Postato il 29 giugno 2009 da L.Longo
Attualmente studiano in Italia circa 20.000 studenti stranieri (1,3% degli studenti totali), il dato è tra i più bassi a livello europeo. Negli anni ‘90 si è registrata una flessione della presenza degli stranieri nelle università italiane, soprattutto a danno di asiatici e americani.
Gli immigrati sono spesso alle prese con i tempi lunghissimi dei rinnovi nelle questure, soprattutto i giovani che hanno in mano un tipo particolare di documento: il permesso di soggiorno per motivi di studio.
Ogni anno sono sottoposti a un processo che dura circa dieci mesi, per ottenere un documento che ne vale dodici, e la cui validità è in gran parte già scaduta a causa dei tempi della burocrazia italiana. Questi ragazzi, in attesa del documento, non possono viaggiare fuori dai confini italiani. Le loro “finestre di libertà” durano solitamente due o tre mesi, dall’ottenimento del permesso di soggiorno e prima della scadenza dello stesso, quando si trovano ad aspettare nuovamente da capo.
C’è chi non solo aspetta da un anno il permesso di soggiorno (della durata di un anno per motivi di studio) ma è pure in attesa della cittadinanza da anni. Molti di questi ragazzi hanno frequentato tutte le scuole dell’obbligo italiane e ora studiano all’università. Qui hanno la loro vita, gli amici, c’è chi ha anche parenti e affetti; l’italiano lo conoscono come se fosse una lingua madre.
Otto mesi esatti per la prima convocazione in questura. Una carta di soggiorno che gli costerà quasi il doppio, a causa dei ritardi, per un volo diretto rispetto al biglietto aereo con uno scalo in Europa; scalo vietato agli immigrati che sono in attesa di un permesso di soggiorno e che possono provare la propria regolarità in Italia solo con il “cedolino” che attesta la richiesta di rinnovo.
Sul Sole 24 Ore troviamo la testimonianza di un italiano che, in questi anni, ha lavorato al ministero dell’Interno. L’articolo parla della sua esperienza diretta con l’immigrazione in USA e in Svizzera e sottolinea come nei due paesi i tempi per ottenere permessi di soggiorno siano di gran lunga inferiori ai nostri. Possibile che in Italia passi così tanto tempo?
COSA DICE LA NOSTRA LEGGE?
L’attuale legge in materia di immigrazione, la Bossi-Fini, come peraltro le precedenti, sembra scoraggiare il cittadino straniero a trasferirsi in Italia per frequentare le nostre università.
Se infatti la legge sancisce la parità tra studenti stranieri ed italiani quanto ad accesso all’università e diritto di studio, il regolamento di attuazione pone forti limiti a chi desidera studiare in Italia: basti pensare alla programmazione annua dei visti di ingresso e dei permessi di soggiorno per motivi di studio, all’incertezza del rinnovo annuale di questi permessi, ai requisiti economici per l’ingresso del nostro paese, al difficile meccanismo di riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero, alle questioni legate all’ assistenza sanitaria e all’accesso degli stranieri al diritto allo studio.
Qual è l’iter burocratico che uno studente straniero deve intraprendere per venire a studiare in Italia?
Tutto comincia in patria. Lo studente si deve rivolgere all’ambasciata italiana per il rilascio del permesso di soggiorno.
Il numero di visti concessi è stabilito in base alla disponibilità di posti dei singoli atenei. La contingenza è definita dalle università ad aprile.
Il permesso di soggiorno è rilasciato a fine agosto. Il forte ritardo fa in modo che lo studente possa venire in Italia solo pochi giorni prima della prova d’italiano, prevista ai primi di settembre.
Per ottenere il visto si deve dimostrare di avere i mezzi di sussistenza necessari per mantenersi nel nostro paese: più di 350 euro per ogni mese di durata del permesso di soggiorno. Il visto dura un anno e facendo i conti arriviamo a circa 4500 euro. Essendo difficile per un giovane straniero possedere questa somma molti ragazzi si mettono d’accordo, fanno un conto unico con tutti i loro risparmi e se lo scambiano.
Il problema rimane per chi non conosce altri ragazzi che debbano trasferirsi in Italia. Se non si è in possesso della cifra richiesta si può dimostrare di avere garanzie economiche da parte di enti italiani di volontariato che nel loro statuto prevedano l’erogazione di borse di studio. Negli anni si sono creati continui ostacoli anche a questi enti. Fino a poco tempo fa inoltre la garanzia economica poteva essere offerta anche da una persona fisica, oggi non è più così.
ALLOGGI
Al momento dell’iscrizione all’università lo studente deve dichiarare di possedere un alloggio idoneo. Ovvio le case dello studente ma sembra che ci sono tanti studenti invece costretti a dormire nei parchi o nelle stazioni. Il motivo è la difficoltà per un giovane straniero di trovare camere in affitto. Molti studenti stranieri sono ritornati nel paese d’origine proprio perchè non hanno trovato un posto per dormire. C’è chi si rivolge alle agenzie per l’affitto. In un’agenzia chiedono il pagamento anticipato della stanza. I soldi vengono trattenuti fino a quando l’alloggio non si trova. C’è chi rimane mesi senza casa.
RINNOVO DEL PERMESSO DI SOGGIORNO
Quando un ragazzo straniero viene in Italia, ha il permesso di soggiorno valido solo fino a dicembre. Prima del 31 dicembre deve chiedere il rinnovo.
Non passano meno di cinque mesi prima che il nuovo visto sia rilasciato. Sapete che succede? Il permesso scadrà di nuovo a dicembre. La sua durata risulterà quindi inferiore ai dodici mesi. Oltre all’attesa ciò significa non poter ottenere la residenza per la quale si deve avere un permesso di tale durata. Non avere la residenza vuol dire per un giovane studente, ad esempio, non avere il medico di base. Per il rinnovo del permesso si deve andare in questura. Si passano ore in coda anche perché lo sportello è unico per tutti gli stranieri in Italia, senza distinzioni tra studenti, rifugiati politici etc. L’attesa è di almeno cinque mesi ma può capitare che la questura perda alcuni documenti e i tempi si allunghino.
Se non si riesce a prendere il permesso prima delle vacanze si deve rimanere in Italia e passarle lontano da casa.
RICONOSCIMENTO TITOLI DI STUDIO
Non esistono dei criteri comuni per il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero. Spetta alle università farlo, caso per caso, attraverso un percorso abbastanza lungo e tortuoso. Molti atenei hanno stabilito di non riconoscere per intero (equipollenza) il titolo accademico conseguito all’estero. Non riconoscere titoli di studio conseguiti all’estero dimostra scarsa fiducia delle nostre istituzioni nei confronti di quelle degli altri paesi. Serve una collaborazione tra paesi, la creazione di criteri per i quali la laurea e gli esami superati in un paese siano riconosciuti in qualunque altro senza che il giovane debba tornare a studiare o perda tempo a ripetere esami già superati.
DIRITTO ALLO STUDIO
L’Italia ha un programma di cooperazione per lo sviluppo cui destina circa 2 milioni di euro l’anno. Il Ministero degli Esteri attribuisce a borse di studio per il terzo mondo solo il 2% di questa somma. Queste borse di studio sono solo per le specializzazioni, non per i normali corsi di laurea.
Alla borsa di studio degli enti regionali (Adisu) si può accedere solo dopo aver rinnovato il permesso di soggiorno. Il tetto massimo concesso è di circa 3500 euro l’anno. E’ difficile mantenersi completamente in Italia con tale cifra.
RINNOVO ANNUALE
I permessi di soggiorno per motivi di studio sono rinnovati agli studenti che nel primo anno di corso abbiano superato una verifica di profitto e negli anni successivi almeno due verifiche. Il rinnovo non può essere comunque rilasciato per più di tre anni oltre la durata del corso di studio.
Il rinnovo del permesso di soggiorno annuale lascia lo studente straniero in una condizione di costante incertezza di poter continuare gli studi. Sono sempre più numerosi gli studenti stranieri presenti nelle nostre università, nonostante l’Italia rimanga uno dei paesi Ocse che ospita la minore percentuale di studenti universitari di diversa nazionalità. Sono infatti solo il 2% del totale contro il 28% degli USA , il 14% del Regno Unito e l’8% della Francia.
Qualche tempo fa si è tornato a parlare di “ fuga dei cervelli “. Medici e scienziati italiani sarebbero spesso spinti a migrare in altri paesi alla ricerca di migliori condizioni di lavoro. Anche gli studenti e ricercatori più promettenti andrebbero all’estero a specializzarsi e spesso lì rimarrebbero.
Ma se tanti e promettenti italiani vanno all’estero a perfezionare i propri studi vuol dire che i paesi che li ospitano offrono delle condizioni di accesso e di studio invitanti, cosa che sicuramente non avviene in Italia.
Allora invece di lamentare la fuga all’estero dei migliori “cervelli locali” perché non cercare di attrarre i migliori “cervelli globali” dotando le nostre università di strumenti e strutture che richiamino lo studente straniero piuttosto che cacciarlo? Perché non rinnovare la didattica e le strutture universitarie così che diventino un forte elemento di attrazione per chi si sposta dal proprio paese per motivi di studio?
Per fare questo però serve una legge sull’immigrazione che in materia d’istruzione sia più aperta allo scambio interculturale e che consideri lo studente straniero non più solo un problema da arginare ma anche una risorsa per la crescita culturale, scientifica e tecnologica del nostro paese.
*fonti: studenti.it, ilsole24ore.com
lunedì 29 giugno 2009
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