giovedì 9 luglio 2009

La madre di tutte le ingiustizie

di Davide Amerio

I soliti disfattisti pensavano che l'Italia non avrebbe saputo degnamente rispondere al pari della giustizia americana nel caso Mardoff: 150 anni di galera, senza sè e senza ma, come ci piace dire a noi dello stivale mediterraneo.
Prontamente anche la giustizia italiana ha dimostrato, grazie alle precise, solerti e puntuali, azioni dei governi negli ultimi 20 anni in ambito legislativo per la giustizia, di avere tutte le carte in regola per essere annoverata al ruolo di implacabile dispensatrice di giustizia.
Così Salvatore Scognamiglio, anni 40 di Napoli, ha assaggiato la spada della nostre dea bendata: tre anni di carcere per aver rubato una confezione di wafer dagli scaffali di un discount del valore di 1,29 euro. Grazie alla legge Cirielli contro i recidivi che impone un preciso giro di vite, lo Scognamiglio non ha avuto scampo: essendo recidivo per piccoli furti in passato, non potendo godere di attenuanti (ha dichiarato pateticamente: avevo fame!) nè di patteggiamenti (il suo avvocato di ufficio pare se ne sia guardato bene dal chiederne), ha ricevuto dalla giustizia italiana il giusto castigo per le sue colpe.
Già vedo tra di voi qualche sorriso malizioso, qualche sopracciglio alzato e qualche perplessità: chiariamo allora un paio di cose: la notizia è di oggi 9 luglio 2009 pubblicata da "Leggo".
In secondo luogo a qualcuno certamente sfugge il significato profondo di questa azione di giustizia che volge a prevenire che simili delinquenti possano prosperare alle nostre spalle.
Qualche fazioso ideologo potrebbe pensare che allo Scognamiglio sia mancata qualche opportunità nella vita. Quisquilie. Se per esempio il Salvatore S. avesse studiato? Preso una laurea? Ecco magari poi avrebbe trovato un lavoro, magari in banca, magari avrebbe pure fatto carriera; già lo possiamo immaginare: un uomo in carriera con un'anima da ladro di wafer. Avrebbe potuto diventare un amministratore delegato, per esempio, ma questa sua indole avida e da ladro sarebbe emersa inesorabilmente; di sicuro sarebbe giunto a truffare ignari correntisti o investitori, buggerandoli e rubando loro tutti i soldi. Ecco, così si comprende la necessità e la validità delle nostre leggi che ci mettono al riparo da simili pericoli e da personaggi così perniciosi per la collettività.
E in queste ore che si consuma la dura battaglia per la cacciata delle badanti straniere dal nostro paese (con una legge che ricorda epicamente lo sbarco in Normandia) non possiamo che sentirci fieri ed orgogliosi di questi atti di somma giustizia.
A me rimane solamente una curiosità: ma... a Geronzi... piacciono i wafer ???

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Stavo disperatamente cercando qualche articolo riguardante la legalità quando ho letto questa notiziola tra la posta di FB.
Francamente di cose così immagino ne succedano ogni giorno, ma secondo me è terribilmente indicativa della legalità secondo il legislatore.
Premetto che dubito che il giudice abbia dato 3 anni allo Scognamiglio per il gusto di darglieli e che dunque glieli abbia dati perchè così vuole la legge.
Ma anche se fosse, com'è possibile che vi sia la possibilità di condannare a 3 anni uno che ruba un pacchetto di wafer e che sia impossibile condannare uno che ruba migliaia di miliardi come Tanzi? Non solo, ma il patron della Parmalat ha ancora la possibilità di aprire un'azienda e dunque ha ancora la possibilità di truffare qualcuno, se volesse.
Nel frattempo il legislatore cosa fa? Si inventa una norma per salvare i manager dalle pur improbabili condanne in caso di reati economico-finanziari.
Mi pare veramente di vivere in un mondo al contrario.
Da una parte il governo e il parlamento si dannano l'anima pur di scovare norme vessatorie e, lasciatemelo dire, giustizialiste, contro gli immigrati che lavorano in nero, contro i giovani che si fumano uno spinello, contro i lavavetri, contro tutti questi reati che, per carità, è giusto combattere e contrastare in quanto l'illegalità va sempre combattuta.
Però non è accettabile che, mentre colpisci il lavoratore in nero non colpisci anche l'impresario che non gli fornisce gli attrezzi per la sicurezza. Non è accettabile che contrasti l'immigrazione solo perseguitando gli immigrati e non chi, grazie all'immigrazione clandestina fa i miliardi.
Sopratutto, non è accettabile che uno che, per fame, ruba un pacchetto di wafer sia condannato a tre anni senza alcun tipo di attenuante e invece finanzieri e imprenditori disonesti che si sono intascati miliardi di euro grazie alla corruzione, alla truffa, al falso in bilancio, all'evasione fiscale, al riciclaggio di denaro non rischino nulla.
Sopratutto è inacettabile, incoerente, ingiusto e immorale che la Lega e il PdL siano sempre in prima linea per difendere l'evasione fiscale (con tassazioni oltre il 33% è moralmente giusto evadere le tasse secondo il nostro imperator) perchè, secondo loro, le imprese devono pur lavorare in qualche maniera.
Mentre, parrebbe di capire, lo Scognamiglio non ha il diritto di mangiare.
Signori, questa è l'Italia di Berlusconi e della Lega. Un'Italia cattiva coi deboli, serva coi potenti. Un'Italia dalla doppia legge, dalla doppia morale, dalla doppia comprensione.
Io vorrei che lo Scognamiglio pagasse per il suo reato, magari con dei servizi di pubblica utilità.
Ma vorrei che anche Tanzi e Ricucci pagassero per i loro reati, ma con carta sonante. E con qualche anno di galera (non dico 150 anni, ma un paio di lustri si). E sopratutto vorrei che si desse una morsa alla questione dell'evasione fiscale. Certo, è vero che senza l'evasione molte aziende chiuderebbero. Ed è anche vero che senza il doping molti presunti campioni di molti sport giocherebbero all'oratorio. Dunque, se un'azienda non riesce a vivere senza illegalità significa che è un'azienda inutile e forse anche dannosa per la collettività, per la società. Dunque meglio che chiuda e che lasci il posto a chi se lo merita di più.

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