In questi giorni sto avendo un piccolo dibattito con un caro amico sul tema della giustizia e della legalità. Manco a dirlo l'argomento principale ruota attorno al perverso rapporto che hanno gli italiani con la giustizia e coi magistrati.
I berlusconisti (ma non solo) hanno un odio profondo nei confronti dei magistrati, sopratutto quelli inquirenti, i quali vengono accusati di ogni nefandezza possibile.
Secondo loro i magistrati attuano metodi da regime con lo scopo di controllare le nostre vite, uccidere la nostra privacy e, ultimo ma non ultimo, sovvertire l'ordine democratico voluto dalla gente (termine alquanto oscuro e triste) accusando di ogni infamia il capo del governo e i suoi uomini. Siccome la maggior parte di queste infamie (secondo loro) senza alcuna prova deriva dalle intercettazioni l'unica cosa da fare per ristabilire la privacy è abolire le intercettazioni. Per indorare la pillola e per convincere anche i più dubbiosi il governo non ha fatto altro che ripetere per mesi che in Italia si fanno moltissime intercettazioni, che costano un occhio della testa, che invadono la vita privata, che non risolvono nulla.
Io non voglio tornare per l'ennesima volta a trattare i soliti argomenti, triti e ritriti. Sia su questo blog che su tanti altri è facile ricercare dei post in cui si smontano con imbarazzante facilità tutte queste menzogne.
Come spesso accade in Italia, però, la verità e la realtà devono fare i conti con le opinioni e con gli interessi.
Secondo alcune stime il valore dell'economia nera, sommersa, è di circa 500 miliardi di euro. E' una cifra che corrisponde a circa un terzo del PIL italiano. Questa cifra va poi divisa tra il giro d'affari dell'economia mafiosa (tra i 120 e i 200 miliardi) e l'economia del nero di tipo normale (tra i 250 e i 300 miliardi). Dire che sono cifre spaventose è quasi un eufemismo. Ma come vengono utilizzati e da cosa derivano questi soldi? Innanzitutto essi derivano da attività illecite come lo spaccio di droga, la prostituzione, il pizzo oppure dall'evasione fiscale. Questi soldi vengono poi investiti per nuove attività illegali, riciclati all'estero o usati per la corruzione. La sola corruzione muove, secondo alcune stime, circa 150 miliardi all'anno. Per chi ancora non se ne fosse reso conto la corruzione causa principalmente due problemi: il maggior costo di beni e servizi e la minor qualità degli stessi. Spesso la corruzione si accompagna al conflitto di interessi, che causa all'incirca lo stesso tipo di danni.
Ora, lasciando perdere il conflitto di interessi che è una questione complessa ed irrisolta, guardiamo un attimo cosa si può fare per contrastare corruzione, evasione fiscale ed economia mafiosa. Ad esempio di potrebbero aumentare le pene (sopratutto le sanzioni pecuniarie) per chi commette questi reati. Ad esempio si potrebbero fare delle leggi per impedire questi reati o per facilitarne lo smascheramento. Si potrebbe dare in mano ai magistrati i mezzi non solo per individuare questo tipo di reati, ma anche quelli per giungere a sentenza. Si potrebbe, anzi, si dovrebbe, limitare il potere intimidatorio dei potenti che spesso se la cavano.
La grandezza delle cifre e la pochezza dell'indignazione di fronte all'azione di governo che va in palese contrasto coi principi predentemente elencati mi fa supporre che vi sia molta gente interessata a evitare pericolose indagini e a perpetuare una situazione di illegalità che, evidentemente, a qualcuno giova assai.
Coloro che si fanno portabandiera di questa azione illegalitaria si difendono dietro lo scudo del liberalismo e del liberismo. Per quanto riguarda il neo-liberismo reaganiano e della scuola di Chicago non ho dubbi che esso approva pienamente l'elusione di ogni regola e di ogni principio in nome del profitto, legale o illegale che sia. E in questa ottica è chiaro ed evidente che i controlli, le intercettazioni, i processi sono visti come il demonio.
Ma se si parla di liberalismo allora ho i miei dubbi che questa situazione di illegalità perpetua sia l'ideale. Anzi, mi pare che anche nel liberalismo la parola legalità sia una parola importante, un valore fondante. Forse perchè i liberali, al contrario dei reaganiani, sanno che la legge e la legalità non sono un freno per la libertà, bensì una garanzia a difesa dei sopprusi e della privazione di libertà.
venerdì 31 luglio 2009
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Condivido sostanzialmente il contenuto dell'articolo. Vorrei porre un domanda. Ma siamo sicuri che la Magistrature sia perfetta che funzioni a meraviglia, che dia la fiducia necessaria ai cittadini. Oppure il fatto che esista un protagonismo eccessivo, lungaggini processuali, l'incertezza della pena siano aspetti che creano sfiducia e a volte avversione verso quest'Ordinamente dello Stato che a volte ritiene di esssere un Potere al di sopra dello Stato?
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