venerdì 26 giugno 2009

L'Italia va a puttane

Nel momento in cui tutti sono impegnati a parlare delle puttanate (nel vero senso della parola) di Berlusconi ci si dimentica delle grandi imprese dei suoi colonnelli.
Uno ad esempio è Tremonti. Il prode ministro dell'economia, che tanto bene ha fatto agli evasori fiscali di mezza Italia, ha lanciato un ultimatum agli economisti: "tacete fino a settembre". Salvo precisare immediatamente che non si tratta di censura, ma di igiene.
Trovo simpatico che, oltre a ordinare il silenzio al TG più visto d'Italia questo governo abbia l'ardire (e il potere) di fare lo stesso nei confronti degli economisti.
Tutto nasce chiaramente dalla solita querelle tra Draghi e Tremonti. L'uno dipinge una situazione secondo la quale il PIL calerà del 5% al termine dell'anno (con la Marcegaglia che dice "magari!"), l'altro si ostina a dipingere una situazione rosea secondo cui noi usciremo "prima e meglio" dalla crisi rispetto agli altri paesi europei.
Questo mantra del "prima e meglio degli altri" ormai ci viene propinato da quasi un anno. Secondo la destra infatti l'Italia sarebbe in grado (non si sa grazie a quali misteriose virtù) di subire meno la crisi rispetto agli altri paesi europei, più esposti al volere delle banche. Ma fin che si trattava di una crisi finanziaria era un ragionemento tutto sommato ragionevole. Ma resta il fatto che questa non è una crisi prettamente finanziaria. La Banca d'Italia ha rivista al ribasso le stime sul PIL (dal -2% al -5&), cosa sottolineata da Tremonti come per dire che Draghi non sa quel che dice, ma l'ottimista senza se e senza ma è sempre stato lui, non Draghi.
Sembrava che quel -2% fosse la prova che noi stavamo meglio di Spagna, Germania, Inghilterra, che calavano più di noi. Ma, a parte il fatto che loro partivano anche da un livello di crescita maggiore, c'è da dire che ormai noi caliamo esattamente come loro, il che è molto preoccupante visto che già eravamo inferiori.
Dunque aveva ragione chi sosteneva che l'intero sistema economico-produttivo del paese era da rifare e da rivedere (io continuo a sottolineare il grosso impatto che mafia, corruzione ed evasione fiscale hanno in tutto ciò).
Nonostante ciò il governo continua con la campagna dell'ottimismo. Berlusconi che annuncia che il peggio della crisi è passato, Tremonti che chiede il silenzio degli economisti. Ma perchè? Forse perchè c'è il pericolo che nei prossimi mesi escano dei dati che confermano i danni provocati dall'immobilismo del governo? Per distogliere l'attenzione sul fatto che Tremonti e Berlusconi non sanno che pesci pigliare per fronteggiare la crisi, la disoccupazione, la chiusura di migliaia di piccole imprese?
Si continua a chiedere di tagliare la spesa pubblica, ma a che pro? La spesa pubblica può e deve essere un grande volano di coesione sociale e di spinta, basta saperla indirizzare nella giusta maniera, basta investire quei soldi nei settori giusti. Difficilmente miglioreremo il paese aumentando il comfort delle auto blu a scapito della ricerca universitaria, difficilmente modernizzeremo l'Italia regalando 9 miliardi all'anno (almeno) alla Chiesa e lasciando i precari in mezzo a una strada, difficilmente otterremo più sicurezza lasciando che la mafia e qualche imprenditore senza scrupoli si intaschino 60 miliardi all'anno di tangenti al posto di usare quei soldi per velocizzare e razionalizzare la giustizia e migliorare l'azione preventiva delle forze dell'ordine.
La politica economica di questo governo dunque è un sostanziale fallimento e i risultati (questa è la fregatura) difficilmente si vedranno nei prossimi mesi. I risultati di questo fallimento li pagheremo tra qualche anno, quando ormai Berlusconi e Tremonti saranno un lontano e triste ricordo.
Ma tutto ciò, danni presenti e danni futuri, alla sinistra non importa. La gente perde il lavoro, le imprese chiudono, i giovani dovranno rinunciare all'istruzione, il welfare non è dato dallo stato ma da associazioni di volontariato e, sopratutto, dalle famiglie (che però non hanno fondi infiniti). Tutto ciò, dicevo, alla sinistra non importa. La cosa importante, in Italia, sono le puttane di Berlusconi.

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