lunedì 28 settembre 2009

Imprenditori lecchesi sfruttavano migranti nei cantieri, chiesti 27 anni di carcere

Tra gli imputati anche Angelo Musolino, fratello della “mente finanziaria” del boss Franco Trovato

Estorsione in concorso, favoreggiamento e sfruttamento della manodopera clandestina: questi i reati contestati dal Pubblico Ministero Luca Masini (ora trasferitosi a Livorno) a cinque imprenditori lecchesi durante l’udienza del 16 giugno scorso presso il Tribunale di Lecco.
di Duccio Facchini

L’accusa ritiene che gli imputati costringessero i migranti – trasformatisi per l’occasione in schiavi moderni – a strazianti orari di lavoro (dalle 12 alle 16 ore) senza la minima garanzia e, ovviamente, nella più disumana condizione di sicurezza e di salario. I lavoratori nordafricani potevano al massimo aspirare a 200/300 euro mensili. Per chi non si piegava al regime schiavista erano previste percosse e violenze di ogni genere. Salvatore Marino, nato a Petronà e residente a Mandello, 47enne, è socio accomandante di “Edil Brianza 2007 Sas” (2007 è l’anno in cui sorge, ndr), impresa dedita alla costruzione di edifici residenziali e non, insieme a Severino Angora. Marino è molto attivo nel campo; nel 1992, infatti, diede vita alla “EdilSem Snc” (identica sede legale della “Edil Brianza 2007” a Mandello) che s’occupava di compravendita di beni immobili. Poi ancora nel ‘96 fu titolare firmatario di un’impresa non specializzata in attività di lavori edili ad Abbadia Lariana (Lecco), poi ancora nel 2000 con un’impresa di “completamento e finitura di edifici” sempre ad Abbadia Lariana (stessa sede legale della precedente) e poi, per finire in bellezza, socio amministratore di “Edilizia Sr Snc” ancora con Severino Angora ed ancora di “costruzione di edifici residenziali e non”. Vita breve anche per questa attività: poco meno di due anni. Per l’attivissimo Marino l’accusa ha chiesto 3 anni e 8 mesi di reclusione.

Severino Angora, napoletano di Striano classe 1956 e residente a Oggiono (Lecco), oltre ad esser socio accomandatario di “Edil Brianza 2007 Sas” con Marino, è stato titolare firmatario di “Bhiond” - impresa cancellata dopo circa un anno (ottobre 2006, novembre 2007) attiva nel commercio al dettaglio di articoli di profumeria, prodotti per toeletta e igiene personale. Il Pubblico Ministero Masini ha chiesto per Angora 5 anni.

Per Mario Verrillo, anch’egli imprenditore di Abbadia Lariana, sono stati chiesti 5 anni e 4 mesi.

Fabio Castagna, lecchese nato nel giugno del 1969 e residente a Galbiate (Lecco), è titolare firmatario della “Edil Arcadia” di Pasturo (Lc) nata nel 2003 ed attiva in lavori non specializzati di edilizia – soprattutto muratori. Inoltre Castagna è socio accomandante della di un’attività di famiglia operante nel settore delle onoranze funebri in via Torre Tarelli 31 a Lecco nata nel lontano 1991.La pena richiesta per Castagna è durissima: 6 anni e 8 mesi di carcere.

Angelo Musolino, calabrese classe 1959, è – insieme a Fabio Castagna – colui che, tra gli imputati coinvolti, rischia il maggior numero di anni di reclusione: 6 anni e 8 mesi per la precisione richiesti dal Pm Luca Masini. Le ricerche effettuate non hanno permesso – come nel caso di Verillo – di stabilire l’attività economica di Musolino; nonostante questo, Angelo Musolino racchiude in sé una storia ricca di spunti e particolari che meritano d’esser raccontati.

Angelo Musolino è fratello di Eustina, moglie del boss della ‘ndrangheta lecchese Franco Trovato, e di Vincenzo (1954, nato a Cerva in Calabria). Vincenzo Musolino è stato senza ombra di dubbio la “mente finanziaria” di Franco Trovato. Gestiva per conto del capo immobiliari, finanziarie, imprese di movimento terra e di smaltimento dei rifiuti. All’interno del clan di Franco Trovato (operativo da Milano a Varese passando per la Comasina ma stanziatosi nel lecchese) Angelo Musolino non ha mai rivestito lo stesso ruolo di Vincenzo – definito “organizzatore dell’associazione, in quanto preposto, nella zona di Lecco, al reinvestimento dei proventi illeciti del traffico”, secondo l’accusa del processo Wall Street. Antonio Schettini, braccio destro di Franco Trovato, interrogato nell’ambito del maxi processo “Wall Street” dichiarò che Angelo Musolino, così come Tonino Bruno e Antonio Sacchinello, era uno degli “amici” del boss attivo nello spaccio di cocaina sin dai primi anni del 1980. Salvatore Pace, anch’egli imputato nel maxi processo, dichiarò che al “Portico” di Airuno – locale intestato alla moglie del super boss e bunker operativo della cosca mafiosa – si incontrò spesso con Angelo Musolino, il fratello Vincenzo, Franco Trovato e Mario Trovato (altro “organizzatore” della cosca). Le frequentazioni con i capi indiscussi della ‘Ndrangheta lecchese – e tuttora attivi nonostante il regime di carcere duro, come nel caso di Franco Trovato – non costituiscono però l’unico dato interessante della “carriera” di Angelo Musolino.

Nella notte tra il 4 e il 5 settembre del 1976, durante la festa de L’Unità presso il circolo Farfallino di Lecco, il fratello maggiore dell’attore Nino Castelnuovo - celebre ai tempi per l’interpretazione di Renzo Tramaglino, Promessi Sposi – Pier Antonio, operaio 42enne, fu aggredito violentemente da sei uomini. Inizialmente furono accusati i tre fratelli Govoni, vicini al Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale. Uno di loro, Vittorio, fu infatti “candidato alle ultime elezioni politiche per il MSI-DN” a detta del deputato Borromeo D’Adda. Nel 1977 vi fu un’interrogazione parlamentare nella quale lo stesso deputato missino Borromeo D’Adda invitò l’allora responsabile agli Interni, Francesco Cossiga, a ristabilire “quel clima di civile convivenza che da diversi anni non esiste più” perché preoccupato del “processo popolare” riservato ai Govoni. Castelnuovo morì poche ore dopo per le gravissime lesioni riportate dopo il pestaggio. I Govoni vennero presto scagionati e ritenuti estranei al fattaccio. Secondo il collaboratore Antonio Zagari, interrogato nell’ambito del processo “Wall Street”, uno dei sei aggressori fu proprio Angelo Musolino, fratello di Vincenzo. Zagari, figlio di uno dei primi boss mafiosi calabresi giunti in Lombardia, Pasquale Zagari, attribuì in un primo momento il fatto a Vincenzo, confondendo i curricula dei due Musolino. Grazie ad un accertamento dei Ros risalente al 1993, la verbalizzazione dell’interrogatorio fu corretta: all’aggressione che portò alla morte di Pier Antonio Castelnuovo partecipò Angelo Musolino.

E’ la volta del 17 gennaio 1980. Negli uffici di una società milanese coinvolta in un giro di false fatturazioni, la Co.Ge.Me., Silvio Scarfò – collaboratore dell’amministratore dell’attività – morì ammazzato. Gregorio Vigliarolo (già coinvolto in una brutta faccenda di sequestro di persona e spaccio di droga), Angelo Musolino e, successivamente, il boss Franco Trovato, furono arrestati con l’accusa di omicidio. Nell’ottobre 1982 furono tutti e tre assolti per “avere agito in condizione di legittima difesa”. Fu Scarfò a far fuoco per primo.

1995, carcere di Vigevano. Vincenzo Musolino era lì detenuto da circa due anni. Il 21 marzo dello stesso anno il ministro di Grazia e Giustizia aveva deciso l’applicazione del regime di carcere duro, il famigerato 41 -bis, anche per la “mente finanziaria” del clan Trovato. In origine era stato però commesso un errore. I funzionari avevano scambiato le fedine penali tra fratelli. “Il mio cliente non e’ stato mai condannato. Molto probabilmente e’ stato preso un grosso abbaglio. Pluripregiudicato e’ il fratello”, si era lamentato il legale del foro di Lecco Giuseppe Martini.Vincenzo smise per questo di mangiare e rifiutò l’ora d’aria; la moglie, Maria Sacco, s’incatenò davanti al Tribunale di Milano in segno di protesta: “non voglio che muoia” affermò. Scrisse pure al Papa.Angelo Musolino se ne stava intanto nel carcere di Fossano (Cuneo) a scontare 12 anni.

Nonostante tutto, secondo l’impianto accusatorio e le richieste del Pubblico Ministero Luca Masini, Angelo Musolino ha continuato a commettere reati. L’ultimo appunto quello di malmenare, estorcere e sfruttare migranti maghrebini in concorso con altri quattro imprenditori attivi nel tessuto economico del territorio lecchese.


Fonti:

1) Corriere della Sera, 14 aprile 1995, pagina 45

2) Corriere della Sera, 27 luglio 1994, pagina 30

3) dalla relazione di Armando Spataro, Incontro di studio sul tema “Corso Falcone-Borsellino. Strategie e tecniche di conduzione della cross-examination”, Roma 30 giugno-2 luglio 2003

4)Atti parlamentari, Camera dei Deputati, seduta del 1^ marzo 1977

5)La Provincia di Lecco, 17 giugno 2009

6)Il Giorno, 17 giugno 2009

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