giovedì 25 giugno 2009

Un giorno, un solo giorno, a Roma

di Bruno Tinti

Oggi (24 giugno) ero a Roma. Mia sorella è venuta a prendermi all’aeroporto e mi ha portato in centro, al vecchio palazzo di giustizia in piazza Cavour.

Via Cristoforo Colombo, le Terme di Caracalla, Lungotevere.

C’era un traffico micidiale, tutti in fila, abbastanza ordinati, non sembrava nemmeno di essere a Roma.

A un certo punto, poco dopo l’incrocio con via Arenula, improvvisamente una sirena.
Tutti si spostano, affannosamente, chi qua, chi là; e una Audi 8 grigia con il fungo blu passa e sgomma via.

Mia sorella e io restiamo un po’ perplessi e io dico “ma chi è quello; e dove diavolo va?”
Il finestrino era abbassato e il signore nella macchina vicino alla mia, uno molto distinto, di circa 40 anni, mi guarda e dice: “E’ uno che sta a portà na’ mignotta a Berlusconi”.

Poi, tutti arrabbiati, e anche un po’ umiliati per non aver saputo reagire a questa prepotenza (ma davvero, chi …. era quello? E dove andava, così di fretta? E perché riteneva giusto che tutti i cittadini si spostassero davanti a lui per farlo passare?), ce ne siamo andati.

Dopo un po’ ho passato il ponte Vittorio Emanuele II, attraversato via della Conciliazione e proseguito in direzione di via Crescenzio, transitando per via di Porta Castello. Era tutta ingombra di grandi auto blù, tutte con il loro bravo fungo. In alcune c’era un autista che leggeva il giornale (niente di che, quella roba che viene distribuita gratis), altri autisti girolavano tra una macchina e l’altra chiacchierando. Tutti uguali, aria stolida, spalle larghe, vestiti blu striminziti, atteggiamento arrogante. Le macchine erano parcheggiate anche in terza fila, il traffico era impazzito, si passava con grande difficoltà. E questi a leggere il giornale o, come ho detto, a chiacchierare.

La gente era furiosa. “Ma chi so’ sti’ stronzi?” “Ma guarda te si debbono parcheggià così; robba che si lo facevo io …” “Vanno a prenne er cappuccio cor maritozzo co’ la machina blù; e l’autista aspetta; e io pago …” Poi, finalmente, siamo sgusciati via e io ho raggiunto il palazzo di giustizia.

Adesso, che ho finito quello che dovevo fare e posso riflettere con calma, penso: ma è possibile che la nostra classe dirigente non avverta il disprezzo da cui è circondata? Ma è possibile che non ci sia uno, uno solo, tra politici, grand commis d’Etat, amici e fiancheggiatori di questa gente che non si renda conto di essere alla frutta? Ma come possono coltivare ancora impunemente questa squallida, provinciale, infantile arroganza?

Penso: ma che Paese è questo dove il senatore Colombo mandava gli agenti della sua scorta a comprargli la cocaina mentre lui aspettava sulla sua macchina blu; e che Paese deve essere la Svezia dove il Ministro degli interni (mi pare), una signora, è stata uccisa da un pazzo mentre usciva dal supermercato dove era andata a far la spesa in bicicletta? In bicicletta, capito?

Penso: ma tutte quelle macchine (Mercedes, Audi, BMW, magari blindate – forse 400.000, 500.000 euro ognuna) e quegli autisti quanto costano? E perché dobbiamo permettere a questa gente di averle? Quante case si potrebbero costruire in Abruzzo (o quante altre cose si potrebbero fare) con quei soldi?

Penso: ma se io, in un giorno, anzi in due ore, ho visto queste cose; ma cosa succederà tutti i giorni, e a ben altri livelli?

Penso: ma davvero siamo ridotti così? Ma che differenza c’è tra l’Italia e una qualsiasi dittatura africana? Forse solo il fatto che non è una dittatura sanguinaria? Che si ruba, si spreca, si mente, si fa propaganda falsa e bugiarda, si è indifferenti agli interessi del Paese; ma non si uccide?

Penso: ma cosa possiamo fare per liberarci di questa gente?

E qui mi fermo; perché non lo so cosa possiamo fare.

Io mi sono sentito obbligato, dopo lo spettacolino che vi ho descritto, a cercare un posteggio regolare, nelle strisce blu, a mettere il tagliandino con l’ora (calcolata per eccesso) di presumibile durata della sosta, ad attraversare sulle strisce pedonali e a fare la fila nell’ufficio dove dovevo sbrigare le mie cose; però ho visto molta gente, quasi tutti, che hanno lasciato la macchina in seconda o anche in terza fila e che mi sono passati avanti nella coda con qualche abile manovra.

E così alla fine penso: questa classe dirigente che fa finta di governarci ci ha conquistato o è il più limpido frutto della democrazia? Insomma, non è che abbiamo la classe dirigente che ci meritiamo?

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