mercoledì 1 luglio 2009

Abruzzo: l’ombra lunga del boss sulla prima “new town”

Postato il 30 giugno 2009 da Luca Rinaldi

Parte la costruzione della prima “new town” in Abruzzo e subito si stagliano sullo sfondo le figure di cui si temeva quando si parlava delle infiltrazioni mafiose nella ricostruzione delle città colpite dal sisma del 6 aprile 2009.
Parte il piano CASE, in parallelo al piano di ricostruzione delle zone colpite dal terremoto e subito arrivano a galla, nei vari appalti, volti e nomi noti, soprattutto ad indagini di mafia: i primi lavori post-terremoto sono infatti andati ad un imprenditore abruzzese, Dante Di Marco, in collegamento con alcuni prestanome di Vito Ciancimino, che proprio a Tagliacozzo, paese dove sorgerà la prima newtown, riciclavano il tesoro del defunto sindaco boss palermitano.
Da qualche giorno si sta indagando su questi rapporti, intanto l’appalto è stato assegnato e chi s’è visto s’è visto, appalto aggiudicato, come si legge “da un’associazione temporanea di imprese”. Associazione temporanea di imprese che dovrà costruire 4500 alloggi per il 15mila sfollati, le piccole città promesse da Berlusconi per la fine di novembre.
Qui comincia un intreccio di nomi, cognomi ed imprese che difficilmente sentiremo sui TG, visti i proclami del governo, in piena campagna elettorale, di garantire la ricostruzione dalle infiltrazioni mafiose.
Le imprese coinvolte ufficialmente sono: “PRS, produzione e servizi srl” di Avezzano, la “Idio Ridolfi e figli srl” (che attualmente partecipa ai lavori di ristrutturazione per il G8 che si terrà all’Aquila), la Codisab di Carsoli e la “Ing. Emilio e Paolo Salsiccia srl” e la “Impresa di Marco srl”.
La Di Marco sorse nel 1993, 20 dipendenti e 130mila euro di capitale sociale. Niente di strano nella società Di Marco, mai coinvolta direttamente in indagini antimafia, però, Dante Di Marco risulta anche socio fondatore della “Marsica Plastica srl”, azienda di cui uno dei soci ha inaugurato la ricostruzione e molto nota agli investigatori sia all’Aquila che a Palermo. Tra i soci di Di Marco infatti c’era Achille Ricci, arrestato poco prima del terremoto per aver occultato soldi dal “tesoro” di Ciancimino, stessa sorte toccata a Nino Zangani che nel 2006 cositutuiva la società “Ecologica Abruzzi srl”, dove, tra le fila, troviamo altri associati della Marsica Plastica srl.
Se la Guardia di Finanza non avesse svolto alcuni accertamenti ed indagato, tutte le società di cui sopra, insieme alla “Ricci e Zangari srl”, avrebbero dovuto operare nel campo della produzione energetica, lo smaltimento dei rifiuti e nella metanizzazione. Tutto alla luce del sole, tra incroci societari e patti di prestanome.
In questo modo Di Marco è coinvolto in rapporti piuttosto stretti con i prestanomi abruzzesi di Vito Ciancimino, come al solito però, dato che va di moda fare colui che cadel dal pero, Di Marco dichiara: “Quella gente, io nemmeno la conoscevo”. Intanto ci ha costituito due società nel giro di un anno, dalla stesso notaio, con gli stessi nomi.
Chiaramente poi si affaccia sulla scena anche la politica: il parlamentare del PDL Sabatino Aracu, indagato a Pescara per aver intascato tangenti su appalti sanitari è in società con Di Marco nella “Rivalutazione Trara srl” che di recente ha comprato ad Avezzano 26 ettari di terreno ed uno zuccherificio dismesso per farne un termovalorizzatore.
Una ragnatela intrecciata di soci poco rispettabili fa da sfondo alla grande vetrina del governo dopo il terremoto abruzzese. Eppure il problema di infiltrazioni di questo tipo era stato rilevato, poi però, tutti si sono dimenticati dell’Abruzzo e della gola che il cemento e le costruzioni fanno alla mafia.

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