giovedì 2 luglio 2009

Poveri noi

Ogni giorno ne sentiamo di nuove. Ogni giorno un nuovo scandalo, una nuova notizia, un qualcosa su cui discutere. I temi importanti si accavallano l'una sopra l'altro, impedendo, spesso, di discuterne a dovere e di capire fino in fondo di cosa si stia parlando. Mi guardo intorno e vedo un'Italia che sta andando sempre più in giù, sempre più in basso. Un declino lento il nostro, ma inesorabile. Un declino che non si può assolutamente imputare solo a Berlusconi ma forse alla classe sociale (o meglio, agli interessi) da lui rappresentata forse si.
Un declino che viene da lontano.
Dalla stagione delle stragi forse, quando, pur di non permettere al PCI di andare al governo si mettevano quà e là bombe per destabilizzare l'opinione pubblica. Un vero furto di democrazia.
Un declino dovuto forse alla corruzione dilagante degli anni '80, che ha causato il boom del debito pubblico, che ha generato l'irresponsabilità di cui oggi molto soffriamo, che ha impedito al paese di fare un salto di qualità verso la modernità.
Un declino dovuto alle alleanze della politica e dell'imprenditoria con la mafia, che ormai da decenni non opera più solo al sud ma si è espansa in tutto il paese e anche all'estero, lasciano campo aperto anche ad organizzazioni internazionali che sfruttano gli spazi vuoti lasciati dalle mafie nostrane.
Un declino proseguito negli anni '80, quando un'abile operazione di trasformismo ha portato al potere le seconde file della prima repubblica, che forse sono addirittura peggio dei loro maestri rappresentati dal CAF (Craxi, Andreotti, Forlani).
Un declino che poi si è fatto trasportare dal berlusconismo dilagante degli ultimi 15 anni, che ha portato infine alla situazione attuale e chissà cosa ci aspetta in futuro.
Ma tra pochi giorni noi saremo al centro dell'attenzione dei media di tutto il mondo, in quanto paese ospitante del G8.
Cosa vedranno gli stranieri, scrutando nel nostro paese?
Un premier pluriprocessato che ha fatto carriera coi soldi di non si sa chi (forse Stefano Bontate?) e con delle leggi ottenute in maniera sicuramente poco onesta. Un premier che, per evitare le logiche conseguenze del suo modo di fare affari (cioè la galera e il fallimento) si è fatto fare una legge apposta per non essere processato, dopo aver però già attaccato in mille maniere il nostro sistema giudiziario, il quale dunque fa acqua da tutte le parti e dove perciò è davvero difficile giungere a una sentenza definitiva.
Vedranno un paese in cui la corruzione, l'evasione fiscale, la mafia e, nel complesso, l'illegalità sono la regola e nessuno se ne scandalizza, nessun'azione di governo va nella direzione di contrastare fenomeni che, se non sono la causa principale sicuramente aggraveranno la crisi, rendendo difficoltosa l'uscita dalla stessa.
Vedranno un paese dove il premier non intende dare spiegazioni sulle vicende definite ormai "puttanopoli".
Un paese in cui, più che contrastare l'illegalità tipica delle persone povere e senza lavoro si perseguitano i clandestini, favorendo così il lavoro in nero.
Un paese in cui, invece di investire in sicurezza si preferisce risparmiare per dare slancio alle aziende (le quali evidentemente non possono sostenere la sicurezza sul lavoro).
Un paese con infrastrutture ormai scandenti, un paese in cui l'improvvisazione è la norma, anche laddove servirebbe una seria programmazione, un paese dove l'istruzione è considerata un peso, una perdita di tempo, quasi un pericolo.
Un paese ancora dominato dal volere del clero, dove le più elementari libertà civili sono ancora un tabù, a causa della rigidità mentale di alcuni.
Un paese in cui il mercato libero è molto sbandierato ma mai praticato, a causa di un leader che, più che rappresentante del liberismo è il rappresentate del conflitto di interessi che coinvolge lui e decine (centinaia) di imprenditori di questo paese.
Ecco che paese vedrebbero. Un paese che sta nel G8 per miracolo forse, ma che ha tutte le caratteristiche per fare il fatidico salto nel terzo mondo.

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