quella insomma secondo cui 51 persone possono tranquillamente aprofittare delle restanti 49 in forza della loro maggioranza.
Oggi in Italia qualsiasi dibattito politico viene risolto dalla destra con la fatidica frase "noi abbiamo l'appoggio del popolo, noi puntiamo al 70%, 3 italiani su 4 sono dalla parte del premier". Purtroppo però tutto ciò non centra nulla con la democrazia, per due motivi fondamentali:

1) la democrazia non si può ridurre alla mera soddisfazione dei desideri di chi rappresenta la maggioranza politica del momento. Questa maggioranza, in democrazia, non può e non è legittimata ad agire in maniera da svantaggiare la minoranza. In tal caso si parlerebbe di dittatura, di regime. In democrazia deve certo esserci una maggioranza e una minoranza, ma prima ancora deve esserci il rispetto tra le due parti e devono esserci delle garanzie di difesa nei confronti delle minoranze e dei più deboli. A questo serve la nostra Costituzione. La base della nostra Repubblica, di cui da qualche giorno abbiamo festeggiato il compleanno, è proprio la difesa dei più deboli.
"La sovranità appartiene al popolo, CHE LA ESERCITA NELLE FORME E NEI LIMITI DELLA COSTITUZIONE".
Ecco cosa dice il primo articolo, la base di tutto. Dice che la sovranità appartiene al popolo, ma anche questa sovranità è soggetta a qualcosa di più grande, ovvero la Costituzione stessa, che altro non significa se non la difesa dei diritti di chi non fa parte della momentanea maggioranza. E' dunque la suprema difesa della democrazia, un limite alla libertà estrema che porta inevitabilmente alla dittatura del più forte, del più furbo, del più ricco o del più potente.
2)nonostante tutto ciò però è necessario che qualcuno prenda delle decisioni e questo qualcuno è chiaramente la maggioranza dei cittadini. Essendo impossibile far decidere 40 o 50 milioni di persone per ogni piccola cosa si è escogitato il sistema della rappresentatività parlamentare della volontà popolare. In pratica ogni parlamentare rappresenta una parte dei cittadini (anche se deve comunque votare in parlamento tenendo presente che quando ricopre quella carica egli rappresenta tutti i cittadini, non solo i suoi elettori), quelli che, teoricamente, la pensano come lui sui vari argomenti tipici di una società moderna. Perchè tutto ciò funzioni però è necessario innanzitutto che i cittadini possano realmente votare il candidato che più li rappresenta. Qui in Italia ormai non è più possibile perchè non siamo più noi cittadini a votare per un candidato, bensì sono i partiti a decidere (più o meno) chi arriverà in parlamento e chi ne starà fuori. Noi siamo chiamati solo a una ratifica delle decisioni prese dall'alto. Inoltre non siamo nemmeno sicuri che la nostra ratifica sia comunque servita a qualcosa. Infatti o la lista che votiamo supera il 4% oppure noi restiamo senza rappresentanti e i seggi cui avrebbe diritto la nostra lista e le altre minoritarie andranno spartite tra i 4-5 partiti più grossi. Ma non è finita qui. Come si sa la base per una democrazia vera e sana è un'informazione libera e indipendente. Cosa che, qui in Italia, non c'è. Capire come mai non ci sia non è così difficile, esistono decine di libri sull'argomento. Ma per un'ulteriore e attuale dimostrazione pratica leggetevi l'articolo di Peter Gomez sull'Espresso di questa settimana.
Dunque, in ultima analisi, il conflitto di interessi (berlusconiano ma non solo) che coinvolge e mortifica il nostro sistema informativo è la definitiva pietra tombale della nostra democrazia. TG e giornali ormai non badano più al loro originario ruolo, cioè dare le informazioni, riportare i fatti. Ormai il loro compito è quello di dirigere e addomesticare le opinioni. Non importa se per fare ciò si danno notizie false, tendenziose, esagerate o sottovaluate. L'informazione italiana deve creare consenso verso determinati gruppi di potere, dunque poco importa di che tipo sia la notizia, l'importante è che serva a quell'obiettivo.
Ecco dunque che anche noi, come certi paesi islamici, non stiamo più in democrazia, ma in elettocrazia.

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