A Viareggio si è consumata l'ennesima tragedia italiana. L'ennesima strage, l'ennesima occasione per qualcuno di dimostrarsi sensibile e coinvolto. Ma l'esplosione delle due cisterne è solo un delle tante tragedie e dei tanti momenti di pericolo che ognuno di noi vive, senza forse neanche rendersene conto.
Pensiamo al terremoto in Abruzzo e a quante altre zone hanno caratteristiche simili a quella, ovvero il costante pericolo di una forte scossa tellurica e una serie di edifici costruiti senza seguire tutte le norme di sicurezza.
Pensiamo all'incidente sulla A4 a San Donà del Piave dello scorso agosto, quando un camion girò bruscamente alla sua sinistra invadendo la carreggiata opposta e causando uno degli incidenti più spettacolari (ma spettacolosamente orrendo comunque) mai visti.
Pensiamo alle migliaia di normali incidenti d'auto ogni giorno.
Pensiamo a quanti treni sono deragliati dai binari negli ultimi anni.
Pensiamo che nel 2008 ci si è felicitati perchè sono morte meno di 1200 persone sul posto di lavoro. 1200 persone. "Solamente" 1200 persone.
Pensiamo anche alla sicurezza economica? Pensiamo ai furbetti del quartierino, alla Parmalat, alla Cirio. Pensiamo ai compensi record per alcuni manager mentre gli operai prendono poco più di 1000 euro al mese, quando gli va bene? Pensiamo che le banche sono lestissime ad alzare i tassi di interesse quando il costo del denaro si alza, pensiamo che il tasso non scende mai se il costo del denaro invece diminuisce. Pensiamo di essere sicuri economicamente? Io dico di no.
Pensiamo che l'Italia ha un debito pubblico esorbitante e che poco importa se le famiglie sono risparmiatrici. Per due motivi: il primo è che questi risparmi si stanno assottigliando sempre più, il secondo è che i costi per la sicurezza non li devono sostenere le famiglie, ma lo stato.
Dunque se viviamo in un paese insicuro non è solo colpa dei rom o degli albanesi. E' colpa anche di chi gestisce la cosa pubblica come fosse cosa di nessuno. E' colpa dei teorici della deregulation, secondo i quali i controlli, la sicurezza sul lavoro, sui mezzi usati per lavorare è pura e semplice perdita di tempo e di denaro, pura formalità, inutile burocrazia. Rendiamoci conto che le morti sul lavoro, le case crollate dopo i terremoti, le stragi dopo le alluvioni, i massacri delle strade sono dovute alla mancanza di responsabilità di ognuno di noi.
Quando un cittadino si vanta della sua furbizia nel non pagare le tasse o nel non rispettare alcuni vincoli e alcune regole in qualsiasi ambito della propria vita la maggior parte di noi gli dà ragione, lo ammira e vorrebbe essere come lui.
D'altra parte però poi piange e si chiede come possano succedere certe tragedie. Si fa presto a fare beneficenza, a dare 10, 20, 100 o anche 10.000 euro per gli sfollati, per le vittime. Ma se io dovessi trovarmi in una situazione del genere mi incazzerei perchè sono stufo del buon samaritano. Egli, infatti, arriva sempre dopo, mentre ci vorrebbe un buon amministratore che impedisca (nel limite delle possibilità umane, chiaro) il verificarsi di certe tragedie.
Quando i "bacchettoni" o i "giustizialisti" chiedono il rispetto delle regole, sopratutto in economia e sul lavoro, non lo fanno per il gusto di vedere gli imprenditori soffrire sotto il peso di certe restrizioni. Lo fanno per il desiderio di un paese sicuro, giusto, in cui ognuno possa vivere il più tranquillamente possibile la propria vita, senza la paura di vedersi squarciare la casa da una bomba-cisterna. Quando si fanno le manutenzioni si devono fare sul serio, quando ci sono le norme di sicurezza bisogna rispettarle, quando ci sono le tasse bisogna pagarle. Altrimenti poi mancano i soldi pubblici per fare la manutenzione di strade, case, ferrovie, dunque si va al risparmio e poi succede ciò che succede.
Ma io penso che gli italiani non si stancheranno mai di certe tragedie. Lo temo assai. Essi, forse, trovano molta soddisfazione nel recitare la parte del buon samaritano, forse si aspettano di venire premiati col paradiso. Ma io ne dubito.
mercoledì 1 luglio 2009
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