sabato 20 giugno 2009

La crisi della sinistra

Questa sinistra è in crisi nera, e lo dimostra l'unico modo che hanno per attaccare Berlusconi: la sua vita privata. Non nego che tutto ciò sia abbastanza mortificante per l'immagine del nostro paese e del nostro governo all'estero. Però tra tutti i problemi del governo e della politica in generale mi pare quelli più veniale e meno pericoloso. Non dimentichiamoci che, sia a destra che a sinistra che al centro, vi sono diversi individui in odor di mafia, diversi individui indulgenti (fin troppo) con la pratica della corruzione. Insomma, non è che il nostro parlamento e la nostra politica pulluli di onestà e di trasparenza, eppure l'unico modo per attaccare Berlusconi sembra essere quello della sua vita privata. Un sintomo degli anni che corrono forse.
Ma ciò non toglie che la sinistra è in crisi. Dal PD a Diliberto, non si sanno che pesci pigliare, letteralmente. E secondo me è un problema che viene da lontano e che la sinistra non ha mai affrontato: l'identità.
In passato l'identità era semplice. Se eri di sinistra eri del PCI. La maggior parte della gente di sinistra stava li, sopratutto perchè gli altri partiti laici si alleavano con la DC, dunque molti, pur non essendo comunisti, votavano per il PCI in quando era l'unico partito di sinistra a fare opposizione, sopratutto con l'avvento di Craxi alla guida del glorioso PSI.
All'epoca della svolta della Bolognina però, secondo me, cominciò la fine della sinistra. All'epoca il modello comunista era ormai crollato sotto le macerie del muro di Berlino, rivelando tutta la sua brutalità e la sua negatività. Ciònonstante la sinistra (in generale, non solo i comunisti) avevano anche raggiunto molti traguardi importanti per la vita sociale di tanti popoli, sopratutto in Europa. Il diritto di voto, il diritto di parola, la libertà di stampa, la libertà di religione, l'abolizione della schiavitù, la carta dei diritti dell'uomo. Tutte conquiste di sinistra, poi fatte proprie anche culturalmente dalla destra e da tutti quanti. In quel momento però la sinistra, sopratutto italiana, ma non solo si perse. Da una parte vi era l'innegabile successo (per il momento) delle politiche neo-liberiste dei paesi anglosassoni, dall'altra vi era il fallimento devastante dell'ideologia comunista. In Italia però, come ho detto, la sinistra faceva rima con comunismo.
Si scelse dunque di creare un nuovo partito, il PDS. Ma per come nacque l'impressione forse fu più di un tentativo di trasformismo che di una vero cambio di rotta. Nel simbolo del PDS vi era ancora la falce e il martello, i dirigenti erano gli stessi, cosa cambiò dunque? Il nome, solo quello. Era l'ennesimo tentativo di legittimazione della sinistra, ma riuscì piuttosto male, credo. Era giusto e necessario iniziare un nuovo percorso, per una nuova sinistra. Era talmente giusto che ancora oggi si sta tentando di trovare la strada giusta, evidentemente perchè allora non si presero le decisioni giuste. La sensazione di trasformismo non aiutò a conquistare i moderati, l'alleanza coi democristiani (o quel che ne rimaneva) non convinse i nostalgici del PCI.
Ora, sono passati 18 anni da quella "svolta". E i giovani di oggi dunque non hanno mai conosciuto il PCI, del comunismo sanno poco e nulla e ciò che sanno spesso è ciò che di negativo ha fatto. Io credo che nella generazione dai 18 ai 30 anni di oggi vi siano molti meno elettori di sinistra rispetto ai loro coetanei di 15 o 20 anni fa.
Nonostante questo i dirigenti dei vari partiti di sinistra non rinunciano alle tradizoni comuniste, ai valori comunisti. Ma ormai quei valori, per la maggior parte delle persone, sono dei disvalori. Ciò non significa che i comunisti non debbano avere il diritto ad avere un partito e dei valori, anzi, sono i benvenuti secondo me. Ma allora siano coerenti, come Diliberto e Ferrero, si presentino col loro simbolo, che ha tanti significati, e lo difendano. Ma non facciano come quelli di SeL che dicono di voler creare una nuova sinistra, ma non vogliono abbandonare i valori comunisti. La gente di sinistra è stufa del PD, sempre più concentrato sul potere e sui voti che sui desideri e sui bisogni dei cittadini. Sempre più orientato al moderatismo, alla timidezza, al tentativo di compiacere alla Chiesa. Dall'altra parte però i comunisti mi sembrano ormai un partito conservatore. I loro unici obiettivi sono quelli di difendere le conquiste fatte nel '900. Ancora oggi parlano di scala mobile, ma i giovani d'oggi non sanno neanche cos'è la scala mobile. E il mondo stesso è cambiato da allora. Se la sinistra, specialmente in Italia, vuole avere un futuro, dovrà elaborare un modello nuovo, progressista e che punti al futuro, non al passato. Alla conquista, all'attaco, al coraggio, non alla difesa, alla timidezza. Ma per farlo dovrà abbandonare i vecchi clichè, dovrà essere davvero nuova, indipendente dalla pesante eredità del PCI.
Una nuova sinistra dovrà avere l'obbligo di guardare avanti con speranza, non di guardare indietro con nostalgia.

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