Le ultime esternazioni di quell'uomo che occupa probabilmente in modo abusivo Palazzo Chigi mi fanno non solo inorridire e vergognare di essere rappresentato nel mondo da un individuo simile, ma mi fanno addirittura preccupare.
"Alle parti sociali che ho incontrato questa mattina ho detto che questa crisi economica ha come primo fattore quello psicologico. - ha esordito Berlusconi, a Palazzo Chigi - Ho detto tante volte, e l'ho ribadito anche a loro, che il fattore ottimismo è fondamentale per uscire dalla crisi: la gente deve tornare agli stili di vita precedente e deve rialzare i consumi. Anche perché la gente non ha motivi per diminuire i consumi".
Certo la gente non ha alcun motivo per diminuire i consumi: stipendi più bassi d'Europa, perdita di posti di lavoro, imprese in crisi, tasse che aumentano senza ricevere nulla di adeguato in cambio non sono di certo motivi sufficienti per risparmiare qualche euro. E sicuramente la crisi c'è solo per un fattore psicologico. Un giorno ci si sveglia, ci si illude di aver perso 30.000€ in borsa per colpa di un Tanzi o di un Ricucci qualsiasi, le fabbriche vicine a dove lavoriamo chiudono, alcuni amici restano in cassa integrazione. Ma chiaramente è una crisi psicologica, la finanza sregolata di matrice reaganiana-bushiana non centra nulla, così come non ha nulla a che fare con tutto ciò la criminalità organizzata, il riciclaggio di denaro sporco, la crisi energetica e lo stile di vita eccessivamente alto rispetto agli introiti delle famiglie americane. Curioso che la ricetta berlusconista per uscire dalla crisi sia quasi identica alla causa per cui ci siamo entrati.
"Ma le organizzazioni internazionali, invece un giorno sì e uno no escono e dicono che il deficit è al 5%, meno consumi del 5%, crisi di qui, crisi di là, la crisi ci sarà per fino al 2010, la crisi si chiuderà nel 2011... Un disastro: dovremmo veramente chiudere la bocca a tutti questi signori che parlano, magari perchè di cose che i loro uffici studi gli dicono possono verificarsi, ma che così facendo distruggono la fiducia dei cittadini dell'Europa e del mondo"
Grande esempio di libertà da colui che si definisce il campione della liberal-democrazia, il leader del "Popolo della Libertà". Chissà come la intende Berlusconi la libertà. Forse per lui la libertà non è quella di essere informati o di poter informare o di poter avere le proprie idee. La libertà secondo Berlusconi probabilmente si limita ad arrogarsi il diritto di decidere cosa e come gli italiani dovrebbero venire a conoscenza delle notizie.
Il caso Parmalat è ancora una volta esemplare (ricordiamo che è uno degli scandali finanziari più grossi d'Europa, forse il più grosso in assoluto): nessuno sapeva come versasse in realtà l'azienda di Tanzi, dunque tutti si fidavano. I risparmiatori compravano azioni e bond, gli allevatori vendevano il latte facendo credito alla Parmalat. Grazie a un sistema di corruzione Tanzi è riuscito a tenere tutto nascosto. la gente è rimasta "ottimista" (come direbbe il pazzoide) ed ha perso un mucchio di soldi. Chissà cosa sarebbe successo se, invece di aver avuto un tipico esempio di mercato berlusconista si avesse un avuto un mercato liberale, dove l'informazione esatta sullo stato di salute della Parmalat avrebbe sicuramente evitato una gestione criminale di quel tipo. Ma si sa, secondo le recenti teorie economiche berlusconiste colui che opera nel mercato non ha diritto a essere informato adeguatamente, bensì dev'essere dotato di "ottimismo".
"Agli imprenditori ho detto: 'minacciate di non dare la pubblicità a quei media che sono anch'essi fattori di crisi, perché la crisi a questo punto è eminentemente psicologica"
Ultimo, ma non ultimo a livello di gravità l'invito a non dare la pubblicità ai media che diffondono il pessimismo. Ovvero, guai a chi aumenterà la quote pubblicitarie sui giornali di De Benedetti. Ennesimo colpo di coda della guerra di Segrate? Forse, ma forse più che altro la voglia di mettere in difficoltà un gruppo editoriale che ultimamente si è fatto più aggressivo nei confronti dell'Imperator.
Non sono un esperto di legge però mi pare comunque molto grave che un uomo che gestisce, direttamente o indirittamente tutto il mercato televisivo e buona parte di quello cartaceo e che, per di più, è leader di una coalizione di servi e capo del governo possa permettersi di ordinare alle imprese a quale editore dare le proprie quote pubblicitarie. Se questo è un esempio di libero mercato allora siamo messi davvero bene. Siamo di sicuro in pole position per crollare sotto la malagestione di quest'uomo, chiaramente inadatto a gestire una crisi di cui non ha capito le cause e le origine nè ha idea di come si possa fronteggiarla. Un uomo che pensa di essere l'assoluto padrone dell'Italia, un uomo che confonde la cosa pubblica con la cosa privata, l'azione pubblica con quella privata. Un uomo che è sceso in politica senza smettere di gestire le sue aziende, spesso ricorrendo all'indubbio vantaggio di essere capo del governo o comunque membro influente della politica. Un uomo che rifiuta come eversivi i diritti alla libertà di opinione, di stampa, di informazione e, dulcis in fundo, di mercato.
Gli italiani hanno deciso che quest'uomo è quello adatto a governare un paese sull'orlo del baratro. E se si fosse candidato Provenzano, cos'avrebbero deciso?
sabato 27 giugno 2009
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