di Roberto Malini*
Una notizia di cronaca, due modi diversi di presentarla. Ecco La Repubblica (gli altri quotidiani italiani, in genere, sono sullo stesso tenore): "Un'organizzazione di trafficanti di cocaina composta da intere famiglie di etnia rom di nazionalità croata e bosniaca, ma anche di italiani, è stata scoperta dai Carabinieri di Roma che stanno eseguendo, dalla scorsa notte, 54 ordinanze di custodia cautelare. L'organizzazione usava come corrieri anche minorenni".
E' un'informazione parziale, che presenta al pubblico una realtà falsata, inducendo - ovviamente - il lettore a pensare che i Rom, a Roma, siano capaci di dare vita a una forma di criminalità organizzata autonoma, venendo così a costituire un nuovo pericolo per la sicurezza.
Per comprendere correttamente la notizia bisogna proseguire nella lettura del pezzo e interpretare, fra le righe, la verità: "Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal gip di Roma su richiesta della direzione distrettuale anti- mafia della capitale". Et voila, ecco che si presenta una versione diversa del fatto di cronaca: non si tratta di "emergenza Rom", ma di mafia, di italianissima mafia, nella fattispecie 'ndrangheta, che gestisce integralmente il traffico di stupefacenti a Roma e utilizza le fasce sociali più vulnerabili, emarginate e indigenti per i suoi traffici, fra cui i Rom.
Vincenzo Macrì, sostituto procuratore della Direzione nazionale Antimafia, ha recentemente sottolineato l'inadeguatezza dei media, di fronte alla mafia: “L’errore dei mezzi di informazione è quello di dare al fenomeno della criminalità organizzata una visione minimalista e regionale. Il fenomeno della 'ndrangheta riguarda la democrazia e l’economia dell’intero sistema- Paese”. Macrì ha sottolineato come la drangheta (cui i Rom arrestati a Roma sono asserviti) abbia il pieno controllo dello spaccio, nelle città che controlla, per un giro di affari totale che raggiunge i 44 miliardi di euro (pari al 2,9% del prodotto interno lordo italiano).
Mentre giornali e telegiornali presentano i Rom come boss mafiosi, fomentando odio razziale e distorcendo la verità, le 'ndrine controllano il mercato illecito e i loro tentacoli afferrano e muovono tutto, dall'economia alla politica. Il giornalista de La Repubblica e i suoi colleghi avrebbero dovuto presentare in maniera differente la notizia. Per esempio così: "Un altro colpo alla 'ndrangheta: 54 arresti. La criminalità usava Rom, disperati e minori per il traffico".
Vi è da augurarsi che l'informazione arrivi presto ad adottare modelli di obiettività, con una visione a 360 gradi dei fatti, soprattutto quando riguardano le mafie. Seguendo tale codice, il giornalista avrebbe posto in rilevo come la mafia italiana recluti le sue manovalanze dove esistono emarginazione, persecuzione e degrado sociale. Quindi avrebbe sottolineato come repressione e "cattivismo" abbiano esteso a dismisura tali risorse a cui 'ndrangheta, camorra e cosa nostra possono attingere.
Ed ecco allora che, evitando di raccontare la solita storiella degli "zingari boss", il cronista avrebbe collegato questa operazione a quella del 26 giugno scorso, quando il G.I.C.O. di Catanzaro, insieme alle unità investigative di altri capoluoghi di provincia, ha colpito un cartello di narcotrafficanti in cui agivano in sintonia, a Roma e nel Lazio, 'ndrangheta e camorra. Il cartello si avvaleva, come è tipico della criminalità organizzata (che è una vera e propria multinazionale), di contatti e collaborazioni in Colombia, Spagna, Nordafrica.
Al vertice, elementi appartenenti ai clan della 'ndrangheta reggina dei Commisso- Mazzaferro di Marina di Gioiosa Jonica e Cataldo di Locri, al clan camorristico Bianco-Baratto di Napoli Fuorigrotta, alle cosche calabresi trasferitesi a Roma.
Di questo "carro" criminale che percorre quasi indisturbato "tutte le strade che portano a Roma", i Rom che si dedicano allo spaccio sono davvero l'ultima ruota...
* Copresidente Gruppo EveryOne
mercoledì 1 luglio 2009
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