mercoledì 8 luglio 2009

Piccole storie di pericolosi criminali

Una legge vergognosa come la criminalizzazione dei clandestini nel decreto sicurezza può essere approvata e venduta agli italiani per un solo motivo. Perché ormai da anni l'informazione ha stabilito l'equazione clandestino-criminale, e la gente solo a sentire la parola pensa ai casi di stupratori e violenti rapinatori, anche se i clandestini che hanno davvero commesso reati violenti sono una sparuta minoranza.

Qualcun altro ha commesso piccoli reati, ma la verità è che il 90% dei 600-800.000 clandestini in Italia sono persone normali, che nella stragrande maggioranza dei casi hanno semplicemente un lavoro in nero. Ma dire la verità su questo argomento non sembra sortire un grande effetto, perché in Italia la verità annega nel mare di menzogne propinato dall'informazione di regime.
Allora parliamo di casi concreti, di persone reali. Storie che non si sono viste al Tg1 nè al Tg5. Tra i clandestini criminalizzati che dovrebbero essere arrestati ed espulsi, anche se non si capisce come sarà mai possibile arrestare più di 600.000 persone, 10 volte la popolazione carceraria del paese, e tantomeno espellerle, ci sono le badanti che curano gli anziani italiani. Espellerle tutte sarebbe una catastrofe sociale, ma la Lega non vuole sentire parlare di sanatorie.
Tra i clandestini ci sono giovani, in genere africani, che sono arrivati in Italia regolarmente per lavorare nell'agricoltura. Spesso vivono in condizioni di estremo disagio, soprattutto nel Sud, e per la natura stagionale del lavoro agricolo diventano clandestini quando restano disoccupati per brevi periodi. Guadagnano pochissimo, e non hanno il denaro per tornare a casa. Ma è grazie a loro che frutta e verdura arrivano sulle nostre tavole. Se fossero tutti espulsi, chi andrebbe a lavorare nei campi 10 ore al giorno per un tozzo di pane?
I clandestini sono operai arrivati in Italia regolarmente che lavorano da anni nel nostro paese.
Giovani come Moustapha Shkara, 22 anni ma già padre di due figli piccoli, che lavorava a Firenze per smontare le impalcature di una grande sfilata di moda quando è stato travolto ed è morto. Alcuni addetti hanno dichiarato che passava da lì per caso. Con casco, pass e scarpe da lavoro.
Donne come Mabruka Mimuni, 44 anni, in Italia da 30, sposata e con un figlio. Aveva sempre lavorato, ma pochi mesi fa era stata licenziata. L'anno arrestata mentre faceva la coda in questura per avere il permesso di soggiorno e l'hanno portata nel Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria, a Roma. Una sera le hanno detto che l'avrebbero espulsa. Nella notte Mabruka si è impiccata con un maglione nei bagni del centro.
I clandestini che vengono respinti in alto mare e rimandati in Libia sono donne fuggite dalle guerre del Corno d'Africa, che in Libia vengono quasi sempre violentate. Non di rado i bambini piccolissimi che portano con loro nei viaggi in mare sono il frutto di quelle violenze.
Poi ci sono storie, se possibile, ancora più tristi. Come quelle di molti ragazzini afghani, fuggiti da una guerra a cui l'Italia partecipa, arrivati in Italia rischiando la vita per lavorare e mandare soldi alle famiglie, profughe in Iran. Subito respinti. Come Alidad, 12 anni, il cui padre era stato ucciso dai talebani.
Come Zaher, 13 anni sul suo documento ma probabilmente più grande. Mentiva sull'età per non essere rimandato indietro. E' morto schiacciato da un tir a dicembre, 8 km dopo aver passato la frontiera a Venezia. Era venuto a piedi attraverso l'Iran, la Turchia, la Grecia. Arrestato, era riuscito a fuggire e a proseguire il viaggio. La famiglia non aveva i 10.000 euro necessari per farsi rimandare il corpo, quindi Zaher è arrivato in Italia per restarci, sepolto in un cimitero di Mestre.
Aveva con sè un taccuino di poesie, poi tradotte in italiano dal regista afghano Hamed Mohamad Karim.

Questo corpo così assetato e stanco forse non arriverà fino all'acqua del mare
Non so ancora quale sogno mi riserverà il destino, ma promettimi, Dio, che non lascerai finisca la primavera
Oh mio caro, che dolore riserva l'attimo dell'attesa ma promettimi, Dio, che non lascerai finisca la primavera [...]
Tanto ho navigato, notte e giorno, sulla barca del tuo amore che o riuscirò infine ad amarti o morirò annegato
Giardiniere, apri la porta del giardino; io non sono un ladro di fiori, io stesso mi sono fatto rosa,
non vado in cerca di un fiore qualsiasi.

Se qualcuno sulla televisione italiana avesse parlato di Mabruka, Zaher, Alidad e tanti altri, sarebbe stato possibile far accettare all'opinione pubblica le leggi razziali volute dalla Lega? Queste sono le persone che vengono chiamate criminali.

Francesco Defferrari

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