venerdì 19 giugno 2009

Intoccabili

di Rodolfo Roselli*
http://www.osservatoriosullalegalita.org/09/acom/06giu2/1800roseticapol.htm



Il titolo di un film con Robert De Niro definiva intoccabili i capi della malavita americana che detenevano il controllo non solo dei traffici illegali, ma anche proprietà di aziende in qualunque ramo dell'economia. La stessa situazione esiste oggi per quanto riguarda le Province, enti assolutamente inutili in quanto accumulatori di debiti, e quindi dannosi per i cittadini, ma molto utili per coloro che le controllano.

Lo stesso Silvio Berlusconi, che nella sua campagna elettorale ne aveva promesso la soppressione, promessa mai mantenuta, il 29 settembre 2008 dichiarava a Vicenza testualmente "eliminare le province in Italia non potrà mai farlo nessuno", e gli ha fatto eco Umberto Bossi dicendo che "finchè la Lega è al governo non si toccano". Sono dunque intoccabili.

La ragione è molto semplice, le province non sono organi istituzionali, ma forzieri che custodiscono migliaia di partecipazioni azionarie in ogni settore della vita economica, e dietro queste partecipazioni vi sono interessi, posti di potere, affari di ogni genere, distribuzione sconsiderata di poltrone, che portano benefici a qualsiasi parte politica, insomma un ulteriore finanziamento della politica. Si è creato un capitalismo, fatto con i soldi pubblici, solo per occupare le poltrone aziendali.

Ad esempio la provincia di Napoli ha 31 partecipazioni in società e consorzi e 9 fondazioni. La provincia di Torino ne ha 35, Genova 26, Roma 18, Bergamo 37. Ma il tesoro della maggior parte delle province sono i pacchetti azionari che possiedono nelle società delle autostrade, decine di milioni investiti in questo affare, investimenti fatti con i soldi pubblici, che nessuno capisce perché un ente pubblico debba utilizzarli in questo modo.

La Provincia di Milano ha speso 238 milioni di euro per comperarsi la maggioranza nella autostrada Milano- Serravalle quando,nello stesso istante la legge finanziaria imponeva tagli brutali di fondi agli enti locali, alla scuola e alla sanità, cioè a tutti i servizi dei quali i cittadini erano beneficiari. Questa acquisizione non è stata originata dalla volontà di migliorare l'autostrada, del resto già in parte posseduta da anni dalla stessa provincia, ma di acquisire il totale controllo per collocare personaggi politici amici nei posti chiave e moltiplicare gli appalti pilotati. Con questa acquisizione la provincia di Milano è azionista di sei società autostradali, ma allo stesso banchetto, nelle stesse autostrade, partecipano le province di Como, Pavia e Lecco.

La Provincia di Milano con le sue 28 partecipazioni azionarie è presente anche nella soc. SEA degli aeroporti di Linate e Malpensa, nell'Expo 2015, in società di trasporti, di distribuzione idrica, di smaltimento rifiuti etc. Il presidente della Provincia di Vicenza, Attilio Schneck è anche presidente dell'autostrada Brescia-Verona-Vicenza -Padova, e tutto questo insieme ad un'altra folta pattuglia di altre province come Padova, Venezia etc.

Il cumulo delle presidenze è poi un fatto assolutamente normale, il Presidente della Provincia di Padova Vittorio Casarin di Forza Italia, è anche presidente della autostrada Venezia-Padova,consigliere della Brescia-Verona-Vicenza-Padova, presidente del Grande raccordo anulare di Padova, presidente della Nuova Romea e vicepresidente della Real Estate Serenissima, cioè ha collezionato 4 presidenze, 1 vice-presidenza e un posto di consigliere. L'autostrada camionale della Cisa è posseduta in parte dall'autostrada Brescia-Verona-Vicenza-Padova e dalle province di Cremona, Lucca, Mantova, Massa, Parma, Pisa, Verona.

Mi fermo qui, ma tutti hanno capito che in tutta Italia esiste una ragnatela di partecipazioni incrociate ove le 103 province costituiscono una casta indistruttibile e riescono a popolare ogni azienda e consiglio d'amministrazione di loro esponenti politici, eletti, trombati o rifiuti professionali, di ogni parte politica.

Quando furono istituite, nel 1861, le province erano solo 59, nel 1947 erano diventate 91 e dovevano durare fino al 1970, e poi scomparire, tutti impegni mai mantenuti. Nell'ipotesi i cui il personale delle province, che ammonta a 62.778 tra dirigenti e impiegati, venisse reimpiegato in altre amministrazioni o istituzioni locali, ci sarebbe, solo per questa riallocazione, un risparmio complessivo pari a 10,6 miliardi di euro, dal momento che non ci sarebbero più tutte le altre voci di spesa attuali, come i consumi intermedi, gli investimenti fissi, e le spese di gestione.

Secondo una ricerca Eurispes, nel 2006 le province italiane sono costate 13 miliardi, sono riuscite ad incassare 11 miliardi e quindi hanno aggiunto al loro passivo altri 2 miliardi. L'inutilità di queste province è dimostrato dal fatto che il loro indebitamento progressivo, per il 27% circa è dovuto alla fornitura di servizi per il cittadini, e invece per il 73% a spese per il personale, spese di rappresentanza, auto blu, rimborsi spese, consulenze, utili da spartire, progressione dimostrata dal fatto che mentre le entrate dal 2001 sono aumentate del 16,5%, le uscite sono aumentate del 20,6%, cioè siamo ad un livello di un passivo di circa 60 miliardi di euro.

Il solo costo annuale di questo esercito di eletti è superiore ai 50 milioni di euro, considerando che la retribuzione mensile di un presidente di provincia varia tra 4000 e 7000 euro, un vice-presidente tra 3000 e 5200 euro e quella di un assessore tra 2700 e 4500 euro ai quali si devono aggiungere i gettoni di presenza dei consiglieri.

La riforma del titolo V della Costituzione del 2001 contiene il tentativo di far sopravvivere le province cambiando loro nome in "Città metropolitane", almeno per quanto riguarda Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Reggio Calabria, Roma,Torino e Venezia, ma evidentemente nemmeno questa simulazione di ristrutturazione soddisfa gli amministratori locali, perché fino ad oggi nessuna città ha aderito concretamente a tutto questo.

Ma non sono solo le province restie ad essere cancellate, perché già il Presidente del Consiglio, che prometteva la soppressione, oggi parla di soppressione di province "inutili" e ristrutturazione delle restanti, senza specificare cosa si intenda per inutile, ma lasciando sospettare che questa inutilità sia solo politica. E infatti la cautela è massima e anche la procedura per la loro eventuale soppressione parziale ha il passo della tartaruga, infatti i parametri per stabilire l'inutilità, dovrebbero essere precisati in alcuni decreti legislativi che il governo emanerebbe tra due anni, il che vuol dire che almeno per più di due anni di soppressione non se ne parlerà.

Però il ministro Tremonti aveva detto nel dicembre 2008 che avrebbe impedito che se ne facessero di nuove. Niente vero,perché a Giugno sono nate tre nuove province, istituite nel 2004, e tra queste, tanto per dimostrare la mancanza di buona fede, esiste il caso della Provincia di Fermo, che nasce dalla scissione della Provincia di Ascoli Piceno e ,come la moltiplicazione dei pani e dei pesci, mentre la provincia di Ascoli Piceno aveva 30 consiglieri provinciali,Fermo e Ascoli Piceno ne avranno 24 ciascuno e quindi per semplificare e ridurre le spese si passerà da un totale di 30 consiglieri a 48, con un costo di circa 2 milioni di euro in più all'anno. Complimenti!

Altre province sono in arrivo come quella di Barletta, Trani, Andria e quella di Monza e quest'ultima conterrà anche il comune di Arcore. E pensare che la Corte dei Conti ha stimato che ogni nuova provincia già in partenza avrà un costo di 50 milioni di euro all'anno. Nel 2001, in Sardegna, le province sono improvvisamente raddoppiate, da 4 a 8 ,come Ogliastra, Lanusei, Tortoli e Sanluri, che hanno dai cinquemila ai diecimila abitanti, in questo modo la Sardegna ha più province del Veneto, ma con una popolazione che è meno di un terzo.

Purtroppo l'esperienza dimostra quanto sia difficile questa operazione e quanto debole sia la volontà politica, a destra come a sinistra. Proposte di legge presentate in Parlamento per l' abolizione di questi enti hanno avuto scarsissima considerazione. Se volete una prova convincente di questo disinteresse e che i tagli degli enti inutili sono praticamente impossibili, basta pensare a quello che avverrebbe in provincia di Varese, dove la cancellazione comporterebbe l'eliminazione dalle 380 alle 500 poltrone. In tutta Italia, per una analoga operazione, le poltrone tagliate sarebbero addirittura circa 5000.

Il deputato del Popolo della libertà Osvaldo Napoli ha calcolato che in Italia di enti inutili ne esistano 1.099. Capaci di resistere a ogni offensiva. Come sa bene il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo, eletto con la promessa di ridurre drasticamente gli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) siciliani dei rifiuti. Questi ATO sono società per azioni o consorzi controllati dagli enti locali che hanno il compito di affidare il servizio di smaltimento dei rifiuti ad altre società o consorzi, che come una catena di S.Antonio, sono talvolta controllati dagli stessi enti locali. A distanza di un anno sono ancora lì, tutti e 27.

Ma vogliamo vedere alcuni esempi di come le province spendono i nostri soldi? Per capire davvero che straordinaria macchina di consenso può diventare un'amministrazione provinciale, basta guardare la montagna di contributi pubblici che vengono elargiti ogni anno a una miriade di enti e società private per le imprese più disparate. La Provincia di Piacenza ha annunciato la realizzazione di un ascensore nel letto del fiume Po per portare gli storioni oltre la diga della centrale dell'ENEL di Isola Serafini, costo 2 milioni e 600 mila euro circa.

La Provincia di Napoli, con una giunta di centrosinistra, per il 2005 ha versato 4 mila euro a un'agenzia di modelle per i Fashion Awards 2004 Naples, 10 mila euro per un concerto di Peppino di Capri, 40 mila euro alla Proloco di Afragola per un premio intitolato a Ruggero il Normanno, 5 mila euro all'Associazione gragnanese pizza e panuozzo per la terza festa del panuozzo, 2 mila euro all'associazione Latino Mania Dance per il "Saremo famosi Project". La Provincia di Treviso (guidata dal centrodestra) ha sponsorizzato per anni la squadra di calcio del capoluogo e, insieme al team Benetton, inventando e finanziando una "scuola del tifo" per i più giovani.

La Provincia di Brescia (centrodestra) eroga contributi ai comuni che mettono i cartelli stradali con il nome in dialetto. La Provincia di Alessandria (centrosinistra) vanta un protocollo di collaborazione con la provincia cinese di Yangsu, ed ha organizzato una missione in loco ai massimi livelli nel maggio scorso. A Genova (centrosinistra) il presidente Alessandro Repetto ha appena inaugurato e finanziato il Parco del Basilico di Villa Doria Podestà a Prà. Ad Arezzo (centrosinistra), la Provincia ha realizzato e prodotto un dvd dedicato alla strage dell'Heysel, solo perchè due dei 39 tifosi juventini morti nel 1985 erano aretini. A Salerno, la Provincia (centrosinistra) ha appena lanciato il progetto "Doglife": uno studio oncologico su 10 mila cani della zona per capire l'incidenza dei rischi ambientali sullo sviluppo delle neoplasie in questi animali. A Catania, Lombardo è diventato un leader nazionale proprio trasformando l'ente catanese in una fabbrica di consenso, capace di finanziare un vademecum per la montagna da distribuire in tutte le scuole.

Mettiamo insieme tutti questi rivoli di denaro inutile ed avremmo risorse per migliorare le scuole, le strade provinciali, le risorse idriche, e anche se non si volessero utilizzare servirebbero almeno per ridurre i debiti. Ma le province sono intoccabili e ancor più intoccabili sono i fiumi di denaro destinati a quegli amici, signori delle tessere.

* intervento su Radio Gamma 5 del 17.6.2009 e su Challenger TV satellitare Sky 922 ogni giorno dal lunedì al venerdi in diretta dalle ore 19,00

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