Carlo Rosselli è una delle più importanti figure dell'antifascismo italiano.
Nacque a Roma, in Via delle Convertite 21, il 16 novembre 1899 e, trasferitosi a Firenze, iniziò ad entrare in contatto con l'ambiente socialista. Dopo la primaguerra mondiale, alla quale partecipò chiedendo di essere assegnato negli Alpini, Carlo assistette prima al successo che il partito socialista ottenne alle elezioni del 1919, poi alla sua sconfitta e all'affermazione definitiva del movimento dei fasci da combattimento. Questo movimento divenne un vero partito, partito nazionale fascista, guidato da Mussolini che nel 1922 ottenne l'incarico di formare il nuovo governo. Iniziò così un periodo difficile per le sorti degli antifascisti; molti furono costretti all'esilio e fra questi anche Carlo Rosselli che fu ucciso, assieme al fratello Nello, il 9 giugno 1937 a Bagnoles del'Orne, in Francia, da alcuni sicari mandati da Mussolini.
Nel frattempo Carlo, che si era legato prima al socialismo riformista poi alle correnti revisionistiche per aderire alla fine al partito socialista unitario, si era impegnato per creare, sulle rovine del fascismo, una democrazia stabile e la lotta che aveva proposto contro il regime, doveva essere condotta su due fronti: quello ideologico e quello pratico.
Il primo per far recuperare al partito socialista un nuovo contatto con la realtà, legame che era andato perduto quando era stata assunta, alla base dell'ideologia socialista, la dottrina marxista.
Egli era convinto che per questo motivo la nuova generazione, "idealista e volontarista", si era allontanata da un partito legato al "linguaggio scientificistico dei vecchi", colpevoli di non essersi fatti interpreti delle esigenze dei più giovani.
Rosselli propose quindi un'opera di revisione e di riorganizzazione del socialismo che doveva avere all'interno un maggiore liberalismo e rinunciare ad una filosofia da seguire. Il socialismo italiano per risollevare le sue sorti e per assicurare un governo stabile all'Italia postfascista doveva assumere come modello il partito laburista britannico, l'unico dei partiti socialisti a non avere imposto "l'accettazione di un credo completo". Rosselli prediligeva l'empirismo degli inglesi proprio perché guardavano ai problemi concreti negando ogni dogmatismo marxista, ed Egli rivolgeva la sua attenzione ad alcune importanti personalità: R.H. Tawney, G.D.H. Cole ed i coniugi Webb, sostenendo che l'Italia e l'Inghilterra erano sì due paesi diversi per cultura e per tradizioni, ma che il partito socialista inglese, a differenza di quello italiano, non aveva subìto la stessa sconfitta. Per questo si doveva seguire il suo esempio.
Alcune di queste sue idee le troviamo espresse già nella sua tesi di laurea, ampliate nei suoi articoli ed esposte, in modo ben più ampio, in Socialismo Liberale, opera che aveva scritto mentre si trovava al confino di Lipari.
Era proprio osservando lo spirito liberale che forze diverse potevano partecipare assieme al governo del Paese. "L'utopia liberale" si poteva realizzare, in Italia, con un'opera di educazione delle masse, diffondendo la cultura e l'idea di rispetto dell'avversario: la critica doveva essere accettata come stimolo e nello stesso tempo come limite.
Dal lato pratico la lotta contro il fascismo si doveva condurre iniziando il popolo alla difesa della libertà, costituendo un Fronte Popolare Italiano, non modellato su quello francese, bensì adeguato alla situazione italiana, ed educando una nuova "élite" rivoluzionaria.
Rosselli fondò un movimento, "Giustizia e Libertà", che voleva essere proprio "l'anima della rivoluzione liberatrice di domani": un movimento rivoluzionario che riuniva in Italia e all'Estero coloro che volevano combattere il regime per creare una società libera e civile.
La risposta dell'emigrazione e dell'antifascismo italiano non si fece attendere perché nella guerra in Spagna si schierò numerosa a fianco del fronte popolare spagnolo. Rosselli fu alla testa di una colonna di esuli antifascisti ed era sicuro che questa esperienza avrebbe condotto alla certezza di poter vincere anche in Italia. Celebre la sua frase, che divenne un vero e proprio motto "Oggi in Spagna, domani in Italia".
Per Rosselli era importante l'unità proletaria, "una necessità indeclinabile", e per abbattere il fascismo propose di unire proletariato e borghesia in una coalizione liberalsocialista. Una formula auspicata nel 1911 in Inghilterra da Leonard T. Hobouse con una collaborazione tra partito laburista e partito liberale. Questa cooperazione, condivisa dal Rosselli, fu realizzata in Inghilterra con il governo di coalizione del 1929 formato dal primo ministro laburista Ramsay Mac Donald.
Dopo la sconfitta dei laburisti alle elezioni del 1931, Rosselli si dichiarò ancora convinto della validità del programma liberalsocialista. Nei Quaderni di "Giustizia e libertà" propose la costituzione di una Repubblica, di una vera democrazia dove l'unico sovrano era il popolo, e dove l'elemento contadino doveva costituire le basi della nuova democrazia italiana.
"Il socialismo - scrive Rosselli - è lo sviluppo del principio di libertà (...) è liberalismo in azione, è libertà che si fa per la povera gente". E la libertà, che è autoconquista, doveva essere difesa da ogni tentativo di soppressione. Rosselli l'ha difesa pagandola con la vita.
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