di Gianni Rossi
Otto anni dopo l’attacco “indiretta TV” delle Torri Gemelle a New York da parte dei terroristi di Al
Quaeda che pilotavano due aerei di linea, il mondo non è più lo stesso: i rapporti di forza internazionali, militari ed economici, sono cambiati; le lunghe guerre al terrorismo internazionale segnano il passo; l’unica normalizzazione è la grande crisi economico-finanziaria che sta attanagliando tutti i paesi maggiormente industrializzati, come anche quelli “emergenti” (Cina e India in testa); gli scenari politici in alcuni “Stati-guida” è in profonda mutazione.
E’ la prima commemorazione dell’era Obama, dopo i disastrosi otto anni di presidenza Bush figlio: un presidente nero, il primo nella storia d’America, democratico dal piglio “radicale” (vedi la sua proposta di riforma sanitaria!), un leader che base la politica estera sul multilateralismo e sulla “sfida pacifica”, basata sul confronto culturale, economico e politico. Un presidente che sta affrontando la tragica crisi economica, originata dagli USA proprio sulle ceneri delle scelte ideologico-monetariste di Bush padre e figlio, con ricette keynesiane e riportando allo Stato la guida di orientare la politica di sviluppo economico-industriale.
Uno “tsunami” politico lento, ma inarrestabile, che sta scuotendo anche altri paesi. Intanto, ha iniziato il Giappone a cambiare fisionomia. Le recenti elezioni politiche, sotto la spinta della più grave crisi dalla fine della seconda guerra mondiale(persa “dall’impero del sole nascente” grazie anche alle due inumane bombe atomiche lanciate dagli americani su Hiroshima e Nagasaki), hanno decretato la fine del dominio dopo 60 anni del conservatore Partito Liberale, ad opera di un neo-nato Partito Democratico che vede in Obama e nel centrosinistra europeo i modelli per affrontare il decadimento morale, sociale, culturale, oltre che economico della più grande potenza industriale e finanziaria d’Oriente.
Fermenti sociali e politici si registrano nell’impenetrabile Cina dal capitalismo affaristico di stato comunista-capitalistico e nella stessa India, ancorata a tradizioni religiose e sociali che scricchiolano sempre più. E la crisi mondiale ne ha ridimensionato le velleità di “grandezza” economica, che comunque le ha poste tra le grandi nazioni dopo il G8.
L’Europa arranca, dopo la crisi dell’11 settembre di otto anni fa!
Da allora, complice anche la politica guerrafondaia di Bush, il suo iperliberismo, lo spauracchio del “terrorismo in casa”, le politiche di atomizzazione degli spazi civili e delle limitazioni delle libertà individuali e collettive, amplificate anche dai mass-media controllati da gruppi editoriali multinazionali dichiaratamente conservatori , l’Europa ha visto tramontare la sua spinta unificatrice, di “faro” mondiale alternativo alla grande democrazia capitalistica americana. Destra e sinistra, al potere o all’opposizione, si sono “geneticamente modificate”: il leaderismo ha preso il posto dalle egemonie dei partiti storici, le differenze programmatiche si sono affievolite e appiattite su tatticismi utili solo a guadagnare piccole percentuali di voti in grado da far vincere ora l’una, ora l’altra coalizione, ma senza accentuare le divrsità, che sono il “sale” del confronto democratico.
Gruppi di potere finanziario-bancario-mediatico si sono impadroniti degli orientamenti politici dei governi. I conflitti di interessi, originati in Italia con il fenomeno Berlusconi, si è esteso in maniera più sotterranea anche negli altri paesi europei.
Anche in Europa, però, la crisi economica mondiale, il dopo “tsunami- terrorismo” e l’avvento dell’era Obama, stanno creando i primi effetti. In Germania, alle politiche di Ottobre, l’alleanza cristianodemocratico-socialdemocratica , guidata dalla Merkel, verrà spazzata via da nuovi scenari politici, come hanno già evidenziato le recentissime elezioni regionali nei lander tedeschi di grande importanza. Cresce la voglia di cambiamento, si accentua l’insoddisfazione sociale verso i due storici partiti, che dal dopoguerra ad oggi si sono spartiti il potere, sempre più mescolando le loro piattaforme ideali. La crescita della “Nuova sinistra”, dei Verdi e degli stessi Liberali riformati, potrebbe creare condizioni di instabilità politica oppure come in alcuni lander, nuove alleanze di centrosinistra con connotati fortemente riformatori.
Profonda crisi attraversa il sistema politico ed economico della Gran Bretagna con i laburisti ancora per poco al potere, sempre più “balbettanti2 ed incolori, con i conservatori che scimmiottano le politiche blande riformatrici del primo Blair. In Spagna, Zapatero con la sua suicida riforma delle tasse, sta imboccando il “viale del tramonto”, attestando una volta di più l’iconografia di una certa sinistra che di fronte alle crisi economiche usa sempre la ricetta dell’inasprimento fiscale.
In Francia “domina” il conservatore Sarkozy, che ha sbaragliato il fronte opposto, quello socialista, orfano ancora di un Mitterand, grazie ad una politica da “conservatore compassionevole”, coinvolgendo furbescamente molti esponenti di primo piano della sinistra in posti di potere al governo o in istituzioni mondiali di primo piano (vedi Dominique Strauss-Kahn al vertice del Fondo Monetario Internazionale). E’ comunque un leader che favorisce gli interessi di alcuni grandi gruppi industriali-finanziari-immobiliari-mediatici , che hanno sponsorizzato la sua elezione, mentre alcuni dei quattro “grandi moschettieri” di Francia si onorano di averlo come amico personale. Ma Sarkozy è presso l’opinione pubblica in una parabola discendente dei consensi, mentre si inasprisce lo scontro sociale con diverse categorie lavorative, pubbliche e private, con il mondo della scuola, dagli studenti ai professori.
In Italia viviamo l’autunno del regime di “autarchia mediatica” imposta dai 15 anni di potere berlusconiano. Destra e sinistra sono irriconoscibili. “Ci vorrebbe un CLN”, proponeva ironicamente, ma poi non troppo, quel fine politico lombardo di Tabacci dell’UDC, per rimuovere l’anomalia Berlusconi e far rinascere l’Italia dalle ceneri torbide in cui è stata precipitata.
La decadenza etica, culturale, economica e sociale è colpa degli italiani che hanno dato il consenso in questi 15 anni a classi politiche che non sapevano proporre alternative ideali per governare il paese (tranne il primo Ulivo, guidato da Prodi nel 1996)!
Oggi, di fronte all’emergenza sulla libertà di parola (scritta, radiotelevisiva, fotografica, ma anche immaginifica cinematografica), che vedrà in piazza la parte del paese ancora legata ai valori liberali della Costituzione italiana il 19 Settembre, c’è bisogno di uscire dall’autoanalisi solipsista che domina il dibattito precongressuale del PD, dalle schermaglie di riposizionamento al “mitico centro cattolico” operate da Fini e da Casini, e dall’harakiri ideologico della “sinistra radicale” orami fuori da qualsiasi istituzione parlamentare italiana ed europea.
Che la sinistra proponga una piattaforma di cambiamento radicale, veramente riformista e non ideologizzata, per governare l’Italia e si apra , da una parte, alla sinistra radicale che rinneghi apertamente le ricette antistoriche che le hanno alienate i consensi elettorali, e dall’altra, al quei settori della destra non più “ammaliati” dall’incantatore di Arcore, l’imbonitore mediatico che da 25 anni ha modificato le coscienze degli italiani e distrutto il terreno del confronto democratico.
Un sogno o uno scenario praticabile? Berlusconi grida al “complotto internazionale”, ai maneggi dei “poteri forti” ( di cui lui per altro è il primo rappresentante!), ad una manovra ordita oltre confine per scalzarlo dal potere, utilizzando senza scrupoli le sue disavventure satiriache senili.
E’ il quadro politico, economico, culturale mondiale che sta cambiando con onde carsiche, come un terremoto vaste zone del mondo globalizzato. E’ certo l’effetto Obama! Ma non ci sono complotti messi a punto nelle segrete stanze di qualche palazzo del potere amico. E’ nella dinamica della storia: i cicli si aprono con lentezza e si chiudono con drammaticità. Il ciclo berlusconiano è sul tragico "Viale del Tramonto", con tutti i colpi di coda violenti ed impensabili, che un uomo così potente fenderà prima di scomparire tra i flutti tumultuosi dell’oceano politico, come una moribonda Moby Dick.
Saranno capaci le nuove classi dirigenti politiche da sinistra a destra di cogliere questa occasione?
Non è un sogno "obamiano"! Ma cambiare “si può fare”, è nello stato delle cose, purchè l’immaginazione superi il grigiore dei giochi di potere, proprio per guadagnare il potere e rinnovare l’Italia. Solo allora, anche in Italia sarà archiviato, come oggi negli Stati Uniti, il dopo 11 Settembre!
venerdì 11 settembre 2009
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