Postato il 22 giugno 2009 da Luca Rinaldi
L’OCSE nel mese scorso, dopo le rilevazioni, piazzava l’Italia al 23esimo posto sui 30 disponibili, nella classifica dei salari all’interno dei paesi più industrializzati del mondo. Buste paga più pesanti non solo in Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, Francia, ma anche Grecia e Spagna. In Europa dietro, vi sono soltanto Portogallo e i Paesi del recente Allargamento dell’est Europa.
In un’altra classifica invece siamo leader e ce ne accorgiamo, però a metà. L’Eurostat ha oggi reso noto che l’Italia è il Paese in Europa col maggior carico fiscale sul lavoro. In Italia le tasse e i contributi sociali rappresentano il 44% del salario, davanti a Svezia e Belgio. Qualcosa però non è chiaro: questo 44% viene tolto dalle buste paga e il lavoratore lo riscontra ogniqualvolta percepisce lo stipendio, peccato che il lavoratore stesso non abbia poi in cambio i servizi e le efficienze che occorrerebbe pretendere in un paese dove la pressione fiscale è alle stelle. In Svezia infatti la situazione è ben diversa: alta pressione fiscale, alta qualità nei servizi pubblici come per esempio il trasporto pubblico.
Guardando il panorama nel totale, non solo riguardo la tassazione dei salari, ci accorgiamo che l’Italia è quinta nella UE in quanto a pressione fiscale totale. Pagare le tasse e non capire dove vanno a finire. O meglio, lo si capisce, ma qualcuno fa finta di niente con la giustificazione di un debito pubblico insanabile formato dagli scorsi governi e amenità varie. La pressione fiscale tradotta in servizi al cittadino è ancora un miraggio per l’Italia che insegue le promesse di chi invoca un milione di posti di lavoro (in meno) e la riduzione della pressione fiscale, soprattutto in busta paga. Il massimo che arriva dagli ultimi otto anni? -1% sull’aliquota massima applicata ai redditi delle persone fisiche. Un po’poco, per chi prometteva meno tasse per tutti, troppo poco per i cittadini.
mercoledì 24 giugno 2009
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