giovedì 17 settembre 2009

La brutta abitudine della politica

Tutti stanno cercando di fare le scarpe a Berlusconi. Fini, Casini, Tremonti, D'Alema. E tutti questi brillanti politici, in previsione della caduta dell'Imperator, cercano di ingraziarsi il più possibile le gerarchie cattoliche.
Ora, tutto ciò io lo trovo francamente inaccettabile.
Gli uomini politici sono li per governare il paese nel nome dei cittadini o nel nome della Chiesa? Chi è che li vota, i cittadini o i Vescovi?
Certo, l'Italia non è come i paese nordici, dove essere atei non è più sinonimo di essere persone malvagie e senza morale, però è anche vero che moltissime persone non frequentano più la parrocchia come un tempo, non sono più del tutto succubi del prete come 30 o 40 anni fa. Insomma anche l'Italia si sta lentamente laicizzando, togliendo quel potere assoluto che il clero ha sempre preteso di possedere.
Il fatto però che un politico, per poter aspirare a palazzo Chigi, debba avere l'assenso della Chiesa, è semplicemente assurdo. Non si può forse governare bene (anzi, meglio) senza essere schiavi della volontà ecclesiastica? Non si garantisce forse maggior libertà ai cittadini? Non si risparmierebbero forse diversi miliardi di euro?
La politica italiana è marcia anche per questo.
Prendete due giovani ragazzi che abbiano qualche interesse a fare politica. Uno è molto superficiale, poco istruito, arraffone, ha un buon lavoro ottenuto però grazie alle "conoscenze" e non certo perchè si è fatto la gavetta. Si candida alle elezioni amministrative, il suo padrino è un ex notabile democristiano, magari un avvocato o un commercialista, sempre in prima fila quando c'è da ingraziarsi il prete.
L'altro appartiene a una famiglia normale, ha faticato per laurearsi, ha mille idee innovative per migliorare alcuni aspetti della città, è pieno di entusiasmo, però vuole rimanere fedele ai suoi principi, ad esempio che la religione dev'essere libera e non imposta, mercificata, esaltata. Inoltre la religione non può gravare sulle tasche della collettività, composta, si presume, sia da credenti (di varie religioni) che di non credenti. Mettiate anche che questo giovane sia disoccupato perchè non trova lavoro o che faccia un lavoro relativamente umile, rispetto alla sua laurea. Si candida alle amministrative senza padrini, conta solamente sulle sue idee, sul suo coraggio.
Bene, chi due due sarà il più votato, secondo voi? Quello vicino alla Chiesa, disonesto, familistico, ignorante o l'altro?
Con questo non voglio dire che chiunque sia vicino alla Chiesa sia un poco di buono, ma piuttosto che anche le persone indegne, se si avvicinano alla Chiesa, hanno una maggior credibilità rispetto a chi invece meriterebbe molto di più. E questa cosa è assolutamente ingiusta e illogica e secondo me è anche uno dei grandi mali della nostra Italia, perchè se questi sono i criteri secondo cui si sceglie la classe dirigente allora è chiaro che poi ci troviamo come ministro Mastella.
Io penso sia ora di finirla di esporre i simboli religiosi come fossero dei trofei: crocifissi, presepi, ogni sorta di simbolo esposto in luoghi pubblici, ogni legge relativa ai temi etici che, prima di essere approvata da Camera e Senato dev'essere approvata dalla curia, una decina (se non di più) di miliardi di euro che ogni anno, al posto di ripianare il debito dello Stato, vanno ad arricchire le tasche del clero, un'istruzione piegata se non al dogmatismo senz'altro antiscienza, antilogicità. Perchè, per questa destra e per questa Chiesa, più ignoranti siamo e meglio è.
Mi chiedo cosa aspettino i cittadini a ribellarsi a tutto questo. Si badi, non alla religione in se stessa, ma alle sue imposizioni e al potere che i preti e i vescovi pretendono ingiustamente per se stessi.

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