martedì 22 settembre 2009

La scelta

Spesso è molto difficile fare una scelta, decidere quale strada intraprendere. Fare la cosa giusta è da sempre un cruccio di ogni persona perbene. Un cruccio forse irrisolvibile.
Io penso che vi siano fondamentalmente due strade da poter percorrere. Una è la strada più rapida, l’altra è la strada più lunga.
La prima da spesso risultati a breve termine, effimeri, le cosiddette felicità di plastica. La seconda invece è un percorso lungo, irto di ostacoli e difficile da intraprendere. Una via, quest’ultima, per uomini forti, maturi, onesti, integri, coraggiosi, una via per chi guarda al futuro nel suo complesso e non solamente al proprio presente. E penso che questa differenza sia sostanziale nell’Italia d’oggi.
Fare dunque la scelta che causerà un cammino difficile e duro vuol dire spesso fare la scelta giusta, ovvero prendere una strada che darà dei risultati durevoli e validi.
Il problema però, per questi uomini coraggiosi, è capire qual è il percorso più difficile, quello migliore, quello grazia al quale si può crescere maggiormente. È certamente difficile, è una scelta da fare quasi ad occhi chiusi. Si cerca di prevedere ciò che verrà, ma la vita è assolutamente imprevedibile (lo si può capire, se non altro, dal principio di indeterminazione), e non si può sapere dove essa ci porterà.
Ogni scelta è dunque una vera e propria scommessa, con una certa probabilità di successo. Una probabilità che però è incalcolabile, perché nessuno saprà mai cosa sarebbe successo se, al posto di decidere di andare da una parte si fosse scelto di andare dall’altra.
Bisogna dunque pensare, valutare, ascoltare le proprie sensazioni e infine rischiare. La vita stessa, in fondo, cos’è se non un rischio continuo e perenne?
Non si può dunque affermare sin dal principio che c’è una scelta giusta e una sbagliata, sono, semplicemente, scelte. Le quali possono essere semplici o meno e non sempre è facile capire quali sono quelle meno facili.
Non si può dunque mai essere certi delle proprie scelte proprio per il fattore di rischio che vi è in ognuna di esse, a causa dell’indeterminatezza della vita stessa. Si vive nel dubbio e si può solamente provare a ridurre la percentuale di dubbio considerando i fatti, le personalità, il periodo storico e tentare di applicarle ai propri principi. Per fare una scelta, infatti, occorrono dei principi e dei valori forti, bisogna esserne convinti fortemente e bisogna cercare di applicare questi principi alle varie situazioni che nella vita possono capitare, ricordando sempre che una scelta è tale proprio perché non può essere giusta o sbagliata a prescindere, essa è relativa e dipende da chi, come e perché viene fatta, oltre che, ovviamente, a ciò che la scelta stessa causa.
Chi crede in un’essere superiore dunque può affidarsi ad esso, contando nell’ispirazione divina che non potrà che consigliare la via migliore. Chi invece non crede non potrà far altro che vivere la sua vita nel miglior modo che gli sia possibile, cercando la via migliore con la propria testa e sapendo comunque che non riuscirà mai a trovarla, sapendo di essere sempre e comunque sconfitto in quest’eterna ricerca.
E sapendo, però, di potersi guardare infine allo specchio e dire: “Io ci ho provato!”.

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