Giorgio Frasca Polara, 07-09-2009
Montecitorio sta per riaprire. E’ l’occasione per un piccolo, parziale bilancio del comportamento del governo nei confronti della Camera dei deputati. Lo strumento ce lo fornisce un prezioso ed efficientissimo ufficio della Camera dei deputati istituzionalmente incaricato tra l’altro di fare le pulci al governo. Letteralmente. E’ il Servizio per il controllo parlamentare che periodicamente èdita un bollettino in cui, in apposita sezione, si dà conto degli atti di indirizzo (mozioni, risoluzioni e ordini del giorno) approvati in assemblea e in commissioni e di cui si chiede ai ministeri destinatari di spiegare che fine abbiano fatto. Il più recente bollettino – n.11/XVI, giugno 2009 – dà conto degli atti di indirizzo segnalati ad un gruppo di ministeri, delle note di attuazione pervenute da questi dicasteri, e della percentuale di attuazione dei documenti approvati dall’inizio della legislatura al 31 maggio: in pratica nel primo anno di attività del terzo governo Berlusconi.
Il primato delle non-risposte è attribuito, di slancio, al ministero dell’Economia e delle Finanze, il dicastero gestito da Giulio Tremonti. Atti di indirizzo segnalato: 434; note di attuazione pervenute: 6; percentuale di attuazione: 1%. Non male, eh?, per un ministro creativo. Appena sopra Tremonti sta Altero Matteoli ed il suo ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: gli atti di indirizzo segnalati erano 180; le note di attuazione pervenute dal Servizio per il controllo parlamentare sono state 13; la percentuale di attuazione è al 7%. E dire che come la Camera ha il suo ufficio-controllo, così tutti i ministeri hanno una specifica interfaccia. Quindi non si tratta di deficit informativo, ma di deficit politico.
Più su in graduatoria stanno altri due ministeri: quello del Welfare e quello dell’Interno. Al dicastero del Lavoro, Salute e Politiche sociali (responsabile Maurizio Sacconi) erano stati segnalati 212 atti di indirizzo; sono arrivate 49 note di attuazione; percentuale di attuazione: 23%. Qualche punto in più si è conquistato il Viminale, dov’è insediato il ministro Roberto Maroni: atti di indirizzo segnalati: 109; note di attuazione pervenute: 29; percentuale di attuazione: 27%. “A seguire, maggiormente adempienti” (così si legge testualmente nell’asettico Bollettino) risultano gli Esteri, con 27 atti attuati su 83 (pari al 33%) e il Dipartimento per i rapporti con le regioni, che ha attuato 8 atti su 19 segnalati (pari al 42%). Tra i ministeri esaminati, uno solo raggiunge una media non indecente di risposte: è quello della Difesa, gestito da Ignazio La Russa. Anche qui però gli atti di indirizzo segnalati erano pochi: 44; le note di attuazione trasmesse al Servizio sono state 26; percentuale di attuazione: 59%.
Peccato che non spetti al Servizio ma alle forze politiche la valutazione, poi, di come e quanto le (relativamente scarse) risposte fornite siano davvero soddisfacenti, cioè abbiano trasformato davvero gli impegni richiesti in impegni pienamente soddisfatti. Ma il Servizio è neutrale, deve esserlo. Ma già dalle nude cifre vien fuori qualcosa…
martedì 8 settembre 2009
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