da Roberta Lemma
Emma Marcegaglia, durante la sua ultima conferenza stampa, parla dell’attenzione che lo Stato deve avere verso le mafie e la loro ingerenza nei progetti di sviluppo e dei fondi strutturali Ue 2007-2014 dichiarando:
“E’ l’ultima occasione che abbiamo per creare opportunita’ di sviluppo perché dopo questi fondi andranno ai Paesi dell’Est Europa. Non vanno dispersi in mille progetti, in mille rivoli, ma investiti sui grandi progetti che coinvolgano scuola, ricerca e infrastrutture materiali e immateriali”.
Poi parla di Alitalia sottolineando la gravosità del lavoro da compiere anche se le procedure penali sono in corso gia’ da diverso tempo. Lo scoglio principale e’ rappresentanto dalle 30.000 richieste di insinuazione nel passivo della societa’. Si tratta di esaminare in sostanza il diritto di queste persone ad essere presenti nel procedimento per ottenere un risarcimento danni. Si tratta, a parte i dipendenti a vario titolo dell’Alitalia, dei fornitori, degli alberghi, delle strutture e di tutte quante quelle attivita’ imprenditoriali alle quali si e’ rivolta l’Alitalia per portare avanti la sua attivita’.
Emma marcegaglia oggi è il presidente di Confindustria, un volto e un nome che pochi conoscevano ma che invece era ben noto e negli ambienti esclusivi dell’economia internazionale e nei tribunali.
Il Gruppo Marcegaglia è un gruppo industriale e finanziario che opera in Italia e all’estero con 50 società e più di 6.500 dipendenti nel settore metalsiderurgico e in una serie diversificata di altri comparti produttivi. Il gruppo, che è interamente controllato dalla famiglia Marcegaglia, fattura 4,2 miliardi di euro ed ha registrato nello scorso decennio un tasso di crescita medio del 15 per cento (del 20 per cento negli ultimi 5 anni).
Nel 2006 Steno Marcegaglia, imputato nel processo ‘Italicase-Bagaglino’, viene condannato a 4 anni e un mese per il reato di bancarotta preferenziale, in parte condonato. Nel 2008 la Marcegaglia Spa ha patteggiato una sanzione di 500 mila euro più 250 mila euro di confisca
per una tangente di 1 milione 158 mila euro pagata nel 2003 a Lorenzo Marzocchi di EniPower.
La sua SpA controllata N.e./C.c.t. spa ha invece patteggiato 500 mila euro di pena, e ben 5 milioni 250 mila euro di confisca. Oltre al patteggiamento dell’azienda, Antonio Marcegaglia ha patteggiato 11 mesi di reclusione con sospensione della pena per il reato di corruzione.
Addirittura ad oggi, su segnalazione delle Autorità svizzere, sono in corso indagini per accertare l’utilizzo e la legalità di diversi conti cifrati all’estero.
Infine il gruppo Marcegaglia lo troviamo all’interno della Cai, ma cosa è la Cai?
La CAI nasce il 26 agosto 2008 su iniziativa, guarda caso, della San Paolo Imi e di Roberto Colaninno. L’imprenditore Colaninno noto per i suoi precedenti penali ( Condannato a 4 anni e 1 mese per bancarotta nel crac Italcase-Bagaglino nel dicembre 2006 assieme a Steno Marcegaglia padre di Emma Marcegaglia, interdetti, entrambi, dai pubblici uffici per 5 anni, pene condonate grazie alla legge sull’indulto. Colaninno, ha un figlio, Matteo, deputato dal 2008 nelle file del Partito Democratico.
Non è questione d’esser mal pensanti ma è evidente l’intrigo nobile.
Sul libro di Dragoni “La paga dei padroni” vengono spiegati i meccanismi attraverso i quali Roberto Colaninno, coadiuvato da Rocco Sabelli, compivano alcune delle eccellenti scalate di casa nostra. Tra le ‘altre cita l’acquisizione della Telecom e quella della Piaggio. Dragoni scrive che nella maggior parte dei casi i capitali utilizzati per l’acquisizione delle società vengono scaricati sulle aziende stesse sotto forma di debiti, aziende che si trovano a ripartire con uno “zaino” pesante.
Non si ferma solo a questo ma spiega anche come i compensi dei manager derivino dalle speculazioni azionarie a danno dei risparmiatori che investono su queste nuove società non appena esse vengono quotate in borsa. Le azioni vengono poste sul mercato a prezzi gonfiati, i manager realizzano i propri guadagni vendendo le azioni che si sono assegnati, poi le azioni scendono al loro reale valore di mercato e gli unici a rimetterci sono gli investitori ed i piccoli risparmiatori.
La Cai, dicevamo, nasce con l’esigenza di – salvare – Alitalia: viene costituita una “newco”, una società che è stata in trattativa per l’acquisizione di Alitalia. La società, denominata, Compagnia aerea italiana è dotata di un consiglio di amministrazione presieduto da Roberto Colaninno.
Sappiamo che la CAI riesce, dopo estenuanti trattative e mille polemiche, a raggiungere un accordo con i sindacati confederali (CGIL, CISL, UIL e UGL) il 25/09/2008 gettando le basi per il rilancio della compagnia aerea italiana.
Come dire basi, che con il senno di poi, ci faranno di certo rimpiangere di non essere, oggi, intervenuti. Inizialmente la Cai è una società s.r.l. con un capitale sociale di pochissimi euro. Il 28 ottobre 2008 la Cai diviene S.P.A, e con una ricapitalizzazione di un miliardo di euro. Un vincolo interno obbligherebbe i soci a restare nel capitale almeno fino al 2013, sempre non ci siano nuovi decreti ab personam, cavilli giuridici, strane sparizioni o morti improvvise.
La società, entro 3 anni doveva entrare in Borsa ma per poter quotare avrebbero avuto bisogno della licenza di operatore aeronautico che a quel tempo, nell’ottobre 2008, ancora non avevano e oggi non lo sappiamo. La società si occuperà di Alitalia, quindi di voli, aerei e quanto altro ma, udite, udite, secondo la cerved, figurerà come oggetto sociale della CAI, il commercio di accessori di abbigliamento.
Altra stranezza non vi pare?
Veniamo al Consiglio di Amministrazione Cai:
-Presidente Roberto Colanino ( di cui sopra )
-Amm. Delegato Rocco Sabelli ( Inizia la sua carriera in GEPI dove si occupa di fusioni e acquisizioni. Dal 1985 fa carriera nell’ENI fino ad occupare il ruolo di presidente e amministratore delegato di Nuova Ideni, una società del gruppo. Dal 1993 al 2001 è nel gruppo Telecom Italia. Nel 2002 è tra i fondatori di Omniainvest di cui diviene amministratore delegato. Nel 2003 è amministratore delegato IMMSI e in seguito della controllata Piaggio. In entrambe le società si dimette nel 2006. Nel 2007 entra in Tiscali come consigliere non esecutivo, nello stesso anno costituisce la società Data Holding 2007 srl.)
-Consigliere Gianluigi Aponte
-Consigliere Massimiliano Boschini
-Consigliere Francesco Caltagirone Bellavista (Francesco Caltagirone, il suocero di Pierferdinando Casini, imputato a Perugia per corruzione giudiziaria insieme a Squillante. Ed è cugino di Francesco Bellavista Caltagirone, marito di Rita Rovelli, figlia di Nino, il grande corruttore del caso Imi-Sir. Guarda un po’, alle volte, le combinazioni.)
-Consigliere Carlo D’Urso ( indaffarato con le banche )
-Consigliere Corrado Fratini
-Consigliere Andrea Guerra
-Consigliere Salvatore Mancuso
-Consigliere Fausto Marchionni
-Consigliere Francesco Paolo Mattioli
-Consigliere Gaetano Micicchè
-Consigliere Angelo Riva
-Consigliere Carlo Toto
-Consigliere Marco Tronchetti Provera.
Gli altri personaggi senza parentesi tonde appartengono a gruppi di azionisti, da noi ben conosciuti e che vedremo più avanti. In sintesi il piano della CAI era di creare una nuova Alitalia rilevando gli assetti operativi della Compagnia fondendosi con AirOne. Creando in questo modo una bad company che si accollava debiti e la maggior parte degli esuberi, azioni e obbligazioni degli azionisti che in fin di conto sono parte del nuovo assetto societario. Rinnovamento della flotta con ben 60 aerei, l’abbandono degli hub principali di Milano e Roma e con la costituzione di nuovi hub a Roma, Milano, Torino, Napoli, Venezia e Catania.
L’esubero di 3250 lavoratori della Nuova Alitalia al netto dei contratti a tempo che erano già in scadenza e che non sarebbero stati mai rinnovati ma – ricompensati – con uno stanziamento già approvato di circa 180 milioni di euro in sei, sette anni di cassa integrazione, fatevi due conti veloci.
Gli azionisti:
-Il gruppo Benetton tramite Atlantia immsi spa ( famosa per esser sempre presente agli intrighi di corte )
-Il gruppo Aponte ( navi da crociera Mac )
-Il gruppo Riva ( gruppo siderurgico italiano e mondiale per eccellenza ma con qualche guaio giudiziario legato ad inquinamenti, infortuni sul lavoro ect. )
-Il gruppo Fratini tramite Fingen spa ( c’è Della Valle dietro )
-Il gruppo Ligresti tramite Fondiaria Sai spa ( questo è scandaloso )
-Il fondo Equinox S.A di Salvatore Mancuso – Nel 2007 la sua nomina alla Presidenza del Banco di Sicilia, con il consenso di Totò Cuffaro e le congratulazioni di Francesco Musetto, viene salutata come un evento. Ma di li a poco dovrà dimettersi. Il suo fondo Equinox, con sede in Lussemburgo, è presente in molte operazioni discutibili. Così Mittel, finanziaria guidata da Giovanni Bazoli (presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo), e il fondo Equinox di Salvatore Mancuso hanno sottoscritto un accordo con Banca Mps e Banco Popolare, creditrici di Fingruppo, per liquidare in bonis Hopa, la società della galassia del finanziere bresciano Emilio Gnutti – finito in disgrazia in seguito alla calda estate dei furbetti del quartierino, anno 2005, quando fu coinvolto nella vicenda giudiziaria delle scalate bancarie e delle intercettazioni telefoniche – e degli imprenditori a lui vicini. Qualche giorno prima di partecipare alla cordata Alitalia acquista il 65% di Air Four, compagnia aerea executive con sede a Milano. )
-Il fondo Clessidra SGR spa di Claudio Sposito: uno degli uomini chiave del salvataggio di Fininvest dal fallimento all’inizio deglia anni ’90. All’epoca operava come plenipotenziario italiano per conto della banca d’affari Morgan & Stanley ed il rapporto con Berlusconi divenne così solido che nel 1998 diventerà amministratore delegato di Fininvest. Nel 2003 ritroviamo Sposito ed il suo fondo Clessidra ad operare con Gnutti, Presidente di Hopa, con l’intervento di Mediobanca. Sposito controlla oggi ADR, che gestisce gli aeroporti di Roma.
-Toto Costruzioni ( Carlo Toto arrestato con un funzionario Anas in una delle poche indagini pre-mani pulite. L’accusa per falso riguarda l’appalto del ponte sul fiume Comano (crollato nel giugno del 1980).
-Il gruppo Fossati tramite Findim Group spa – La finanziaria Findim entra nel giro Telecom, quando Tronchetti Provera lascia. Si dichiara convinto che la società nei prossimi due anni migliorerà fortemente. Si fa portatore di un piano alternativo per il rilancio Telecom, che prevede l’ingresso nella società di Mediaset. Per convincere Silvio Berlusconi, Fossati ha addirittura portato Alierta, della spagnola Telefonica socia di telecom, ad Arcore appoggiandosi al lavoro diplomatico di Alejandro Agag, genero dell´ex premier spagnolo Aznar ed ex segretario del Ppe, e di Flavio Briatore, entrambi amici del Cavaliere. Gli stessi uomini che tre anni fa fiancheggiavano la scalata di Stefano Ricucci al Corriere della Sera. Ma intanto il titolo scende.
-Il gruppo Marcegaglia spa di cui ampliamento parlato sopra.
Tutto questo era la Cai nel 2008 e non ho problemi a pensare che lo è anche oggi.
Tutte le condanne e le indagini a carico dei citati nell’articolo sono atti pubblici e non indiscezioni ai quali tutti possono accedere e controllare.
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