Dal vangelo secondo Berlusconi: primo, non conoscere. Pare essere questo il comandamento fondamentale di Berlusconi e dei suoi scagnozzi. Il fatto che la politica (al contrario del suo teatro, il Parlamento) non va mai in vacanza ci ha dato due motivi (più una considerazione finale) su cui ragionare. E su entrambi si può applicare questa semplice regoletta: primo, non conoscere.
Anzitutto la cosa più disgustosa, più orripilante, più indecente per una qualsiasi persona che abbia in mente l'idea di libertà di informazione è il caso Floris-Vespa. Oggi anche l'ossequiente Floris, il Vespino de sinistra, ha dovuto subire una censura, sia pure per pochi giorni.
La puntata di Ballarò infatti sarà spostata a giovedì o venerdì per lasciare spazio alla glorificazione di Berlusconi che aprirà lo scenario acquilano in diretta su Porta a Porta per dimostrare al mondo intero che, tra una lettera di Provenzano e una carezza dell'ultima sciacquetta disponibile trova anche il tempo per regalare le case ai terremotati. Ma su quest'argomento torneremo un'altro giorno.
Quello che è più importante da notare è che, alla faccia di chi dice che l'informazione è libera, questo fatto ha dimostrato, ancora una volta, che non è così. Sopratutto se sommati ai casi di Report e di AnnoZero. Purtroppo per noi abbiamo un governo che su queste inezie è molto furbo e diabolico, infatti non accade più come nel 2002, quando si licenziavano i conduttori tv in diretta dall'estero, oggi gli impedisce di lavorare, gli si propongono condizioni inaccettabili, gli si spostano i programmi quando magari sono visti meno o comunque in un momento in cui non si rischierà di oscurare l'aurea dell'Imperator.
Non so perchè, ma temo che Ballarò sia abbastanza temuto a palazzo Grazioli. Non perchè Floris sia particolarmente avverso all'Imperator, nè perchè lo stesso sia un incorreggibile comunista, ma più che altro perchè Ballarò parla più che altro di economia e lavoro, ovvero i settori in cui Berlusconi e suoi non sanno veramente che pesci pigliare.
Da oltre un anno infatti ci continuano a ripetere che la crisi non c'è, poi che è leggera, poi che ne usciremo prima e meglio, poi che è finita, poi che è colpa dei giornali pessimisti, poi che è colpa dell'Europa pessimista, insomma, alla fine se uno dovesse considerare la sola voce del Governo italiano avremmo capito che i monetaristi iper-liberisti tanto cari a Berlusconi, oltre che lui stesso, non centrano nulla con la situazione economica mondiale, peraltro perfetta o quasi.
Ma le cose chiaramente non stanno così, i dati UE per l'Italia sono al ribasso, mentre Spagna, Francia e Germania stanno tutte meglio di noi, pur partendo tutte da un PIL più alto e in forte crescita nel 2007. Nei prossimi mesi la disoccupazione andrà alle stelle, i soldi per la cassa integrazione comincieranno a scarseggiare e i precari non avranno molte possibilità di trovare un lavoro in tempi brevi. Inoltre la crisi finanziaria, questa si ormai giunta al termine, non ha insegnato nulla ai governi occidentali. Lo ha detto chiaramente oggi il nobel Stiglitz alla Stampa: non vi sono state riforme, le banche sono troppo grandi, i controlli sono impossibili, la filosofia dei manager non è cambiata rispetto all'anno scorso. E anche per le grandi aziende dell'economia reale le cose stanno come per le banche. Molte aziende elefantiache, poche regole certe, molta corruzione, molta evasione fiscale, poca trasparenza e rischi seri per il riciclaggio di denaro sporco.
Insomma, dopo un anno le cose non sono migliorate, la crisi del lavoro è ancora pressante e il governo sabota una trasmissione di sinistra che parla di queste questioni. E' normale?
Oggi inoltre inizia la scuola. La scuola riformata della Gelmini e di Tremonti. Se ne è parlato moltissimo nei mesi scorsi, il maestro unico, le università, i tagli. Mi limito ad osservare che, tranne per un blando tentativo di riportare più severità la riforma della Gelmini esiste solo nella fantasia di molti. Infatti più che una riforma è una serie di tagli al personale e ai fondi, senza alcun tentativo di privilegiare la meritocrazia. In sostanza il Governo aveva bisogno di denaro e li ha recuperati dall'istruzione. La scorsa settimana, sull'Espresso, vi era un bel servizio sullo stato della scuola e su quali riforme sarebbero davvero necessarie. In primis delle scuole medie (intatte nella sostanza dalla riforma Gelmini) e poi quelle superiori (idem). Servirebbe una scuola più logica, più scientifica, più dinamica e meno nozionistica, meno ingessata, meno virtuale e più tecnologica. Un abisso ci separa da tutto ciò e tale è rimasto anche dopo le sforbiciate della Gelmini e di Tremonti.
Sforbiciate che però non hanno affatto coinvolto le scuole private, quasi tutte in mano alla Chiesa. Come sempre, in spregio alla Costituzione, il Governo garantirà i fondi per le scuole paritarie, senza che abbiano subito tagli paragonabili a quelli della scuola pubblica. Anzi, il ministro Gelmini sembra abbia molto a cuore l'indottrinamento cattolico dei nostri ragazzi, come si può evincere dallo spregio che il ministro ha avuto anche nei confronti della sentenza del TAR sulla valenza dell'ora di religione. Addio dunque dinamicità, merito, serietà. Viva le leggende religiose insegnate come verità assoluta, quelle si che ci faranno avanzare culturalmente e tecnologicamente, oltre che civilmente.Primo, non conoscere.
Infine un piccolo appunto su don Vittorio Feltri, il mafioso di Bergamo. Come volevasi dimostrare anche i bergamaschi avrebbero bisogno di Peppino Impastato, dunque, al posto di togliere le targhe dedicate a questi eroi italiani i sindaci bergamaschi farebbero meglio a istituire scuole sull'informazione, per spiegare ai giovani che gli articoli di Feltri ("... ricordi anche che delegare i magistrati a far giustizia politica è un rischio. Specialmente se le inchieste giudiziarie si basano sui teoremi. Perché oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. E' sufficiente - per dire - ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza Nazionale per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme") sono più degni dell'amico di penna di Berlusconi, tale Provenzano Bernardo di Corleone, che dell'ex direttore del Giornale, di cui lui aspirerebbe di diventare il successore morale, tale Montanelli Indro di Fucecchio.
lunedì 14 settembre 2009
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