di Vania Lucia Gaito, da viaggionelsilenzio
Vista così, questa scuola sembra solo una graziosa scuola elementare: un bel prato verde, così tipico dell'Irlanda, graziose finestre dai profili rossi, insomma, quasi un disegno come quelli che si fanno da bambini.
Eppure quello che è accaduto per anni, per decenni, in questa e in altre scuole come questa, è l'incubo ricorrente di migliaia di bambini oggi adulti: abusi, violenze, umiliazione, stupri. E, come sempre, un muro di omertà e di silenzio assolutamente invalicabile, e di fatto invalicato, fino al 1998, anno in cui furono trasmesse due serie di documentari: Cara figliola e Stati di paura. Documentari sconvolgenti, che raccontavano gli abusi subiti dai bambini nelle Scuole Industriali rette dalle Suore della Misericordia e dai Fratelli Cristiani.
La cattolicissima Irlanda ne fu sconvolta, e si decise di istituire una Commissione governativa che indagasse l'operato delle Scuole Industriali. Si trattava di istituzioni pensate, all'inizio del XX secolo, per accogliere i bambini "reietti": orfani, figli illegittimi, piccoli abbandonati o colpevoli di piccoli reati spesso commessi per fame. Caritatevoli nelle intenzioni, di fatto furono piccoli campi di concentramento, dove i bambini e i ragazzi furono sfruttati, "pagandosi" la permanenza all'interno delle strutture con l'obbligo a lavori durissimi. Celebri divennero le Lavanderie della Maddalena, l'ultima delle quali fu chiusa nel 1996, gestite dalle Suore della Misericordia. La celebrità venne solo nel 2002, con il film di Peter Mullan, vincitore del Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia, The Magdalene sister, mai trasmesso dalla televisione italiana e programmato in pochissime sale cinematografiche e per brevissimo tempo.
Dentro le mura di quei conventi passarono circa 30.000 ragazze, molte vi sono rimaste fino alla morte. Trattate come prigioniere, senza poter mai uscire, seviziate e umiliate nel corpo e nell'anima, mai pagate per un lavoro massacrante, fonte invece di buoni incassi per le religiose. A determinare la fine delle Magdalene, più che una presa di coscienza, fu l'invenzione e la diffusione della lavatrice.
"Esistiamo davvero, noi Maddalene, ci hanno cambiato nome, ma io sono Mary. Ho 70 anni e sono stata la prima a parlare nell'85, chiamavo i giornali, le radio, nessuno mi credeva. Dire male delle suore? Non si poteva, non nella cattolica Irlanda". Mary Norris è nata nel 1932 a Sneem nella contea di Kerry, da Daniel e Brigid Cronin che avevano una piccola fattoria e otto figli. Mary era la figlia più grande. Suo padre morì di cancro che lei aveva undici anni, l'ultima sorellina appena sei mesi. "A 16 anni per 12 centesimi mungevo le mucche, cucinavo, lavavo e pulivo. Una volta a settimana andavo al cinema, era la mia unica passione. Chiesi il permesso per andarci un'altra volta, ma la padrona disse no. Ci andai lo stesso." Mary nel 1950 smise di esistere. "Venni trasferita al Good Shepard a Cork. Lì dentro persi tutto: dignità, identità, nome. Non potevi parlare, dovevi solo pregare ad alta voce, lavorare e baciare i piedi della statua di Santa Maria Goretti. Il lavoro era duro: era una vera lavanderia. I panni venivano dagli ospedali, sporchi di sangue e noi non avevamo guanti. Le suore facevano una fortuna, noi neanche una lira. Sono stata lì per due anni, senza paga. Mi sono salvata grazie ad una zia che avevo in America e che continuava a chiedere mie notizie. Non vado più a messa e nemmeno le mie sorelle. Continuo a credere in Dio, ma non nella chiesa. Non voglio una cerimonia religiosa quando muoio, non l'ho voluta nemmeno quando mi sono sposata. Mi definisco cristiana, non cattolica. Devo credere. Perché chi ci ha rubato la vita non deve trovare il paradiso".
Ma le violenze sui minori nelle scuole irlandesi rette dai religiosi erano una prassi diffusa e consolidata. Non esistevano solo "le maddalene". Il rapporto della Commissione per gli Abusi sui Bambini, noto come Rapporto Ryan, in tutto cinque volumi redatti dopo nove anni di inchieste, ha accertato che i ministri della Chiesa incoraggiarono le violenze fisiche rituali e coprirono costantemente i religiosi pedofili appartenenti al loro ordine, mettendo in pratica la cultura della segretezza. La Commissione ha appurato che gli abusi sessuali erano un fatto endemico, negli istituti maschili, e che i vertici della Chiesa sapevano perfettamente quello che accadeva. Nelle scuole vigeva un regime severissimo, che imponeva una disciplina irragionevole ed oppressiva sia ai bambini che al personale.
Fu accertato, inoltre, che il Dipartimento governativo per l'Istruzione aveva ignorato o archiviato le denunce per abusi sessuali ed era stato assolutamente inadeguato nel rapportarsi coi bambini. Già negli anni '40 gli ispettori avevano fatto rapporto descivendo situazioni di bambini malnutriti o picchiati fino alla rottura delle ossa, ma non fu mai preso alcun provvedimento.
Ossa rotte, ferite sanguinanti, ustioni, occhi e orecchie menomati, erano comuni risultati dei metodi educativi messi in atto dai religiosi che avrebbero dovuto prendersi cura dei bambini.
"Due monache mi picchiarono ferocemente" si legge in una testimonianza contenuta nel Rapporto Ryan. "Gesù, fu terribile. Dopo, mi lasciarono tutta la notte nello stanzino delle scarpe, al freddo. Mi presero al mattino dopo e mi portarono in infermeria. Ero a pezzi e coperta di ematomi. La suora in infermeria esclamò "Mio Dio, dobbiamo portarla in ospedale!" Ma loro risposero "Assolutamente no!" E mi lasciarono lì."
"La suora mi prese per l'uniforme e mi tirò nella cucina", si legge in un'altra testimonianza. " Prese il matterello e mi colpì sedici volte sulle nocche delle mani. All'inizio non sentivo il dolore, perchè avevo le mani gelate. Allora lei disse: "Altri sedici sulla schiena". Poi sedici sulle gambe, e quando finì era tutta sudata. Quando provai a muovermi, collassai. Il dolore era così forte da piegarmi le ginocchia. Così la suora chiamò tre ragazze perchè mi portassero a letto. E lì rimasi per circa tre mesi. Avevo mani e gambe distrutte, ma neppure mi ingessarono. L'unica cosa che la suora mi disse fu di non aprir bocca, o avrei avuto di peggio. Così dovetti dire di aver avuto un incidente."
I racconti degli abusi sessuali, ad opera delle stesse suore, dei sacerdoti e del personale, sono raccapriccianti: cronache di un inferno che non si riesce a mettere in parole.
E ai ragazzi non andava certo meglio, anzi. Le punizioni e le violenze non erano solo tese all'umiliazione e all'annichilimento ma spesso erano inferte in pubblico, con azioni dimostrative che avevano lo scopo di terrorizzare chi vi assisteva. Gli abusi sessuali erano pratica quotidiana.
Shane Harrison, corrispondente a Dublino della BBC ha intervistato Thomas Wall, un orfano di Limerick, inviato in una scuola gestita dalla Congregazione dei Fratelli Cristiani quando aveva appena tre anni. "Da quando avevo otto anni fui abusato da un Fratello Cristiano, nell'istituto di Glin" ricorda. "Era pericoloso essere simpatico a qualcuno di loro, perchè si diventava un obiettivo. Non c'era modo di evitarlo, di sottrarsi... ci tenevano a propria disposizione 24 ore al giorno."
Tom Hayes, un altro ragazzo di Limerick spedito nello stesso istituto, racconta di essere stato abusato sessualmente non dai Fratelli Cristiani ma dai ragazzi più grandi che supervisionavano i dormitori tutte le notti. "Era comune essere svegliato di notte da persone che abusavano di noi. Se si cercava di informare i Fratelli Cristiani degli abusi subiti si veniva prima picchiati dai Fratelli stessi, poi minacciati dai ragazzi che fungevano da supervisori."
Thomas Wall deve solo guardarsi allo specchio per vedere le prove delle violenze subite dai Fratelli Cristiani.
"Ho una cicatrice in fronte, me la fece in classe uno dei Fratelli Cristiani. Il sangue schizzava, così dovetti andare in infermeria. Incontrai il Superiore, anche lui un Fratello Cristiano, che mi interrogò su quello che era accaduto per far uscire fuori dai gangheri così il suo collega. Gli dissi che non avevo fatto assolutamente nulla. E lui fece altrettanto: non fece assolutamente nulla."
Le ferite di Thomas non sono solo fisiche ma anche psicologiche. "Per me è impossibile stabilire rapporti con altre persone, fidarmi di loro, persino stabilire relazioni sentimentali. Mi hanno danneggiato in maniera irreparabile, per la vita."
Molte delle vittime degli abusi hanno perso la fede nella Chiesa cattolica. "Io sono cristiano ma non cattolico" afferma Tom Hayes. "Ho lasciato la fede nella Chiesa cattolica ai cancelli della scuola."
Fortemente criticati dal Vaticano, tanto The Magdalene Sister quanto Cara figliola e Stati di paura trovano oggi conferma nel Rapporto Ryan. La Commissione ha raccolto per nove anni le testimonianze angoscianti di uomini e donne ancora traumatizzati che hanno dimostrato oltre ogni dubbio che l'intero sistema istituzionale trattava i bambini più come detenuti e schiavi che non come persone con i propri diritti e il proprio potenziale umano.
"Le scuole erano improntate al rigido controllo e la disciplina era basata sulle punizioni fisiche e sulla paura di tali punizioni" affermano i testimoni. "La durezza del regime si tramandava, nella cultura delle scuole, tra le generazioni di frati, preti e monache che si susseguivano. Era un metodo sistematico, non messo in atto da individui isolati che abusavano del proprio potere oltre i confini legali e accettabili. Gli eccessi di punizioni generavano la paura, e le autorità scolastiche ritenevano che la paura fosse essenziale per il mantenimento dell'ordine."
Il Rapporto Ryan svela come neppure gli ispettori statali furono in grado di fermare gli abusi, le violenze, gli stupri e le umiliazioni. Tuttavia, le scoperte della Commissione per gli Abusi sui Bambini non porteranno a denunce formali, poichè la Congregazione dei Fratelli Cristiani nel 2004 chiamò in giudizio la Commissione stessa affinché nessuno dei nomi dei suoi membri, vivo o morto, fosse svelato nel rapporto.
Jhon Walsh, dell'Associazione dei Sopravvissuti agli Abusi, ha dichiarato di sentirsi tradito ed ingannato dalla mancanza di accuse formali. Nel documento finale non appaiono i veri nomi, né delle vittime né degli abusatori. "Se avessi saputo che questo sarebbe stato il risultato, non avrei mai riaperto le mie vecchie ferite" ha dichiarato Walsh. "Il fatto che non ci saranno procedimenti penali né accertamenti di responsabilità mi ha devastato e devasterà la maggior parte delle vittime."
Fino ai primi anni 90, furono 35.000 i bambini inseriti in una rete di riformatori, scuole industriali e case di lavoro. Più di 2500 di essi denunciarono alla Commissione gli abusi fisici e sessuali subiti.
(24 luglio 2009)
venerdì 24 luglio 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento