Il 20 settembre 1870 l’ esercito italiano entro' nello Stato pontificio attraverso la breccia di porta Pia per strappare Roma al dominio papale e sancire cosi' la fine del potere temporale della Chiesa.
Durante la commemorazione dello scorso anno a Roma, come qualcuno ricordera', il generale Antonino Torre, delegato del sindaco alla memoria, ha elencato uno ad uno i caduti dello Stato pontificio senza degnare di attenzione i bersaglieri morti dall’ altra parte - la ‘nostra’ - e senza dare diritto di replica ad alcuno dei presenti.
Molti i distinguo dal mondo politico, netta la condanna da parte delle associazioni laiche. Ma al peggio non c’è mai fine e la commemorazione che si è svolta a porta Pia
ne è la prova lampante. Nessuna presenza istituzionale, nessuna parata di bersaglieri, nessun inviato, più o meno noto, del comune di Roma. A porta Pia, oggi, ci sarebbe stato il silenzio se non fosse stato per le associazioni laiche che, come l’UAAR, hanno presidiato la commemorazione.
Formalmente, l’assenza istituzionale è giustificata dal lutto nazionale per l’attentato a Kabul dei giorni scorsi. Mai come in un giorno di lutto nazionale per i caduti di una guerra dettata dal fondamentalismo religioso – invece - la commemorazione della breccia di porta Pia avrebbe avuto maggior valore. C’è da chiedersi allora il perché di questo assordante silenzio.
La Chiesa, nei giorni scorsi, ha ventilando tra le righe un cambio di preferenza elettorale se non verranno ascoltate dal mondo politico le sue istanze (una per tutte il testamento biologico in discussione in Parlamento). Tutto ciò a seguito di un periodo di maretta con il Governo iniziato con la condanna da parte del mondo cattolico della ‘disdicevole’ condotta sessuale del premier e terminato con l’attacco del Giornale - di proprietà della famiglia Berlusconi - a Dino Boffo, direttore dell’organo ufficiale della Santa Sede, Avvenire. Le sue dimissioni si sono abbattute sul Governo con un effetto boomerang evidentemente non previsto.
Il Pdl ha quindi la necessità di riprendere il controllo di una partita che rischia di devolvere l’ambìto voto cattolico ai vari Casini e Rutelli, che già si stanno organizzando per accoglierlo.
Gianni Alemanno, il sindaco di Roma, queste cose le sa bene.
E infatti, guarda caso, oggi non c’è stata memoria istituzionale per la Breccia che nel 1870 ha confinato definitivamente i papi nella città del Vaticano.
Un “regalino di riparazione” che non potrà passare inosservato alle gerarchie eccelsiastiche.
di Cecilia Maria Calamani
mercoledì 23 settembre 2009
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