Ieri al Senato è stato approvato il famoso emendamento D'Alia che in pratica consente di chiudere una pagina web se in essa vi si riscontra l'invito di disubbidire a una legge considerata ingiusta.
Sempre ieri, a Milano, il presidente del Consiglio, sua maestà l'imperatore, ha espresso la volontà di riprendere il discorso sulla riforma della giustizia, necessaria a suo dire per limitare il potere dei pm, i quali si azzardano (addirittura!) a indagare sui ricchi e sui potenti come lui.
Sulla riforma della giustizia in salsa berlusconista e sull'emendamento D'Alia ormai sappiamo già tutto, in internet ci sono (ancora) molte notizie al riguardo.
La cosa però è curiosa se la guardiamo dal punto di vista della libertà, il valore che Berlusconi dice di amare di più. Ma è una libertà assai relativa quella che lui ama, anzi, direi che è una libertà d'elite quella che lui persegue.
Da una parte infatti egli limita la libertà di chiunque abbia un blog o una banalissima pagina web, come ormai tutti ce l'hanno su myspace o su facebook. Limita la possibilità di postare video su youtube e chissà quante altre cose. Forse di per sè l'emendamento non è niente di che, però il messaggio che si vuole mandare è proprio quello di limitare la libertà su internet, l'unico spazio dove essa era davvero garantita. Si dice che si fa tutto ciò per contrastare i siti sulla pedofilia o su altri reati ancor più gravi, ma io non credo che sin'ora la polizia e la magistratura fossero privi di mezzi legislativi per contrastare questo tipo di apologia di reato. Il controllo che invece nascerà da questa legge sarà probabilmente solo il preludio di altre restrizioni ancor peggiori. Ieri ho parlato dell'informazione italiana e ciò non fa che confermare che l'indipendenza di internet dà fastidio a questa classe politica.
Dall'altra parte però Berlusconi vuole aumenterà la libertà, ma questa volta si tratta di una libertà negativa. Ormai tutti sappiamo che la riforma della giustizia si farà solamente per rendere più difficile la vita dei pm. Gli obiettivi del clan berlusconista sono quelli di limitare o azzerare i processi e le indagini nei confronti dei potenti che fanno riferimento a quel gruppo di potere (ma anche ad altri). Ciò provocherà un innalzamento della libertà per queste persone che probabilmente già non brillavano prima per onestà e moralità nell'azione pubblica, figuriamoci quando sapranno che gli eventuali reati da loro commessi difficilmente potranno essere giudicati e ancor più difficilmente essi potranno essere condannati. Quest'aumento della loro libertà però verrà automaticamente controbilanciato con una diminuzione della nostra libertà, dei nostri diritti, della nostra dignità. Per nostra chiaramente intendo quella dei cittadini normali.
Dunque la libertà secondo Berlusconi non è assolutamente una libertà collettiva, di tutti, di cui tutti hanno diritto. La libertà secondo Berlusconi è una libertà per pochi, da difendere a scapito di quella altrui, senza badare al sodo, senza rispettare niente e nessuno. Una libertà che dunque è l'esatto contrario della vera libertà e che diventa soppruso, tirannia.
E in tutto questo, dov'è la sinistra, dov'è l'opposizione che dovrebbe denunciare questi fatti?
venerdì 5 giugno 2009
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