L’omicidio di Anna Politovskaja aveva fatto rumore, nel mondo, e per un breve periodo di tempo era forse anche riuscito a riportare l’attenzione sulla questione cecena. Ma tutto questo non è servito a nulla. Le violenze sono continuate, le repressioni sono ancora più forti e chi si espone continua a morire. L’ultima vittima è stata un’altra donna: Natalia Estemirova.
Giornalista e collaboratrice dell’ong russa Memorial, per la difesa dei diritti umani, la Estemirova è stata sequestrata ieri mattina a Grozny, in Cecenia, mentre usciva come ogni mattina dalla sua abitazione. Il suo rapimento, però, è durato pochissimo perché aveva un solo scopo: ucciderla.
Il corpo della vittima è stato trovato alle 17.20 ora di Mosca (le 15.20 in Italia) in un bosco vicino al villaggio di Gazi-Ur, nei pressi di Nazran, lungo l'autostrada.
Secondo Oleg Orlov, capo dell’ong Memorial (una delle più importanti organizzazioni dei diritti umani in cui lavorava la stessa Estemirova) alcuni testimoni avrebbero sentito la giornalista urlare che la stavano sequestrando. Nulla però è stato possibile per salvarla.
L’assurda casualità ha voluto che il suo omicidio avvenisse a poche ore da una conferenza, a Mosca, in cui le organizzazioni per i diritti umani hanno presentato un documento nel quale si afferma che il Primo Ministro Vladimir Putin, e altri alti ufficiali, dovrebbero essere giudicati da un tribunale internazionale per i delitti commessi nelle due guerre che hanno devastato la Cecenia negli ultimi 15 anni.
La Estemirova raccoglieva ormai da anni ogni materiale possibile sui rapimenti e le scomparse ingiustificate, sulle torture e sulle tante uccisioni (spesso passate sotto silenzio) che si ripetevano ormai dallo scoppio della seconda guerra, voluta da Vladimir Putin nel 1999. Secondo alcuni suoi colleghi, Natalia aveva irritato recentemente le autorità locali filorusse perché aveva denunciato un’esecuzione arbitraria in Cecenia. Chi viveva al suo fianco non ha dubbi sul suo assassino “Conosco, e ne sono sicuro, l’identità del colpevole dell’omicidio di Natalia Estemirova, lo conosciamo tutti, il suo nome è Ramzan Kadyrov”, ha dichiarato in un comunicato ieri sera Oleg Orlov, responsabile di Memorial.
Proprio grazie ai suoi reportage in cui dichiarava apertamente le violazioni dei diritti umani commesse in Cecenia dall’inizio della guerra tra indipendentisti ed esercito russo (in seguito alla caduta dell’Unione sovietica), il Front Line Club di Londra le aveva assegnato la prima edizione del premio Anna Politkovskaia (nel 2007), istituito per insignire donne che si distinguono nella difesa dei diritti umani nelle zone di guerra.
Nel ritirare il premio Natalya aveva lanciato un appello all’Occidente: “Non può e non deve voltare le spalle al popolo ceceno” e anche in quella occasione aveva ricordato che “nulla è stato fatto per indagare sui crimini commessi in Cecenia dal 2000”.
Il presidente Medvedev ha detto che l’omicidio è legato all’attività per i diritti umani che Natalya portava avanti. L’unica cosa certa è che il presidente russo non è riuscito a riportare l’ordine dall’inizio del suo mandato, così come aveva promesso. A meno che la parola “ordine” non sia sinonimo di repressione.
La verità sull'omicidio di Natalia ci sarà servita a breve, ben costruita. I reali mandanti resteranno come sempre nell’ombra. La domanda che resterà nell’aria è se l’Occidente non debba effettivamente fare molto di più. Magari i capi di stato potrebbero iniziare a non stringere più la mano sorridenti a Vladimir Putin. Almeno fino a quando il suo governo non inizi a impegnarsi seriamente per cercare i colpevoli. Ma poiché dovrebbe cercarli molto vicino, è difficile che questo avvenga.
Politkovskaja, la verità che manca
Russian activist shot dead by Mansur Mirovalev da Indipendent
Chechen Rights Campaigner Is Killed by Michael Schwirtz and Elle Barry dal New York Times
venerdì 17 luglio 2009
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