giovedì 9 luglio 2009

Lettera della mafia a Berlusconi

Postato il 09 luglio 2009 da Luca Rinaldi
E’ della scorsa settimana la notizia che dall’archivio della procura è uscita una lettera, sequestrata dall’archivio di Vito Ciancimino, ex sindaco mafioso e intimo di Bernardo Provenzano. La procura distrattuale antimafia ha avviato un’inchiesta con degli accertamenti richiesti dal sostituto procuratore Antonio Ingroia e Nino di Matteo.
La lettera, databile nel corso dei primi anni ‘90 (Berlusconi viene già definito onorevole) è leggibile per metà, l’altra metà è stata strappata prima che la lettera fosse requisita dall’archivio del boss, argomento di prim’ordine in questi giorni nel corso degli interrogatori al figlio di Vito Ciancimino, Massimo. Il foglio di carta è stato depositato agli atti della procura d’appello presso cui viene processato Ciancimino Junior
La mafia si aspettava, e probabilmente si aspetta, favori e lavori da Silvio Berlusconi. La richiesta della lettera è esplicita: avere una delle televisioni berlusconiane a disposizione. La cosa strana è che quella lettera, sequestrata nel 2004 arrivi solo ora tra le mani di coloro che stanno indagando, altrettano strano è che nessuno mai, prima d’ora ha posto il problema all’interrogato Ciancimino junior.
Nella parte di lettera a disposizione, che di seguito vi mostriamo anche in foto, si possono leggere le seguenti frasi: “…posizione politica intendo portare il mio contributo (che non sarà di poco) perché questo triste evento non ne abbia a verificarsi. Sono convinto che questo evento onorevole Berlusconi vorrà mettere a disposizione una delle sue reti televisive”
Ecco cosa la mafia voleva da Berlusconi: una televisione. Ingroia e Di Matteo sembrano determinati ad arrivare a fondo di questa storia, soprattutto perchè il tutto sembra essere riconducibile ad un’intercettazione del 1988, riportata anche su alcuni libri di Marco Travaglio, con Renato della Valle che riportiamo visto che il ddl Alfano non è ancora stato approvato.
BERLUSCONI – Renato…
DELLA VALLE – Ciao, Silvio.
BERLUSCONI – Come stai?
DELLA VALLE – Bene. È appena partito Franco Carraro.
BERLUSCONI – Ah, sì? Dov’è andato?
DELLA VALLE – Andava giù a Roma.
BERLUSCONI – Era lì da te?
DELLA VALLE – Sì.
BERLUSCONI – Allora…
DELLA VALLE – È stato ieri sera al processo.
BERLUSCONI – Diavolo di un uomo, sempre in mezzo ai ministri.
DELLA VALLE – Eh, be’. Ieri ho parlato, poveretto, con Nicolazzi [Franco Nicolazzi, Psdi, ministro dei Lavori pubblici, in quei giorni sotto inichiesta per le tangenti sulle «carceri d’oro», nda].
BERLUSCONI – Mmh.
DELLA VALLE – M’ha telefonato.
BERLUSCONI – Oggi questi stronzi del mio «Giornale» gli han messo un titolo in prima pagina del cazzo.
DELLA VALLE – Eh, ho visto.
BERLUSCONI – Ma son proprio dei figli di troia, guarda.
DELLA VALLE – Mmh.
BERLUSCONI – E non so più cosa fare io. Mamma mia, non so più cosa fare.
DELLA VALLE – M’ha telefonato: era giù da matti per ’sta storia qui. Lo sai la cosa triste? Che lui proprio non c’entra niente, eh.
BERLUSCONI – Ma lo so.
DELLA VALLE – Quello non c’ha una lira, eh. Mah!
BERLUSCONI – Guarda…
DELLA VALLE – Come andiamo, Silvio?
BERLUSCONI – Eh?
DELLA VALLE – Come andiamo?
BERLUSCONI – Ma, guarda, vado male da un punto di vista fisico, perché mi è venuto… c’ho un’artrosi, più un… un po’ di altri dolori. Mi sono bloccato sulla sinistra, dietro, tutto.
DELLA VALLE – Ma va!
BERLUSCONI – E allora sono messo male fisicamente. E poi c’ho tanti casini in giro, a destra, a sinistra. Ce n’ho uno abbastanza grosso, per cui devo mandar via i miei figli, che stan partendo adesso per l’estero, perché mi han fatto estorsioni… in maniera brutta.
DELLA VALLE – Oh, Madonna!
BERLUSCONI – Una cosa che mi è capitata altre volte, dieci anni fa, e… Sono ritornati fuori.
DELLA VALLE – Senti, Silvio…
BERLUSCONI – Mmh.
DELLA VALLE – Eh, va be’, no… hai St. Moritz, se no ti dicevo: se vuoi mandarli anche qui a casa mia, non ci son problemi, eh.
BERLUSCONI – Grazie, ma li mando molto più lontano.
DELLA VALLE – Ah.
BERLUSCONI – Sai, siccome mi hanno detto che, se, entro una certa data, non faccio una roba, mi consegnano la testa di mio figlio a me ed espongono il corpo in piazza del Duomo…
DELLA VALLE – Oh, Madonna!
BERLUSCONI – E allora son cose poco carine da sentirsi dire e allora, ho deciso, li mando in America e buona notte.
DELLA VALLE – Senti, ma vai anche tu… fuori.
BERLUSCONI – Eh, io c’ho un po’ di cosette qua da fare.
DELLA VALLE – Eh, ma chi se ne frega, Silvio. Però insomma, se… se t’han dato una data, fino a quella data lì, vai anche tu.
BERLUSCONI – Ma, vedi, no, io sono qui difeso… per casa…
DELLA VALLE – Se vuoi venire qui a casa mia…
BERLUSCONI – Ascolta…
DELLA VALLE – Devono passare sul mio cadavere, eh.
BERLUSCONI – Così ci mettono la bomba in du… ci fan saltare in due. (ride)
DELLA VALLE – No!
BERLUSCONI – …(incompr. per sovrapposizione delle voci) uno (ride)
DELLA VALLE – Ma cosa vuoi che faccian saltare. La bomba…
BERLUSCONI – Senti un po’… tutto bene lì, i ragazzi, tutto bene?
DELLA VALLE – Sì, sì, tutto bene.
BERLUSCONI – Tua moglie?
DELLA VALLE – Mi rattrista ’sta cosa, cazzo.
BERLUSCONI – Eh, va be’, cosa ci vuoi fare? Senti, tua moglie sta bene?
DELLA VALLE – Bene, bene.
BERLUSCONI – Senti… io… niente, ero in debito anche di una risposta su Tanzi.
DELLA VALLE – Eh.
BERLUSCONI – Francamente non mi è venuto in mente un Cristo (ride) (…)
DELLA VALLE – Senti… quando è quella scadenza?
BERLUSCONI – Di Rizzoli?
DELLA VALLE – No, no, no, la scadenza di quei de… delinquenti lì che t’han detto…
BERLUSCONI – Fra sei giorni.
DELLA VALLE – Perché non prendiamo l’aereo domani, molliamo tutto e andiamo a fare un giro?
BERLUSCONI – No, io son qui con…
DELLA VALLE – Anch’io. Sapessi i casini che c’ho in ballo io, non ne hai idea.
BERLUSCONI – Eh.
DELLA VALLE – Però, vaffanculo, andiamo… andiamo in giro per il mondo. Eh, se quelli hanno un Grumond (fonetico, parola non certa) che va forte come noi, ci beccano. Ma proprio da stare un giorno in un posto, un giorno in un altro.
BERLUSCONI – Sì, va be’, ma, avendo allontanato l’oggetto, capisci?
DELLA VALLE – Sì, va be’, ma, Silvio, se sono sei giorni…
BERLUSCONI – No, son preoccupato piuttosto per il Paolo, così, insomma.
DELLA VALLE – Be’, Paolo, scusa, portiam via anche lui.
BERLUSCONI – Eh, sì. Va be’.
DELLA VALLE – Ragazzi, il mondo si ferma, eh.
BERLUSCONI – Va be’, lo so, lo so.
DELLA VALLE – Eh.
BERLUSCONI – Va be’.
DELLA VALLE – Facciamolo… Silvio, facciamolo davvero.
BERLUSCONI – Ma no, dài. Io c’ho tante cose da fare qui. Io poi non ci credo a quelle robe lì, lo sai.
DELLA VALLE – Hai paura di diventare povero?
BERLUSCONI – No.
DELLA VALLE – Sei giorni?
BERLUSCONI – No.
DELLA VALLE – Dài. Andiamo a fare sei giorni i pirla per il mondo.
BERLUSCONI – No, no, ma io ti dico sinceramente che, se fossi sicuro di togliermi questa roba dalle palle, pagherei tranquillo, così almeno non rompono più i coglioni.
DELLA VALLE – Eh, lo so, ma solo che questi qui… poi te lo… ci provano ancora, eh. Be’, ma, Silvio, avrai tutta la collaborazione che serve, no?
BERLUSCONI – Sì, sì, tutti quanti. Sono molto… sono molto bravi.
DELLA VALLE – Eh.
BERLUSCONI – Va be’. Senti, Renato…
DELLA VALLE – Mi dispiace molto, Silvio.
BERLUSCONI – Ci sentiamo (…)
Insomma un Berlusconi che pur di “non farsi rompere i coglioni” scenderebbe al compromesso mafioso per difendere, e su questo nessuno lo attacca, la vita del figlio. A questo punto rimane da verificare, accertato il contatto tra Berlusconi e la mafia, se la discesa in campo del Cavaliere sia dettata da una scelta mafiosa, come dichiara peraltro Antonio Ingroia: “non solo credo che sia possibile che Berlusconi sia entrato in politica per questa ragione, credo sia probabile”. Il problema sta proprio qui. Che oggi questa stessa persona è Presidente del Consiglio, colui che dovrebbe fare, insieme al suo Governo, leggi per combattere i mafiosi ed incoraggiare i cittadini alla denuncia di certi fenomeni.
Verificati alcuni aspetti che andranno a delinearsi con la prosecuzione dell’inchiesta sorge però spontanea a questo punto una domanda: “quale TV ha poi ceduto Berlusconi alla mafia?”. Una domanda di non poco conto, se valutiamo oggi la sua posizione e l’impatto che le TV hanno sull’opinione pubblica.
Se il ddl Alfano diventasse legge, questa notizia non potrebbe essere pubblicata.

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