La sinistra italiana ha un forte bisogno di rendersi indipendente dalle due culture più devastanti ideologicamente che siano mai esistite. Quella del comunismo e quella del cristianesimo. Per carità, pieno diritto a entrambe di esistere e di spiegare alla gente quali sono i loro valori, ma vediamo anche quali sono le conseguenze.
Mancanza di libertà, mancanza di democrazia, mancanza di diritti, mancanza di scelta, mancanza di merito, mancanza di giustizia, mancanza di opinioni, mancanza di conoscenza, mancanza di responsabilità, culto del capo, assoggettamento acritico al governo, al potere, al capo.
Ecco quali sono i risultati di quelle due culture, l'una col Dio Stato, l'altra col Dio onnipotente.
In mezzo a tante mostruosità però i cristiani e i comunisti hanno sempre messo anche delle belle cose, delle belle idee, apprezzabili, condivisibili, in modo da poter avere un certo appeal nei confronti delle masse cui nulla importa (e nulla importava) di democrazia, libertà di pensiero, conoscenza o responsabilità. Essi propagandavano il perdono dei peccati, una vita migliore, uno stipendio uguale per tutti, la fine della schiavitù, la ridistribuzione delle risorse.
Tutto ciò chiaramente è stato sempre e solamente uno specchietto delle allodole. Se anche piccole parti del "programma buono" di queste due ideologie si è verificato esso va ascritto più al buon cuore e all'impegno di qualche isolato eroe, non certo al totalitarismo dell'ideologia. Anche perchè, se si va a guardare in fondo, notiamo che le persone migliori appartenenti a queste due aree culturali, quelle che hanno ottenuto risultati apprezzabili, positivi, universalmente riconosciuti, sono state spesso in contrasto con le alte schiere, coi vertici, coi capi e spesso hanno disubbidito agli ordini, rivendicando dunque una propria libertà. La libertà cioè di realizzare ciò che di buono avevano visto in quelle culture, ma che spesso e volentieri veniva soffocato dagli effetti collaterali che ho descritto prima.
La sinistra, lo sappiamo, per anni si è divisa in due fazioni: da una parte quella comunista, dall'altra quella cristiana. Hanno cercato spesso di parlare tra di loro, riuscendoci poche volte, con scarsi risultati.
Ciònonostante l'Italia è ancora soffocata da questo dominio culturale, che Berlusconi ha ricordato l'altro giorno: il cattocomunismo.
Ora, per me non c'è nulla di male nel riconoscere nel comunismo alcuni valori (sia positivi che negativi) comuni al cristianesimo. Anzi, le due culture si assomigliano più di quanto non si voglia credere e l'astio tra le due ideologie è più simile a quello che c'era tra papato ed impero che, ad esempio, di quello che c'è tra liberal-democratici e fascisti.
Francamente ritengo che la storia, i fatti, le persone abbiano delimitato lo spazio per una nuova (che poi tanto nuova non è) sinistra, una sinistra indipendente dal comunismo e dal cristianesimo, una sinistra liberale. Dove sinistra vuol dire attenzione per i più deboli, vuol dire giustizia sociale, vuol dire istruzione, informazione, conoscenza. E dove liberale vuol dire autodeterminazione dell'individuo, meritocrazia, diritti civili, economici.
Spesso i sostenitori del comunismo lo difendono attaccando il capitalismo di essere ingiusto. Il capitalismo degli ultimi 25-30 anni in effetti non ha molti meriti da elencare, ma un libero mercato regolato in maniera tale da limitarne, o da evitarne, le naturali tendenze a diventare ingiusto ed iniquo non sarebbe di sicuro disastroso quanto il comunismo, o il capitalismo totale.
La sinistra deve dunque rendersi indipendente dal passato, solo così potrà dire di essere davvero nuova. Deve essere realmente laica, realmente antitotalitaria (e non dire di no solo ai regimi neri). La sinistra, se vuole proporre qualcosa di nuovo e utile, deve prendere il liberalismo e realizzarlo, non utilizzarlo per puro interesse di classe come fa la destra (che, invece del liberalismo, conosce solamente il liberismo economico).
Montanelli aveva ragione quando diceva che, negli anni '90, non vi era più il pericolo del comunismo. Ma egli aveva ragione perchè pensava allo stato, alla società, alla libertà di tutti noi. Ma tra le eredità del comunismo c'è ancora questo fardello che la sinistra non riesce a scrollarsi di dosso. Solo il giorno in cui ce lo farà il comunismo (o meglio, i suoi pericoli) sarà sconfitto e delimitato come area politica a se stante. Sino a quel giorno continuerà a far sentire la sua influenza e i suoi effetti, anche se è ormai un ricordo lontano. E questa grave limitazione è, secondo me, l'ultimo pericolo del comunismo.
mercoledì 9 settembre 2009
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