mercoledì 15 luglio 2009

Quando la Chiesa comanda il giornalismo

Il merito non c’entra, la cronaca può essere fatta solo da un punto di vista, la critica va archiviata: sembrano essere le linee guida del giornalismo italiano negli ultimi tempi. Quando non è la destra al governo a peggiorare la situazione, è la Chiesa che “punisce” i disertori. Ultimo caso: la rimozione dal ruolo di vaticanista del giornalista del Tg3, Roberto Balducci.

Come quasi ogni domenica, il vaticanista aveva fatto il solito servizio sul Papa a cui ci hanno abituato i telegiornali italiani. Il suo servizio, come spesso gli è capitato da quando ha ricoperto questo ruolo, non era il solito lavoro filo-cattolico. In due anni ha, infatti, sempre cercato di dare quelle notizie che i classici vaticanisti delle altre testate si vedevano bene dal raccontare.
La chiusura del suo pezzo era, secondo alcuni, un po’ sopra le righe: «Domani il Papa va in vacanza e ci saranno anche due gatti…. che gli strapperanno un sorriso, almeno quanto i proverbiali quattro gatti, forse un po’ di più, che hanno ancora il coraggio e la pazienza di ascoltare ancora le sue parole».
Il giornalista si riferiva a due gatti che il Pontefice avrebbe dovuto trovare nella villetta di Les Combes, in Val d’Aosta, ma la sala stampa vaticana ha voluto precisare che i due gatti non ci sono e quindi il cronista voleva solo essere ironico e non basarsi su fatti precisi.
Così, per colpa di qualche gatto di troppo si è scatenato un putiferio.

Il vice presidente della Vigilanza Rai, Giorgio Merlo, (in quota Pd e quindi teoricamente vicino al Tg3) ha subito attaccato il servizio «E’ singolare ed inconsueto che una testata importante come il Tg3 scivoli in questa anacronistica, e volgare, deriva anticlericale.» Ci sarebbero molte obiezioni sulla dimostrazione che quella frase non sia la prova di una “deriva anticlericale” e il direttore del Tg3 Antonio Di Bella aveva inizialmente difeso il suo vaticanista ricordando come il suo tg abbia sempre dedicato «grande attenzione e rispetto per il magistero della Chiesa e la figura del pontefice».
In una lettera il vaticanista aveva poi ribadito il rispetto per il Vaticano e il dispiacere per i danni procurati alla testata e si era rimesso alla valutazione del direttore. Però dopo una telefonata “distensiva” tra Di Bella e il portavoce del Vaticano sembrava tutto concluso.
E invece, ieri, il colpo di scena: il direttore ha appeso in bacheca una comunicazione nella quale si dice che “a partire da oggi il collega Roberto Balducci non seguirà più il Vaticano”.
In difesa di Balducci era intervenuto anche il Cdr del Tg3 «Siamo stupiti e attoniti – aveva detto - la sensazione è che tutto il Tg3 sia vittima di una strumentalizzazione politica, priva di senso, di un fatto che era già rientrato ieri. Non stiamo parlando di uno scontro con il Vaticano su prese di posizione del Papa, ma di una battuta riuscita male e di cui il collega stesso si era scusato.»

Forse il giornalista è solo stato sfortunato: è capitato in un momento delicato in cui le nomine per le poltrone di Tg e rete sono ancora in discussione e Di Bella non poteva permettersi di lasciar passare tutto. Quello che lascia sbigottiti, però, è il putiferio che una frase sul Papa può scatenare. Perché se Balducci avesse detto le stesse cose in un altro paese, la sua sarebbe solo stata cronaca. Da noi, invece, il giornalismo ha un certo servilismo nei confronti della Chiesa. Atteggiamento simile a quello del Vaticano verso la destra al Governo, per cui tutti i provvedimenti devono passare sotto silenzio. Resta da chiedersi, in questo scambio, che cosa ottiene il pubblico.

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