venerdì 3 luglio 2009

Alleanze: si o no?

Si parla sempre, a sinistra, di unità. Ma per farci cosa? Penso sia un bel problema questo. Qualche anno fa nacque l'Unione, grande coalizione fatta esclusivamente per vincere le elezioni. Ce la fece, per un soffio, ma andò al governo. I risultati non furono grandiosi (tranne che per le liberalizzazioni di Bersani e per la lotta all'evasione fiscale) e non si ebbe nulla da spendere alle elezioni successive. Niente contro la mafia, niente per la laicità dello stato, niente per i diritti civili, niente per la sicurezza, niente per la corruzione. Anzi, la presenza di certi elementi come Mastella danneggiò più che altro la sinistra. Difatti ora Mastella sta in Europa col partito di Berlusconi e di certo il PdL non ha perso voti a causa di Mastella.
Dunque secondo me l'unione di tutte le forze di opposizione (dura definire Buttiglione uno di sinistra) con l'unico obiettivo di battere Berlusconi (o di entrare in parlamento per S&L e Lista Comunista) è assolutamente dannoso.
Le unioni, secondo me, vanno fatte se c'è un accorto ideologico (inutile continuare nella farsa che le ideologie non ci sono più), programmatico, di valori, di obiettivi.
Per questo sono del tutto contrario alle alleanze di una (sedicente a dir la verità) sinistra liberale con i vetero-comunisti e con i cattolici integralisti. Semmai sono d'accordo sull'affrontare alcune battaglie con loro, ma non ad alleanze vere e proprie.
Come si dovrebbe fare dunque per vincere le elezioni? Anche qui bisogna sottolineare una cosa. Vincere le elezioni non può e non deve essere l'obiettivo di un partito di sinistra liberale. L'obiettivo dev'essere aumentare le libertà civili e migliorare la giustizia sociale. L'obiettivo dev'essere la lotta per la legalità. L'obiettivo dev'essere trovare a tutti un lavoro e un reddito, dare a tutti la possibilità di studiare e di realizzarsi come persone. Ma gli obiettivi possono essere molti, non sto qui ad elencarli tutti.
L'importante è, dunque, che questi siano gli obiettivi, realizzare queste premesse, promuovere i nostri valori. Non andare al governo, magari con gente anche capace, ma che non ha la stessa visione del mondo, con il risultato di non ottenere nulla, nè noi nè loro.
La democrazia è fatta apposta per consentire a una parte di governare e di essere mandata a casa se i risultati ottenuti non sono soddisfacienti.
Dunque si a una sinistra unita, purchè abbia dei valori sinceri e unitari e obiettivi altrettanto sinceri ed unitari.
Per fare questo servirà tanta strada e, temo, tante altre sconfitte. Ma sono anche pienamente convinto che sia meglio restare una o due volte fuori dal parlamento pur di creare qualcosa di coerente e di vicino alla gente. Una coerenza che può essere poi spesa in modo da dimostrare a tutti che la futura sinistra liberale non è un soggetto politico che punta esclusivamente al potere, ma è un progetto serio per una società libera, giusta, democratica, legalitaria, proiettata verso lo sviluppo, verso il futuro.

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